Economia

Intesa-Ubi, lunedì parte l'Ops. Rumors: faro Bce sul piano di Massiah

Dopo mesi di discussioni, autorizzazioni e stoccate, lunedì prenderà ufficialmente il via l'offerta pubblica di scambio con cui Intesa Sanpaolo vuole inglobare la più piccola Ubi Banca, in un'operazione che metterebbe assieme il primo e il quarto istituto di credito italiani.

L'Ops, che quando il 17 febbraio è stata lanciata valorizzava la banca guidata da Victor Massiah 4,86 miliardi con un premio del 27,6% sul valore di borsa del venerdi' precedente, non è però piaciuta al management di Ubi, che l'ha bocciata definendola "non concordata" e "non conveniente".

RUMORS: LA BCE ACCENDE UN FARO SUL PIANO INDUSTRIALE DI UBI/ Secondo quanto riporta il Messaggero, i nuovi obiettivi al 2022 del piano industriale in verione stand-alone annunciato dal consigliere delegato di Ubi Victor Massiah, soprattutto in relazione a 840 milioni di dividendi a fronte di un utile ridotto dal piano del 17 febbraio di 103 milioni (da 665 a 562 milioni), ha destato sorpresa nella Vigilanza di Francoforte, dove a breve potrebbe esserci un confronto con i vertici della banca bresciano-bergamasca.

L'OFFERTA. L'operazione, presentata a febbraio a sorpresa dall'ad della Ca' de Sass, Carlo Messina, proprio nel giorno in cui Ubi aveva rivelato il nuovo piano industriale, prevede un concambio di 17 azioni Intesa di nuova emissione ogni 10 titoli portati in adesione. L'obiettivo, ribadito durante questi mesi e corretto alla luce della pandemia da Coronavirus, è di creare un gruppo che nel 2022 realizzi utili per almeno 5 miliardi, che remuneri i soci con dividendi in contanti pari al 75% dell'utile quest'anno e al 70% il prossimo, e che possa giocare un ruolo da protagonista sul panorama europeo, anche in vista di un consolidamento transfrontaliero. Le sinergie attese sono pari a 700 milioni e Intesa è pronta ad andare avanti anche solo col 50%+1 delle azioni, nella convinzione che anche in questo caso, e anche se non si dovesse raggiungere la fusione di Ubi nella banca milanese, la maggior parte sarebbe comunque ottenibile. 

I RISCHI. Il principale rischio rimane quello Antitrust: per portare avanti l'Ops, Carlo Messina, supportato dai consigli dell'advisor Mediobanca e in particolare di Francesco Canzonieri, già al momento della presentazione aveva in tasca un accordo con Bper perche' acquistasse 4-500 filiali. Dopo i primi dubbi dell'authority sulla concorrenza questo numero e' stato rivisto al rialzo, a 532 filiali; se non fosse sufficiente, Intesa e' pronta a cederne altre 17 a soggetti terzi. A seconda di come andra' l'offerta, ovvero della quota di capitale che Intesa avra' in caso di successo, un possibile rischio è legato alla cessione di questo ramo d'azienda. Altro rischio evidenziato dal prospetto è quello dei dividendi: al momento la Bce ha raccomandato di non distribuirne fino ad ottobre, ma ovviamente se questa politica venisse prorogata, Intesa non potra' pagare le cedole con cui intende remunerare i soci.

LA POSIZIONE DI INTESA. "Fermo restando il massimo rispetto per il consiglio di amministrazione e il management di Ubi, confermo che la nostra attenzione è rivolta agli azionisti: l'approvazione da parte di Consob del Documento di offerta e l'apertura del periodo di adesione fanno si' che da lunedi' 6 e fino al 28 luglio saranno loro ad esprimersi su un progetto volto a creare un gruppo ai vertici europei del settore, rafforzando al contempo il contesto domestico", ha detto Messina.

Anche per azionisti 'speciali' come le fondazioni di origine bancaria - in Ubi sono soci di peso Crc e Banca del Monte di Lombardia, con circa il 10% complessivo - ci sono, secondo Intesa, buoni motivi per aderire. Un tema a cui, dopo l'apertura di Aldo Poli e il subbuglio all'interno del Car, il principale 'patto' fra soci di Ubi, ha accennato anche Messina. "Alcuni di loro hanno gia' iniziato a farlo con trasparenza e oggettività, sottolineando proprio alcuni dei punti qualificanti della nostra offerta: attenzione al territorio e alle comunita' che li contraddistinguono".