Economia
Italia 2021: continua il talk di PwC. Recovery Fund al centro del dibattito
Toselli: “Serve disegno e visione collettiva”. Amendola: “Governance straordinaria per la gestione delle risorse del Next Generation EU”
Sostenibilità, Digitalizzazione e Innovazione per un Europa che guarda al futuro: come affrontare le sfide alla base del Recovery Fund? Se n’è parlato in occasione dell’evento digitale di PwC “Italia 2021”
Continua Italia 2021, il ciclo di eventi in digitale di PwC, partito quando, in un Italia già duramente provata, si parlava di ripartenza. Ora l’Europa è unita nuovamente nella morsa del lockdown, mentre sembra sempre più difficile trovare il giusto equilibrio tra le ragioni del pil e quelle della salute.
Il Recovery Fund messo in campo dall’Europa per fronteggiare l’emergenza ha un valore complessivo di 750 mld. Le istituzioni hanno già approvato a sostegno del nostro Paese tre reti di sicurezza che sono rivolte a Stato, imprese e cittadini per un valore di 209 miliardi (61% di prestiti e 39% di sussidi).
Ora, come utilizzare e distribuire al meglio queste ingenti risorse? “Importante innanzitutto la chiarezza: bisogna spiegare alle imprese in modo chiaro quali possono essere le possibilità, ma ci vuole un disegno. Bisogna pensare a una visione collettiva per permettere al paese che di uscire da questa crisi ma anche esser migliore di prima”, sottolinea Giovanni Andrea Toselli, Presidente e AD PwC Italia che invita a riflettere su alcuni punti cruciali che hanno accompagnato l’intero dibattito: “Ci sono due sfide prioritarie per il successo nell’impiego dei fondi: la prima è promuovere l’evoluzione digitale del capitale umano per avere un uso diffuso, proficuo ed efficiente delle tecnologie a disposizione”
All’interno di questa prima sfida secondo l’AD: “se nel nel passato si è investito massicciamente su hardware e software oggi la priorità è investire sul brainware”.
La seconda sfida riguarda invece: “il monitoraggio dello stato di avanzamento dei progetti una volta definiti e finanziati. Nell’arco di 2- 3 anni arriverà una quantità di fondi oltre 10 volte superiore a quanto solitamente avuto. Compito della politica è quello di definire la Rilevanza e la priorità delle Tempistiche progettuali. Per poter monitorare lo stato di avanzamento occorre che i progetti oltre che realizzabili siano anche Specifici e Misurabili. Il white paper per la definizione di metriche sulla Sostenibilità del World Economic Forum, che ha visto anche la partecipazione di PwC, può essere un supporto in tal senso”
Le direttrici italiane previste dal governo per l’utilizzo dei fondi possono essere così riassunte: digitalizzazione e innovazione; rivoluzione verde e transizione energetica; infrastrutture per la mobilità sostenibile; istruzione, formazione e ricerca; equità, inclusione sociale e territoriale; salute;
Direttrici valoriali che ricalcano lo spirito di cambiamento europeo, che pone al centro i grandi temi della sostenibilità, dell’innovazione e della digitalizzazione: “Abbiamo visto un Europa pronta a ricostruire un quadro economico e istituzionale. L’UE sta reagendo investendo sul green e sul digitale: la transizione ecologica e digitale sono due sfide gemelle per uscire da questa crisi più forti di prima”, ha sottolineato Vincenzo Amendola, Ministro per gli Affari Europei e Coordinatore Comitato Interministeriale per gli Affari Europei, il quale ha però espresso meno entusiasmo riguardo alla gestione della crisi sanitaria: “Le politiche sanitarie europee sono state sovraniste: la sanità doveva essere un tema europeo. Per fortuna adesso siamo su un'altra strada e sono stati anche finanziati progetti per una grande sanità pubblica e europea.”
Tornando al nostro paese, la grande sfida per un “Italia più verde, più veloce e più giusta” si gioca soprattutto “Sul digitale, perché abbiamo un grande problema nella PA e dobbiamo anche spingere le imprese ad innovare. Sul green sono meno preoccupato perché siamo a buon punto, specialmente nell’economia circolare. Dobbiamo però anche curare le fragilità del nostro territorio e il dissesto idrogeologico.”
Sul grande tema della distribuzione delle risorse il Ministro infine annuncia: “proporremo una Governance straordinaria per la gestione delle risorse del Next Generation EU”.
Eppure la questione che si sta affacciando prepotentemente in questi ultimi giorni è: serve qualcosa in più per riuscire a sostenere questa seconda ondata?
Irene Tinagli, Presidente della Commissione ECON del Parlamento Europeo, a questo proposito ha evidenziato: “L’incertezza che abbiamo di fronte oggi è forse anche peggiore di qualche mese fa. Adesso abbiamo tutti capito che per un lungo periodo dovremmo convivere con delle fasi alternate di aperture e chiusure. Dobbiamo accelerare sul Recovery per metterlo in campo il prima possibile, però bisogna anche capire che dobbiamo essere pronti a tutto. Dobbiamo essere creativi ed essere pronti a mettere rapidamente in campo anche altre soluzioni. Intanto abbiamo proposto di alzare la quota di anticipo del Recovery con un raddoppio dal 10 al 20 %”.
Letta: “Recovery Fund, bisogna aprire riflessione sulla seconda ondata. Mes? Va cambiato ma quei fondi servono”
Il tema è stato poi ripreso anche da Enrico Letta, già Presidente del Consiglio dei Ministri e Presidente Scuola di Politiche, il quale è intervenuto per sottolineare: “Credo che bisogna aprire una riflessione sulla seconda ondata. È molto difficile dal momento in cui si sta ancora chiudendo la partita della prima ondata aprire già il dossier della seconda, ma è chiaro che tutte queste chiusure provocheranno un calo dell’economia di tutta Europa”.
Sul MES Letta: “Dovremmo riflettere a livello europeo sul fatto che con una crisi che morde di più e si allunga è assolutamente impensabile prendersi tutto il tempo necessario per attivare nuove risorse, quando invece abbiamo 400 miliardi che sono lì. Penso che bisognerebbe prenderla dall’alto: vedere se esiste un consenso a livello globale per utilizzare quelle risorse”.
“Nessuno le usa perché è sinonimo di Grecia. È vissuto come un commissariamento. Bisogna cambiare però del tutto il MES. Si tratterebbe di fare un’operazione complessa: portare questi soldi in commissione europea e utilizzarli in altro modo”
Sulla risposta sanitaria Letta è sostanzialmente d’accordo con Amendola: “il problema della sanità non fa parte delle competenze della commissione europea. Gli stati membri non hanno dato delega all’Europa di occuparsene. Ad oggi non è cambiato nulla a livello formale, anche se sono state prese delle misure di coordinamento. Il tema di fondo però non è il coordinamento ma quello di dare più potere alla commissione in materia di sanità”.
Cao, Saipem: “Transizione energetica, contribuiamo con due progetti: lo sviluppo di una value chain innovativa del CCSU (Carbon Capture Utilization and Storage) e con la creazione di sistemi integrati di energia”.
Quale invece la risposta e il ruolo delle aziende italiane nel ridisegnare il loro futuro e insieme quello del nostro Paese? Stefano Cao, AD di Saipem, ha messo in evidenza un esempio puntuale di trasformazione in atto: “I progetti che Saipem ha presentato nell’ambito di Next Generation UE vanno nella direzione della transizione energetica e dell’utilizzo sempre maggiore delle fonti rinnovabili, a beneficio del nostro paese e per il contrasto al cambiamento climatico. Siamo pronti a mettere a disposizione dell’Italia la nostra esperienza e la nostra competenza: il 95% dei nostri progetti è all’estero, dove coinvolgiamo la catena del valore italiana, ma ci piacerebbe lavorare di più anche nel nostro Paese”.
“Il primo progetto – ha spiegato Cao – riguarda lo sviluppo della value chain innovativa del CCSU (Carbon Capture Utilization and Storage), che prevede la cattura della CO2 dall’industria dell’Oil&Gas e da quelle energivore e la sua riutilizzazione o stoccaggio in riserve esaurite sia in mare che a terra. Un progetto fondamentale in termini di decarbonizzazione che richiede un alto livello di specializzazione e di competenza tecnologica di cui Saipem dispone in virtù dell’ampia esperienza in questo settore. Negli anni abbiamo progettato più di 70 impianti di cattura di CO2 e oltre 40 impianti per la trasformazione in urea, abbiamo realizzato oltre 130 mila km di pipeline e sealine per il trasporto del gas e perforato più di 7000 pozzi sia a terra che a mare e abbiamo i relativi assets di proprietà. Di recente, inoltre, abbiamo realizzato un impianto di stoccaggio gas a Cornegliano Laudense. Il secondo progetto prevede la creazione di sistemi integrati di energia che nascono dalla combinazione di più tecnologie, creando un valore green e contribuendo alla decarbonizzazione del paese, attraverso lo sviluppo di impianti per la produzione di energia da fonti rinnovabili nei poli energetici situati nell’Adriatico, a Ravenna, e in Sardegna”.
L’AD ha poi concluso: “Siamo stati, inoltre, invitati dalla commissione di esperti appositamente costituita a illustrare il nostro progetto di attraversamento dello Stretto di Messina mediante un tunnel galleggiante sommerso. È un progetto che non rientra nell’ambito del Next Generation EU che, tuttavia, ritengo sia importante citare per condividere quelle che sono le competenze in ambito sottomarino e nelle infrastrutture che Saipem intende mettere a disposizione e a beneficio del paese. Negli ultimi anni Saipem ha partecipato a diversi progetti per la costruzione delle ferrovie ad Alta Velocità Milano-Bologna e Treviglio-Brescia e, di recente, abbiamo inaugurato l’inizio dei lavori per la tratta Brescia-Verona. Le infrastrutture sono un tema essenziale di sviluppo per il futuro. Il tunnel è un progetto ambizioso che va nella direzione di un trasporto più competitivo e sostenibile, con l’obiettivo di fare sistema, integrare territori e valorizzare l'indotto e le filiere nazionali per il rilancio dell'economia nell'era post Covid”.
Bria, CDP Venture Capital SGR: “Digitalizzazione, occorre riacquisire sovranità tecnologica europea. l’Italia può essere protagonista investendo in settori innovativi e strategici”
Della grande questione della digitalizzazione e dell’innovazione nella sua realizzazione più immediata e strategica ha parlato invece Francesca Bria, Presidente CDP Venture Capital SGR, la quale ha sottolineato:
“Dobbiamo porre le basi per un vero e proprio rinnovamento: una rinascita verde e digitale dell’Europa che guarda al futuro. Next Generation UE deve avere come cavallo di battaglia la transizione ecologica e digitale. Durante questa epidemia è sotto gli occhi di tutti come la digitalizzazione abbia subito un’accelerazione, la sfida però è anche darle una direzione! Da una parte occorre affrontare le grandi sfide sociali, ma anche riacquisire la sovranità tecnologica europea”
“A livello complessivo in Europa 140 miliardi saranno spesi in digitalizzazione. In Italia abbiamo finalmente un piano serio per colmare un gap insostenibile e innanzitutto bisogna costruire un’infrastruttura cruciale per tutti i cittadini; bisogna poi puntare sul 5G per le questioni geostrategiche future, così come sul grande tema delle banche dati e dei cloud europei. Quindi occorre investire su infrastrutture critiche, sia digitali sia immateriali”.
“Il gap in Italia non è solo infrastrutturale ma riguarda anche il capitale umano: senza investimenti in ricerca e formazione non è possibile innovare. L’Italia si è dotata del Fondo Nazionale Innovazione che dispone di 1 miliardo di euro per finanziare le startup e le imprese innovative in tutta la filiera. Quando parliamo di startup parliamo di un forte potenziale di crescita in settori determinanti per la ripresa italiana come il fintech e l’agritech. Credo che questo strumento sia un tassello per rendere più competitivo il nostro Paese proprio in quei settori più innovativi e strategici che possono trainare la ripartenza”.
“Si tratta di sfide centrali perché vediamo che le grosse economie si fronteggiano proprio sulla tecnologia. In questo momento l’UE sta diventando molto più ambiziosa nel proporre un proprio modello che possa competere con USA e Cina, e che possa anche rispettare i grandi valori dell’UE. È una grande sfida nella quale l’Italia deve essere protagonista”.
Un altro punto delicato e insieme cruciale toccato dalla Bria riguarda infine il gap di genere: “abbiamo bisogno di dare più chance alle donne, per questo nel campo dell’educazione è fondamentale avvicinare le bambine alle materie STEMM (echnology, engineering, mathematics, and medicine) dato che oggi abbiamo una percentuale di donne esperte in queste discipline, sempre più cruciali in futuro, inferiore del 30%”.