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Economia
Istat, la tegola del Pil per il Salvimaio: "La crescita sta rallentando"

Segnali poco incoraggianti per l'economia italiana. Mentre l'industria tedesca inanella il quarto calo consecutivo degli ordini, la nota mensile di maggio certifica il rallentamento in atto congiunturale con la flessione dell'indicatore anticipatore suggerendo, per i prossimi mesi, una fase di rallentamento dei ritmi produttivi. 

In sintonia con l'andamento ciclico dell'area euro, spiega l'istituto presieduto da Giorgio Alleva, nel primo trimestre del 2018 l'economia italiana registra una leggera decelerazione, caratterizzata dal contributo negativo alla crescita della domanda estera e degli investimenti. 

Il settore manifatturiero, aggiunge l'Istat, manifesta segnali di rallentamento mentre quello dei servizi rimane più dinamico. L'occupazione torna a crescere e la produttività migliora. L'inflazione è in ripresa, con una dinamica che rimane decisamente inferiore a quella dell'area euro. 

La nota dell'istituto di statistica arriva nel giorno in cui l'Ufficio studi di Confcommercio, in un rapporto presentato in occasione dell'assemblea che ha visto anche la partecipazione del ministro del Lavoro e dello Sviluppo Luigi Di Maio, ha rivisto al ribasso la crescita del Pil del 2018 che a fine anno dovrebbe attestarsi all'1,2%, per rallentare ulteriormente all'1,1% nel 2019. Il motivo? Una delle principali cause della bassa crescita va ricercata nei difetti strutturali, come l'eccesso di tasse e burocrazia e i deficit di legalità, infrastrutture e capitale umano.

Un'economia frenata che colloca l'Italia alle spalle dei principali partner europei: nel triennio di ripresa 2014-2017, la produttivita' del lavoro e' cresciuta di appena lo 0,3%, dieci volte meno rispetto alla Germania (+3,3%), alla Francia (+3,1%) e alla media dell'Area Euro (+3%).

La revisione al ribasso delle stime di crescita dell'economia italiana da parte della Confcommercio segue quelle dell'Ocse e di Bank of America. Gruppetto che presto, visti il trend rialzista del prezzo del petrolio, le tensioni commerciali fra Usa ed Europa e il tapering della Bce, potrebbero essere più folto. Uno scenario non certo favorevole al nuovo governo Conte che ha presentato un notevole programma di spesa che solo un forte aumento del Pil può sostenere. 

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