Economia
Confindustria, Baban rinuncia alla candidatura per il post-Squinzi. Il 26 l'annuncio
di Andrea Deugeni
@andreadeugeni
Si sa, talvolta le ambizioni personali rischiano di essere un prezzo troppo salato da pagare e, così, per garantirsi l'esistente è meglio rinunciare. Mentre all'ombra del Cuppolone Luigi Abete tesse pazientemente la sua tela promettendo vicepresidenze a tutti per fare incetta di aderenze nel Consiglio generale di Confindustria in favore di un'elezione di Aurelio Regina per la prossima presidenza dell'associazione degli imprenditori, secondo quanto risulta ad Affaritaliani.it Alberto Baban (nella foto in alto), il presidente veneto della Piccola Industria di Confindustria, è il primo a gettare la spugna (fra i molti) nella corsa per il dopo-Squinzi, rinunciando alla sua (auto)candidatura.
In vista della propria riconferma del 26 novembre nelle elezioni di middle term per altri due anni alla guida della Piccola, un passaggio previsto dallo statuto, l'amministratore delegato della Tapì ha fatto sapere (per il momento informalmente, con vari giri di telefonate) di aver rinunciato a competere per la prossima presidenza di Viale dell'Astronomia. Un passo indietro che renderà pubblico il 26 nel Comitato centrale, prima dell'avvio della consultazione elettorale per il suo secondo biennio.
Come mai? Cos'è successo? Troppi impegni? No, la prudenza e la voglia di essere riconfermato hanno consigliato a Baban il passo indietro. Pare infatti che il suo movimentismo abbia irritato molte tessere dell'associazione aderente al sistema dell'Aquilotto, piccoli imprenditori che, dopo averlo eletto alla presidenza, si sono sentiti traditi dal loro capo. Non è piaciuto loro che Baban, per ambizioni personali, li mollasse, utilizzando la visibilità del proprio ruolo anche per fare campagna elettorale e puntare al salto di categoria raccogliendo la prossima primavera l'eredità di Mr Mapei.
C'è di più. Sempre secondo i rumors raccolti da Affaritaliani, oltre a quelli della Piccola, il movimentismo di Baban non è andato giù neanche ai colleghi senior del Veneto (fra cui i big Vardanega, Zuccato e Tomat) i quali, non avendo un candidato forte per il dopo-Squinzi, come al contrario l'amministratore delegato della Tapì credeva di essere, puntano almeno a una vicepresidenza nordestina che, secondo la tradizione, non dovrebbe assolutamente mancare (oltre a quella di Baban, già per diritto vice di Squinzi).
Così, i malcontenti hanno ricondotto il numero uno della Piccola a più miti consigli. Quando Baban è venuto infatti a sapere che sui 44 membri del Comitato centrale della Piccola, sarebbero state molte le schede non favorevoli a una sua riconferma, ha deciso di accantonare i propri sogni di gloria. Sempre per evitare questa sgradevole delegittimazione nel segreto delle urne, ha anche promesso che non userà l'arma dello spoil system nei confronti di quanti hanno mostrato la loro contrarietà alla sua candidatura per il post-Squinzi. "Oltretutto una mossa intelligente. Dove sarebbe andato, se neanche i tuoi Piccoli ti votano?", ha commentato chi segue da vicino le sorti di Confindustria.