Economia
La "passione" dell'Avvocato per gli yacht un danno per gli Elkann: il rumor
Un bonifico da 109 milioni proveniente da un conto sconosciuto della banca Morgan Stanley ha rafforzato i sospetti
La "passione" dell'Avvocato per gli yacht un danno per gli Elkann: il rumor
Mercoledì scorso al Palazzo di giustizia di Torino si è tenuto il primo round dell'inchiesta sulla presunta "dichiarazione fraudolenta" legata alle denunce dei redditi del 2018 e 2019 di Marella Caracciolo. L'udienza, fissata davanti al Tribunale del Riesame, ha visto protagonisti gli indagati John Elkann e il commercialista Gianluca Ferrero, difesi dai loro legali, che hanno presentato un ricorso per "vizio di motivazione". Contestano la coerenza tra l'accusa di residenza "fittizia" di Marella in Svizzera e i documenti sequestrati durante le perquisizioni fatte dalla guardia di finanza lo scorso febbraio. Lo scrive il Corriere della Sera.
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La mole di documenti è notevole e comprende gli esposti di Margherita Agnelli e le memorie difensive depositate tra il 2022 e il 2023. Anche le annotazioni della polizia economica finanziaria delle Fiamme gialle sono state considerate nel decreto di perquisizione e sequestro che ha coinvolto, tra gli altri, John Elkann e il suo entourage. I documenti in questione sono stati consegnati anche ai difensori del presidente di Exor e di Gianluca Ferrero. Si tratta di una scoperta parziale rispetto alla vastità dell'inchiesta, che è partita dopo l'esposto di Margherita Agnelli e che, secondo l'ipotesi investigativa, potrebbe dimostrare un'evasione fiscale di circa 3,5 milioni di euro da parte della moglie dell'Avvocato.
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Nel frattempo, la Procura continua a rafforzare l'ipotesi della residenza italiana di Marella, acquisendo documentazione relativa alle cartelle cliniche della signora Caracciolo in strutture sanitarie di Roma e Torino. Questo potrebbe sostenere l'argomento secondo cui Marella avrebbe trascorso più tempo in Italia di quanto consentito dalla legge, invalidando così la presunta residenza in Svizzera. Nel frattempo, emerge un altro aspetto della vicenda: l'esistenza di un patrimonio al di fuori dell'Italia, lasciato da Gianni Agnelli agli eredi, come riportato da La Verità. La figlia Margherita ha cercato di dimostrare l'esistenza di questo tesoro occultato nei paradisi fiscali. Le prime tracce di questo patrimonio sono state individuate in un foglietto con la lista delle società offshore consegnato a Margherita dal commercialista svizzero Siegfried Maron.
Un bonifico da 109 milioni proveniente da un conto sconosciuto della banca Morgan Stanley ha rafforzato i sospetti. Tuttavia, il terzo indizio è arrivato con la scoperta di tre moli presso il porto francese di Beaulieu, intestati a società offshore e mettevano in luce la disponibilità della famiglia Agnelli di schermare beni attraverso società estere. Questa scoperta è stata confermata dalle testimonianze dei figli di Achille Boroli, che hanno affermato che i moli erano in uso alla famiglia Agnelli dagli anni Settanta. Ulteriori indagini hanno rivelato un intricato gioco di schermature fiscali e trasferimenti di proprietà che coinvolgevano professionisti svizzeri e società offshore. Queste rivelazioni gettano nuova luce sulla vicenda e potrebbero avere ripercussioni significative sul caso Caracciolo, alimentando ulteriori sospetti sull'evasione fiscale e la gestione del patrimonio della famiglia Agnelli.