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Economia
Mediobanca, gli occhi sul voto allo stipendio di Nagel. Gli errori di Delfin
Da sinistra Leonardo Del Vecchio, Francesco Caltagirone e Alberto Nagel

In conference call, il banchiere ha abilmente schivato le domande sulle recenti mosse dell’ingombrante socio Delfin (“Il nostro compito è quello di gestire il gruppo e portare risultati nell'interesse di tutti gli azionisti. E migliorare la performance finanziaria nell'interesse degli azionisti, al resto non siamo interessati; come non vogliamo dare giudizi sugli azionisti”, ha risposto), su Generalisul prestito titoli avente ad oggetto 70 milioni di azioni del Leone, pari al 4,4% del capitale e che consentiranno a Mediobanca di arrivare ai nastri di partenza in assemblea ad aprile per la battaglia definitiva sulla riconferma di Philippe Donnet con in mano il 17,2% dei diritti di voto.

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Il presidente di Essilux Leonardo Del Vecchio

Una mossa che ha fatto inferocire i due grandi azionisti Del Vecchio e Caltagirone, che assieme alla Fondazione Crt, hanno siglato un patto di consultazione per la discontinuità nella governance a Trieste. Fino ad aprile prossimo, mese dell’assemblea delle Generali con all’ordine del giorno il rinnovo delle cariche sociali, la guerra di posizione sull’asse Milano-Trieste sarà ancora lunga e logorante.

Secondo indiscrezioni Del Vecchio, ora titolare del 5,56% del capitale del Leone salirà a un soffio dal 10%, portando il Patto (oggi al 13,41%) al 18% della compagnia, superiore al pacchetto di voti di Piazzetta Cuccia. Ma prima, gli oppositori di Donnet proveranno a far naufragare la lista del consiglio (al prossimo Cda del 10 novembre, oltre alla trimestrale, potrebbero essere scelti gli advisor legali e la società di head hunting per i profili), confidando anche in un intervento delle authority.

alberto nagel caltagirone ape

Da sinistra Francesco Caltagirone e Alberto Nagel

Il naufragio della pratica obbligherebbe Mediobanca a presentare una propria lista contro cui schierare una proposta alternativa per contendersi a Trieste il quasi 40% delle preferenze in mano agli istituzionali. Ed è sulla proposta alternativa che, nonostante i numeri maggiori ai nastri di partenza, lo schieramento Del Vecchio-Caltagirone-Fondazione Crt deve giocare tutte le proprie chances, un nome alternativo a Donnet e soprattutto una strategia industriale in grado di convincere i vari Blackrock&C, a cui Donnet però ha dato grosse soddisfazioni in termini di rendimento e di fronte ai quali il manager francese con la cittadinanza italiana potrà giocare la carta del piano industriale di dicembre.

Si tratta infatti di un vantaggio di posizione, perché Donnet potrà puntellare le promesse messe nero su bianco nel business plan con una forte dose di credibilità. Un piano in cui recepire anche i rilievi mossi da parte degli azionisti riottosi su M&A, taglio dei costi, digitalizzazione e inserimento della figura del direttore generale.

In questi sei mesi altri colpi di scena non sono esclusi. A cominciare dall'aumento della quota di titoli del capitale del Leone presa in prestito da parte di Nagel, ipotesi a cui il banchiere, incalzato sul tema, ha opposto oggi un "no comment". 

@andreadeugeni

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