Economia
Intesa Sanpaolo: Piero Dorazio in mostra alle Gallerie d’Italia
"Piero Dorazio. Forma e Colore", evento allestito alle Gallerie d’Italia, presenta una selezione di 13 opere di Dorazio della collezione Intesa Sanpaolo
Dal 27 settembre al 27 ottobre alle Gallerie d’Italia (Piazza Scala, sede museale di Intesa Sanpaolo a Milano), sarà esposta la mostra “Piero Dorazio. Forma e Colore”, un omaggio a un grande maestro che ha contribuito dal 1945 all’affermazione dell’astrattismo in Italia.
L’esposizione presenta una selezione di 13 opere di Dorazio appartenenti alla collezione Intesa Sanpaolo, completata dall’ospitalità di un’opera della Collezione Prada di Milano, Allaccio A, eseguita nel 1966, che fa da punto di connessione fra due momenti della pittura di Dorazio degli anni Sessanta.
La mostra, curata da Francesco Tedeschi e realizzata con la collaborazione dell’Archivio Piero Dorazio, pone l’accento su alcuni momenti nodali dell’attività di Piero Dorazio, fra gli anni Cinquanta e Sessanta, quando la sua posizione si afferma nella sua unicità.
“Piero Dorazio. Forma e Colore” (Gallerie d’Italia, Intesa Sanpaolo): il punto di vista di Michele Coppola, Executive Director Arte, Cultura e Beni Storici Intesa Sanpaolo
Michele Coppola, Executive Director Arte, Cultura e Beni Storici Intesa Sanpaolo, ha dichiarato ai microfoni di Affaritaliani.it: “L’incontro tra Intesa Sanpaolo e l’arte è un incontro naturale; il rapporto tra Intesa Sanpaolo e cultura ha a che fare con l’identità stessa della banca: il Gruppo è il risultato di oltre 250 fusioni di realtà finanziarie che avevano, sin dalle loro origini, un legame con le comunità di artisti. L’essere collezionista ha a che fare con il percorso di crescita del nostro Gruppo. L’idea di trasformare questa identità naturale in un progetto attivo è la consapevolezza dell’importanza di avere soggetti privati che affiancano le Istituzioni in un lavoro di riscoperta della centralità del patrimonio artistico come elemento distintivo della nostra identità. Dobbiamo concentrarci sul significato del perché un palazzo che era sede di una filiale diventi museo e valorizzi identità e tradizioni culturali. Siamo contenti di dedicare un approfondimento ad un grande artista italiano e di farlo con la fondazione legata alla storia dello studio di Dorazio e con l’Università Cattolica. Le cose vanno fatte perché servono a riscoprire, a diffondere conoscenza e consapevolezza. Quando poi il pubblico è numeroso, siamo ancora più contenti. Non vogliamo rincorrere cose facili; preferiamo fare scommesse più rischiose. Ma non è il caso di Dorazio”.
“Piero Dorazio. Forma e Colore” (Gallerie d’Italia, Intesa Sanpaolo): gli interventi all'inaugurazione
Mirko Orsi, Presidente dell'Archivio Piero Dorazio, ha commentato: "Cercheremo sempre e con forza di portare all'attenzione di tutti voi l'opera del maestro Piero Dorazio. Le opere parlano da sè, io stesso vi invito a guardarle con attenzione e l'augurio è di goderne perchè fanno bene alla vista e al cuore".
David Anfam, Scrittore, Critico d’arte e Curatore di “Piero Dorazio. Forma e Colore”, ha detto: "L'arte di Dorazio è un'arte piena di gioia, di luci, di colori; è un'arte che galleggia davanti ai vostri occhi. In tempi così bui è importante ammirare e apprezzare queste opere, tanto quanto me".
Francesco Tedeschi, Curatore di “Piero Dorazio. Forma e Colore”, ha affermato: "Piero Dorazio è un grande artista che merita di essere preso in considerazione in maniera approfondita, come cerchiamo di fare con l'Archivio Dorazio
“Piero Dorazio. Forma e Colore” (Gallerie d’Italia, Intesa Sanpaolo): note sul pittore Piero Dorazio
Alla fine degli anni Cinquanta la pittura di Piero Dorazio conquista l’idea della superficie come campo continuo, all’interno della quale riverbera la forza autonoma del colore, spazio e forma della luce, come ebbe a riconoscere Giuseppe Ungaretti: “In quei suoi tessuti o meglio membrane, di natura uniforme, quasi monocroma e pure intrecciata di fili diversi di colore, di raggi di colore, s’aprono, dentro i fitti favi gli alveoli custodi di pupille pregne di luce, armati di pungiglioni di luce” (1966).
Oltre quella stagione, che raggiunge il suo culmine in una sala personale della Biennale di Venezia del 1960 e nell’affermazione internazionale del suo linguaggio, si apre un rinnovamento delle forme del colore come materia che genera soluzioni aperte sui territori della fantasia, nelle realizzazioni che dalla metà degli anni Sessanta vanno espandendo le fasce di colore come infinta fonte di movimento. Opere come Allaccio A, del 1966, dimostrano la nuova visione di un colore che si espande nell’atmosfera, riverberando all’esterno, nello spazio, o producendo inediti territori della visione, in cui le costruzioni della fine degli anni Sessanta, come Serpente (1968) o Chocolate Paradise (1970), riecheggiano le voci di un utopico ottimismo, proprie di quell’epoca.
Attraverso una delle tele che segnano la sua acquisizione dei linguaggi dell’astrazione della prima parte del secolo, Plasticità (1949), e due opere che proseguono, nel corso degli anni Ottanta, la sua fedeltà ai linguaggi della composizione attraverso il colore e la luce interna della pittura, la sequenza proposta intende sottolineare la circolarità di un linguaggio che si afferma per la sua qualità assoluta nel panorama della contemporaneità.