Economia
Mediobanca,l'ok Bce alla salita oltre il 10%. Perché Del Vecchio sta con Nagel
L'inversione "politica" del primo socio Del Vecchio nei confronti del Ceo dopo la presentazione del piano industriale. Rumors
La ritrovata, a sorpresa, armonia tra Alberto Nagel, Ceo di Mediobanca, e Leonardo Del Vecchio, il patron di Delfin salito rapidamente nel capitale sino alla soglia del 10% circa, quanto è autentica e quanto potrà durare? Sull’argomento nella City milanese i trader accettano scommesse, tanto repentino è apparso il cambio di toni tra l'uomo più ricco di'Italia che con insistenza chiedeva un maggior attivismo strategico e il management finora fortemente focalizzato nello sviluppo del wealth management e nella difesa della partecipazione in Generali (un 13% che prima o poi scenderà al 10%, ma senza fretta visto che non è facile trovare un investimento alternativo altrettanto redditizio).
Di certo anche le recenti “suggestioni” circa un possibile futuro matrimonio tra FinecoBank e ChaBanca! (controllata di Mediobanca attiva nel wealth management e nei servizi bancari retail) sono apparse un ulteriore segnale di possibile ritrovata sintonia d’intenti tra Nagel e Del Vecchio, visto che industrialmente l’integrazione avrebbe senso e, a detta di molti analisti, da un lato farebbe uscire FinecoBank dall’incertezza strategica (se cioè rimanere una public company con azionariato diffuso o se cercare un nuovo partner e socio di riferimento, dopo l’uscita dal perimetro di Unicredit), dall’altro potrebbe far emergere sinergie significative e accrescere la potenza di fuoco sul mercato del nuovo polo di asset management tricolore.
Prima che dalle ipotesi si passi ai fatti resta tuttavia da risolvere almeno un problema, quello delle valutazioni: alle attuali quotazioni FinecoBank (che dal prossimo febbraio introdurrà una remunerazione di 3,95 euro mensili come costo di gestione del conto corrente, azzerabile attraverso bonus mensili collegati alla consistenza degli investimenti di risparmio gestito, di risparmio amministrato, di fondi pensione o polizze assicurative o alle attività di trading) vale oltre 26 volte l’utile atteso per l’esercizio in corso (il consenso parla di 43 centesimi per azione, cui potrebbe corrispondere un dividendo di 32 centesimi).
Multiplo che se non è necessariamente caro, di certo non è economico ed è più del doppio di quello di Mediobanca, pari a 10,5 volte (il consenso in questo caso si attende 97 centesimi di utile per azione e 52 centesimi di possibile dividendo). Anche guardando i valori assoluti FinecoBank ha chiuso l’ultimo esercizio con 244 milioni di utile netto, Mediobanca con quasi 864 milioni di utile netto, ossia oltre il triplo, eppure a livello di capitalizzazione di mercato il gruppo guidato da Alessandro Foti vale 7 miliardi, Piazzetta Cuccia 9,1 miliardi, neppure una volta e mezza l’altro.
Nagel, impegnato in un road show per la presentazione agli investitori del nuovo piano industriale, difficilmente potrebbe dare il proprio placet ad un’acquisizione sulla base di una così forte discrepanza di valutazioni tra i due gruppi. Eppure se emergessero sinergie sufficientemente forti, o se l’integrazione consentisse di accelerare i risultati di CheBanca! in misura significativa, l’operazione, ammesso che anche Foti sia d’accordo, potrebbe assumere un valore strategico al di là delle valutazioni economiche. A quel punto forse Del Vecchio potrebbe tornare a bussare, con maggiore discrezione, alla porta di Nagel.
Una trasformazione in chiave “diplomatica” dopo un blitz agressivo, quella del patron di EssilorLuxottica, che negli ambienti della City milanese si ritiene frutto di un consiglio arrivato dai consulenti legali di Del Vecchio (da anni seguito dall’avvocato Sergio Erede, dello studio BonelliErede). Per poter contare davvero in Mediobanca, Delfin, già oggi primo socio singolo, dovrebbe salire oltre il 10% arrivando fino al 20%, ma per farlo ha la necessità di ottenere il beneplacito della Bce.
E né Via Nazionale né Eurotower vedono di buon occhio operazioni “ostili” quando si tratta di una banca, tanto più dell’importanza strategica di Mediobanca. Meglio quindi mostrarsi disponibile ad un confronto col management e non mostrare troppo “i denti”. Anche perché già in passato i sorrisi e le congratulazioni di Del Vecchio si sono rivelate, ex post, pura forma per nascondere divergenze strategiche poi puntualmente riaffiorate.
Così anche di fronte all’ipotesi di un’eventuale acquisizione di FinecoBank da parte di Mediobanca, sia il management sia gli azionisti (che rischiano di finire diluiti, salvo nuovi investimenti post-integrazione) potrebbero avere tutto l’interesse a valutare attentamente sia i “pro” sia i “contro”, se non altro per non apparire reciprocamente troppo chiusi nei confronti gli uni degli altri. Che però la tregua possa durare indefinitamente in assenza di rilevanti novità per Piazzetta Cuccia, non sembrano essere in molti a crederlo nella City milanese.