Economia
Mediobanca, Nagel duplica i profitti trimestrali a 193,3 milioni
Nei nove mesi, boom delle commissioni nette a 571 milioni (+17%). Ricavi in crescita del 3% a 1,96 miliardi. La merchant batte il consensus sugli utili
La formula Investment banking e wealth management continua a dare i propri frutti in Piazzetta Cuccia, e così, ancora grazie al traino dei ricavi commissionali, Mediobanca è riuscita a chiudere il terzo trimestre (l'esercizio fiscale di Piazzetta Cuccia inizia a giugno) con un utile netto di 193,3 milioni, più che raddoppiato rispetto agli 84,6 milioni dello stesso periodo dell'anno precedente e superiore ai 155 milioni previsti dal consensus degli analisti raccolto dall'istituto.
Il margine di intermediazione è salito del 13,9% a 662,8 milioni a fronte dei 635 milioni attesi dal mercato. Nei nove mesi chiusi al 31 marzo l'utile è salito del 9,4% a 603,9 milioni. I ricavi sono aumentati del 3% a 1,96 miliardi, con commissioni nette al livello record di 571 milioni (+17%) e margine di interesse a 1,1 miliardi (-1%).
In crescita dell'1,6% a 905,6 milioni i costi di struttura, per un rapporto cost/income in calo al 46,1%. Quanto alla solidità patrimoniale, il coefficiente Cet1 è al 16,3%, in aumento di 20 punti base rispetto a giugno 2020.
Proseguendo l'analisi del conto economico dei nove mesi, l'apporto di Generali è sceso del 31,6% a 170,2 milioni, ma è "tornato più regolare negli ultimi due trimestri (rispettivamente 67,5 e 57,7 milioni). Il costo del rischio si attesta a 51 punti base contro i 61 dello scorso anno, con rettifiche pari a 181,4milioni (da 209,5) e livelli di copertura dei non performing loans al 64,8%.
Quanto agli aggregati patrimoniali, il totale attivo è sostanzialmente stabile nel trimestre (da 83,3 a 83,8 miliardi), mentre gli impieghi verso la clientela sono in lieve calo (da 48,1 a 47,7 miliardi) per la flessione nel Cib (-3,3%), solo in parte bilanciata dalla crescita del wealth nanagement (+1,7%) fronte di un portafoglio Consumer stabile a 12,8 miliardi.
Le attività deteriorate lorde si confermano a 1,65 miliardi, con un'incidenza sul totale degli impieghi al 3,4% (dal 3,3% del 31 dicembre) e all'1,2% al netto delle rettifiche. La raccolta sale a 56,6 miliardi da 55,9, mentre le attività finanziarie del wealth management si portano a 69,3 miliardi da 66,6.
Sul fronte dei risultati divisionali, il wealth management chiude i nove mesi con un utile in crescita dell'11,3% a 74 milioni, il credito al consumo ottiene 215,7 milioni (-13%), il corporate&investment banking 231,5 milioni (+49,2%) e il principal investing 198,7 milioni (-11,8%), mentre la perdita delle holding functions si e' ridotta del 16,3% a 117,6 milioni, pur registrando "l'accantonamento della quota ordinaria al Single Resolution Fund (42,5 milioni) che, anche quest'anno, mostra un significativo incremento (+14,2%) connesso alla maggior massa di depositi protetti nel sistema".
In una nota, la merchant bank ha confermato l'indicazione di un payout del 70% subordinato alla rimozione della raccomandazione Bce in vigore fino al 30 settembre 2021: la proposta di un dividendo per l'esercizio corrente sarà quindi formulata nei tempi idonei per essere sottoposta all'approvazione dell'assemblea dei soci prevista entro la fine di ottobre. Per il prossimo trimestre il gruppo ha fatto sapere di attendersi una chiusura di esercizio in ampia ripresa rispetto allo scorso anno superando le difficoltà della pandemia. L'accelerazione della campagna vaccinale e le iniziative di politica monetaria e fiscale creano presupposti positivi per l'andamento dei prossimi trimestri.
I ricavi di gruppo, hanno spiegato sempre dall'istituto guidato da Alberto Nagel, continueranno ad essere sostenuti da un positivo flusso di commissioni per le divisioni Investment banking e wealth management che compensano il rallentamento del margine di interesse caratterizzato dai minori prestiti personali consumer, sui quali si registrano segnali di ripresa in queste settimane ma risentono ancora delle restrizioni derivanti dal lockdown (1,64 miliardi, circa il l'85% dei livelli preCovid).
Con la chiusura dell'esercizio si avrà la consueta stagionalità dei costi di struttura, in incremento rispetto al trimestre appena concluso. Il costo del rischio dovrebbe mantenersi su livelli contenuti: tutti gli indicatori di rischio consumer restano sui livelli pre-Covid ed il nuovo scenario macro-economico, in base al quale saranno adeguati i parametri Ifrs9 in sede di chiusura d'esercizio, è atteso in miglioramento rispetto al precedente.
A Piazza Affari, complice la giornata decisamente negativa dei listini azionari a causa dei timori sull'nflazione che possono innescare allentamenti nelle misure di sostegno da parte delle banche centrali e delle tensioni in Medio Oriente, il titolo a metà seduta lascia sul terreno lo 0,5% a 9,606 euro.