Economia
Mediaset, i dubbi dei grandi fondi. Lo scarso appeal del polo Ue tv
Spagna amara per Mediaset: Tribunale blocca riassetto, recesso tocca il 10% del capitale. Il problema è lo scarso appeal finanziario del progetto Mfe
Doppio schiaffo a Mediaset, dopo che venerdì la Corte di Madrid ha accolto il ricorso di Vivendi sospendendo la delibera dell’assemblea del 4 settembre scorso che ha approvato il progetto Mfe – MediaForEurope (che prevede, tra l’altro, la fusione tra Mediaset e Mediaset Espana, finora controllata dal biscione col 41,6% del capitale e nella quale il gruppo Prisa era azionista al 17,3%) e dopo che, secondo indiscrezioni, gli azionisti di minoranza del gruppo spagnolo che hanno optato per il recesso avrebbero consegnato ben 40 milioni di titoli, pari al 10% del capitale, per un controvalore di 261 milioni di euro. Ben oltre il limite previsto da Piersilvio Berlusconi per l'esercizio del recesso.
La partita giudiziaria non è finita qui: se in molti prevedono che Mediaset Espana si prenderà tutto il tempo possibile, ossia 20-30 giorni, per preparare e depositare un appello contro la decisione del Tribunale di Madrid così da presentare una memoria difensiva “inattaccabile”, Vivendi (azionista al 28,8% in Mediaset e all’1% in Mediaset Espana) dopo la prima vittoria in Spagna ha, a sorpresa, ritirato il ricorso contro la fusione per incorporazione di Mediaset Espana in Mediaset che il tribunale di Amsterdam avrebbe dovuto esaminare domani.
Il gruppo francese si è peraltro riservato di valutare in un secondo momento se riproporre un’azione legale contro gli articoli dello statuto di Mfe relativi alla governance e al voto maggioritario (oggetto del ricorso appena ritirato) e intanto prosegue la causa davanti al Tribunale di Milano per ottenere la sospensione, fino alla decisione nel merito, delle delibere approvate dall’assemblea di Mediaset del 4 settembre, alla quale potè partecipare solo col 9,6% del capitale, spalleggiata da Simon Fiduciaria (a cui venne impedito di partecipare all’assemblea). In questo caso l’udienza è stata fissata il 30 ottobre prossimo.
A seguire si dovrebbe giungere alla definizione dei giudizi pendenti dinanzi alla Corte di giustizia dell’Unione europea e al Tar del Lazio inerenti la delibera AgCom (relativa al possesso da parte dei francesi del 28,8% di Mediaset e parallelamente al 23,9% di Tim). Se la vicenda giudiziaria, dunque, resta quanto meno ingarbugliata, con entrambe le parti che mostrano fiducia nella possibilità di giungere ad un verdetto definitivo favorevole alle proprie tesi, lo schiaffo forse più clamoroso al gruppo dei Berlusconi è arrivato dal fronte borsistico.
Che qualcosa non andasse per il verso giusto lo si era capito stante il permanere costantemente al di sotto dei 6,54 euro del prezzo di recesso delle quotazioni di Mediaset Espana, che anche oggi vale attorno ai 5,68 euro per azione. Certo, per Cologno Monzese poco cambia visto che grazie ad un accordo con Credit Suisse, siglato però solo nei giorni scorsi, quando molti azionisti avevano già esercitato il recesso, la banca elvetica garantirà l’esborso, dalle casse di Cologno, eccedente la soglia dei 180 milioni (ossia circa 80-81 milioni di euro).
Una mano la darà anche il piano di buyback sulle azioni di Mediaset Espana, il cui valore era stato indicato in 280 milioni massimi al netto dell’importo necessario ad acquistare le azioni derivanti dal recesso e che era collegato alla fusione e ad un dividendo straordinario di 100 milioni di euro. Basterà dunque che il Credit Suisse rivenda gradualmente i titoli perché il cerchio si chiuda. La sensazione è però che i grandi investitori istituazionali come Harris Associates (socio al 4,74%), Jp Morgan Asset Management (3,09%), Norges Bank (2,71%) e Sand Grove Capital Management (2%), cui fa capo buona parte del flottante (circa il 40% del capitale) non abbiano apprezzato il meccanismo di voto multiplo ovvero le prospettive industriali del progetto Mfe.
Un progetto che, come noto vuole, rappresentare il primo “nocciolino” di un polo della televisione generalista europea da contrapporre a concorrenti del calibro di Netflix grazie all’apporto del 9,6% di ProSibienSat.1 detenuto da Mediaset, nelle intenzioni dei Berlusconi prodromo di una integrazione col gruppo tedesco, finora apparso peraltro molto freddo riguardo l’ipotesi, per poi guadare a ulteriori possibili partecipanti come i francesi di Tf1.
(Segue...)