Economia
Ma Bruxelles val bene una Mes(sa)? Salvini e i sovranisti ci pensino
di Massimo Nava
Dopo il sanguinoso salvataggio della Grecia, è pienamente comprensibile che lo strumento del MES sia osservato come un animale pericoloso e sia osteggiato da una parte non trascurabile della maggioranza (M5S) e da una parte consistente dell’opposizione (Lega e Fratelli d’Italia), mentre Berlusconi, con spirito imprenditoriale, si preoccupa di recuperare liquidità dovunque si possa trovare. La Grecia, come si ricorderà, dovette ingoiare il controllo della Troïka sui conti pubblici e un programma di riforme molto simile alla famosa metafora clinica: l’operazione è riuscita, ma il paziente è morto. Per questo, il governo italiano dell’epoca, a guida Monti, preferì non ricorrervi e imbastire un programma di tagli dolorosi, ma «autarchici», cioè senza l’aiuto di nessuno.
Poco comprensibili invece le polemiche stucchevoli sollevate da Matteo Salvini e Giorgia Meloni attorno all’eventualità - scartata in partenza - che il governo italiano faccia ricorso al Mes così com’è, nè gli atteggiamenti - corretti in corsa - di Giuseppe Conte che ha affermato ai quattro venti di non volere il Mes a nessuna condizione, « non ci serve ». (per calmare i grillini).
Benchè sia quasi un neofita della politica, il nostro premier dovrebbe essere infatti consapevole che a Bruxelles si costruiscono compromessi e che nessuno in Europa - nemmeno gli intransigenti olandesi - ha sostenuto la possibilità di ricorrere al Mes alle condizioni con cui lo strumento finanziario fu a suo tempo concepito. Al contrario, autorevoli esponenti economici e politici - compresi tedeschi e olandesi -hanno più volte affermato che il Mes sarà soltanto uno dei diversi strumenti a disposizione per affrontare l’emergenza corona virus, che le condizioni saranno completamente diverse e che gli aiuti previsti saranno destinati in particolare alle problematiche sanitarie e assistenziali. Una formula quest’ultima abbastanza vaga da potere comprendere le più diverse voci, dalle spese per le mascherine alla spesa a domicilio.
In pratica, un prestito lungo, con interessi molto bassi, senza vincoli, senza particolari controlli. Del Mes in sostanza resterebbe soltanto il nome e non è detto che una delle soluzioni per un compromesso che accontenti tutti sia appunto quella di cambiare, oltre ai connotati, anche l’identità. Se si chiamasse ad esempio Messa, acronomimo di Mes + Sanità Assistenza, anche Conte potrebbe tornare a casa cantando vittoria e l’Italia se ne gioverebbe. Perchè, al di là delle polemiche, questa dovrebbe essere la cosa più importante.
Continuare la narrazione del MES come un animale pericoloso, senza valutare le forme che assumerà e gli effetti che potrà avere, ricorda la cacofonia delle nuove star televisive, gli scienziati virologi, passati dall’anonimato di chiusi laboratori a soluzioni per l’epidemia in diretta video, un tanto al chilo, ma una diversa dall’altra, anche perchè la virologia - come l’economia - non è scienza esatta, deve tener conto di variabili psicosociali.
Non sarebbe difficile nemmeno per Salvini e Meloni spiegarlo ai propri elettori, a meno che non li considerino così poco in grado di capire che non si tratta questa volta di sottoporsi a una cura da cavallo europea nè di mettersi nelle braccia dell’Europa matrigna, ma di costruire un pacchetto di aiuti per i Paesi più colpiti dal corona virus, Italia in testa. Nessuno regala niente, sia chiaro. Ma tutti sono consapevoli che nessuno si salva da solo e che tutti, Germania compresa, pagherebbero le conseguenze di un fallimento.
Non è nemmeno difficile spiegare che non basta invece cambiare nome agli eurobond per avere i corona bond, prospettiva comunque tecnicamente irrealizzabile in tempi brevi, anche nell’eventualità di un accordo unanime.
La religione sovranista, sorretta da pregiudizio ideologico, non ammette sconti? Una conversione temporanea (come auspicherebbe anche qualche leghista autorevole) varrebbe bene una.... M.E.S.S.A. (Anche se nessuno augura a Salvini di finire come Enrico IV).