Economia
Mediaset, il ruolo di Mediobanca: report a Vivendi senza mandato
Le indagini della Procura di Milano sulla scalata francese al Biscione e le presentazioni da banca d'affari della merchant con operazioni illustrate a Bollorè
Dall’inchiesta penale Mediaset che ha portato la Procura di Milano ad incriminare il finanziere bretone Vincent Bollorè, ex presidente del consiglio di sorveglianza di Vivendi e il Ceo Arnaud de Puyfontaine, accusati di manipolazione del mercato e di ostacolo alla vigilanza, emerge il ruolo di Mediobanca di cui, scrive il pm Silvia Bonardi nell’avviso di “conclusione delle indagini” di cui Affaritaliani.it ha preso visione, Bollorè e de Puyfontaine si sono “avvalsi, senza soluzione di continuità e senza dichiararlo al mercato e alla Consob”.
Per il pm, la merchant bank guidata da Alberto Nagel, che pure è stato ascoltato in Procura, “ha assistito in modo continuativo Vivendi per la preparazione, lo studio e l’analisi di diversi scenari operativi relativi all’acquisizione di consistenti pacchetti azionari di Mediaset fino alla costituzione di un trust presso Simon Fiduciaria, in cui nel mese di aprile 208 veniva trasferito il 19,19% delle azioni di Mediaset già detenute da Vivendi”. Un ruolo che, essendo sia il finanziere bretone sia la famiglia Berlusconi azionisti di peso di Mediobanca e rappresentati entrambi all’epoca anche in consiglio di amministrazione, potrebbe creare non pochi imbarazzi all’amministratore delegato.
Il ruolo di Mediobanca per i magistrati
Piazzetta Cuccia è stata la regista della scalata manipolata di Vivendi al Biscione? Mediobanca cioè, mentre secondo la Procura Bollorè manipolava il mercato deprimendo intenzionalmente il titolo Mediaset per procedere successivamente agli acquisti di azioni, è quella che ha preparato gli step per consentire ai francesi di salire con forza nel capitale del broadcaster di Cologno Monzese, assistendoli nelle fasi successive?
Ricostruendo i contatti fra il 2016 e il 2017 (periodo in cui vengono disegnate da Parigi l’operazione Premium e la salita al 28,8 del capitale di Mediaset con il 29,94 % dei diritti di voto) fra il gruppo di Nagel e Vivendi, da quanto si apprende Piazzetta Cuccia in realtà ha sempre svolto un lavoro tipico di banca d’affari con varie proposte messe sul tavolo dei francesi, proposte che poi non sono state seguite. Di fatto, pare che si tratti della solita prolifica produzione di pitch, così si chiamano in gergo le presentazioni di proposte di operazioni, e di report con cui questo tipo di istituti propongono ai potenziali clienti deal quando vedono delle occasioni di business, deal da cui ovviamente poi estrarre ricavi commissionali. In sostanza, a Mediobanca non è mai stato affidato da Bollorè il mandato di advisor a cui poi non è seguita una remunerazione per il lavoro di merchant banking svolto e Nagel si è ben guardato, visto il coivolgimento di due soci di peso, dal confezionare operazioni ostili da portare poi all'esame del proprio board.
Uno dei fatti che costituisce la base dell’impianto accusatorio del pm è che, avviati già nel 2015 i contatti con i vertici di Mediaset per l’acquisto della pay-tv Premium, già "il 18 febbraio" dell’anno successivo e cioè prima di annunciare l’8 aprile il deal con il Biscione (per poi disattenderlo a fine luglio) Vivendi “delibera, un rilevante acquisto (di azioni, ndr), anche ai fini del controllo di Mediaset, provocando per tutto l’anno 2016 un continuo deprezzamento del titolo (fino a oltre il 30%, ndr), acquisto perfezionatosi poi a dicembre”, in cui il gruppo transalpino si ferma a un passo dalla soglia dell’Opa obbligatoria.
In questo quadro, andando guardare con la lente tutte le presentazioni illustrate dai banchieri di Piazzetta Cuccia ai top manager francesi, il primo contatto, a quanto risulta, risale a marzo del 2016 quando Mediobanca mette sul tavolo di Vivendi un documento generale sulle prospettive del settore Tmt (telecom, media, technology) e della pay tv, a cui non segue alcun mandato.
Ad aprile 2016, il bis: Mediobanca prepara per Vivendi un documento di valutazione dell’operazione Mediaset Premium e viene coinvolta però solo dopo l’annuncio del deal fra Parigi e Cologno Monzese. A giugno 2016, per fronteggiare una possibile revisione degli accordi sempre su Premium ed essendo probabilmente venuta a conoscenza di problemi sull’intesa di due mesi prima, presenta un nuovo pitch per una potenziale operazione con emissione di convertibile, a cui però Parigi non dà nessun seguito. Ancora una volta, dunque, niente mandato e niente commissioni.
Ad agosto sempre 2016, dopo che a fine luglio Vivendi annuncia che non intende procedere con l’acquisizione di Mediaset Premium, Mediobanca prepara un’altra presentazione con ipotesi di operazione amichevole che coinvolge anche Tim (dove Vivendi è azionista al 24,9%), report che rimane anche questo un puro esercizio finanziario. A dicembre 2016, come detto, Bollorè annuncia l’acquisizione della quota in Mediaset, mossa per cui il francese si appoggia alla banca connazionale Bnp Paribas, acquisto che in questi termini, nei pitch precedenti, non è mai stato prospettato da Mediobanca.
Infine, da gennaio a maggio 2017, esplosa ormai la battaglia legale miliardaria fra Cologno Monzese e Parigi, la banca d’affari di Nagel ha sfornato altre presentazioni per confezionare delle operazioni volte a superare lo stallo fra i due gruppi media. Tutte presentazioni illustrate dal banchiere in Procura.
@andreadeugeni