Economia
Enasarco, il cda si spacca: alzare le pensioni vuol dire rischiare il tracollo
La grande cassa previdenziale privata in consiglio di amministrazione deve decidere sul tema spinoso della perequazione delle pensioni. L'analisi
L'Enasarco in consiglio di amministrazione: in ballo il destino della rivalutazione delle pensioni
L’Enasarco arriva alla prova della verità. La grande cassa previdenziale privata alla quale circa 220 mila agenti di commercio di tutte le categorie affidano i loro contributi pensionistici - e quindi la possibilità di una vecchiaia serena - si misura sulla serietà dei conti e lo fa domani, in un consiglio d’amministrazione decisivo sul tema spinoso della perequazione delle pensioni. Era inevitabile che il confronto ci fosse, ora si vedrà se la nuova maggioranza che dopo decenni ha da un anno – e finalmente – rappresentato un’alternativa alla storica gestione Confcommercio-Uil, fa sul serio o se è minata da infedeltà intestine.
Leggi anche: Pensioni, 41 anni di contributi senza limiti di età per superare la Fornero
La sostanza è presto detta: si deve decidere se rivalutare o meno il fattore di retrocessione dei contributi ai pensionati. Chi rivendica il massimo vantaggio per gli iscritti, chiede una valutazione dell’8,1%, pari a 76 euro lordi l’anno, pur sapendo che quest’incremento destabilizzerebbe i conti Enasarco. Chi ha invece a cuore la stabilità della cassa, che le garantisca di poter ancora pagare le pensioni per i prossimi cinquant’anni, sostiene che quest’incremento semplicemente non possa essere concesso, non oggi, appunto per non far saltare i conti. Il fronte della spesa è guidato dall’Usarci, che pure, avendo governato per vent’anni la Cassa, sa che quell’esborso sarebbe una batosta sui conti. E c’è poi una posizione di minoranza che propone un contentino dell’1,6% di rivalutazione, appena 15 euro lordi all’anno: tanto poco quanto niente. Come andrà a finire? Dipende dagli equilibri decisionali in consiglio.