Economia
Mediobanca, gli occhi sul voto allo stipendio di Nagel. Gli errori di Delfin
Il vantaggio temporale di Donnet per la propria riconferma. Giovedì mattina l'assemblea di Piazzetta Cuccia con i protagonisti della battaglia per il Leone
Il clima che si respira alla vigilia dell’assemblea di Mediobanca è quello di una lenta guerra di posizione fra i due soci rilevanti Leonardo Del Vecchio e Francesco Caltagirone, che vogliono allentare la presa di Piazzetta Cuccia sulle Generali e l’amministratore della merchant Alberto Nagel. Il banchiere ha neutralizzato il primo intervento a gamba tesa sulla governance da parte di Delfin, richieste di modifica che avrebbero rischiato di balcanizzare il funzionamento nel prossimo Cda di Piazzetta Cuccia, portando nel 2023 nel board ben quattro rappresentanti del fondatore di Luxottica e lasciando fuori i rappresentanti dei fondi (finora due e candidati da Assogestioni).
Delfin ha fatto marcia indietro sulle controproposte di Nagel per quanto riguarda il numero dei consiglieri di minoranza e le modifiche del voto di lista, dicendosi soddisfatta per il disco verde del Cda all’eliminazione del vincolo statutario sulla presenza dei manager in consiglio. Ma il sorprendente cambio di posizione, fanno notare alcuni osservatori della delicata partita Mediobanca-Generali, è più da leggersi come un non voler alzare troppo il tono dello scontro su un argomento, la governance, un terreno dove per gli impegni presi con la Vigilanza di Francoforte per l’aumento della propria quota oltre al 10% del capitale (ora al 18,9%), in teoria Delfin dovrebbe astenersi, muovendosi solo con una logica solo da investitore finanziario. Logica che non sembra per niente essere rispettata e la dinamica pare non sia passata inosservata a Francoforte.
Il Ceo delle Assicurazioni Generali Philippe Donnet
E’ il punto numero tre (Remunerazioni) all’ordine del giorno dell’assemblea in sede ordinaria di domani mattina (alle 10) quello su cui sono puntati gli occhi di tutti gli osservatori della guerra nella Galassia del Nord visto che già lo scorso anno Del Vecchio bocciò i compensi elargiti a Nagel e al presidente Renato Pagliaro, un tema su cui in vista dell'appuntamento di domani anche i proxy advisor hanno mosso delle critiche.
Sarà interessante vedere come si esprimerà il principale oppositore di Nagel nelle Generali, quel Francesco Caltagirone che secondo quanto ha riportato Milanofinanza.it ha depositato il 3% per partecipare ai lavori e sarà presente all'assise (in forma virtuale nell’era Covid, come lo scorso anno) assieme al rappresentante di Delfin Romolo Bardin.
Dal punto di vista del business, Nagel è inattaccabile, anche se qualcuno fa notare come il prestito titoli sulle Generali "a tutela dell'investimento in Generali tenuto conto del contributo significativo che apporta ai risultati di Mediobanca" di fatto confermi le critiche iniziali del 2019 di Del Vecchio sulla dipendenza del'ultima riga di bilancio di Piazzetta Cuccia dalla partecipazione nel Leone.
Il banchiere però continua a dare soddisfazione ai propri soci e i numeri della trimestrale gli danno ragione: i 261,9 milioni di profitti ampiamente sopra il consensus (225 milioni), in forte crescita rispetto allo scorso anno (+30,9%) e in miglioramento rispetto al trimestre precedente (+28,6%) con il positivo contributo ai ricavi di tutte le divisioni, gli hanno permesso infatti di confermare l'obiettivo del 70% per il pay-out. Altri target potrà batterli.
(Segue...)