Economia

Mediolanum, Doris: su Mediobanca aspettiamo le mosse di Del Vecchio

Mediolanum, Doris: "E' l'ora di rischiare, oggi scelta giusta"

Mediolanum, Doris: su Mediobanca aspettiamo le mosse di Del Vecchio

"È l'ora di rischiare. Il rischio deve essere calcolato, certo, ma oggi è la scelta giusta. A tutti i livelli". A dirlo è Massimo Doris, amministratore delegato di Banca Mediolanum, in un'intervista a 'Il Sole 24 Ore'. "È il momento di buttarsi, adesso o mai o più - dice l'ad -. A livello di sistema-Paese, di banche, ma anche di investitori grandi e piccoli, dobbiamo mettere a fuoco la situazione in cui ci troviamo, che è unica e deve essere colta finché c'è: abbiamo una mole di risorse che non si è mai vista, persone che hanno voglia di tornare a vivere e spendere, un premier che sa farsi ascoltare nel mondo, tassi destinati a rimanere bassi per lungo tempo. Faccio fatica a vedere una situazione migliore". E aggiunge: "Oggi vediamo che gli ottimisti aumentano e i pessimisti diminuiscono, ma questi ultimi continuano a prevalere: così è difficile uscire davvero dalla crisi. È una questione di fiducia. Proprio così. La fiducia, insieme alla capacità di investire tutte le risorse di cui disponiamo a tutti i livelli, è la condizione necessaria per cogliere l'opportunità mai vista di questo momento storico".

Ai clienti, sottolinea ancora, "proviamo a spiegare che occorre cogliere a tutti i livelli la portata di questa fase. Allungando l'orizzonte dei propri investimenti, guardando a mercati o asset class solo apparentemente più lontani, privilegiando ad esempio l'equity sul debito. È qui che c'è da assumere un rischio, che è comunque un rischio calcolato. Perché anche le scelte apparentemente più rischiose sul lungo periodo sono destinate a ripagare, e non poco". Quanto ai Pir alternativi "Non vorrei comparare i Pir tradizionali a quelli alternativi - osserva - sono strumenti diversi, cambiano i pro e contro. Certo quelli alternativi offrono ritorni più alti su tempi più lunghi, ma pagano l'illiquidità. È una scelta non per tutti, ma che molti dovrebbero considerare, soprattutto per una parte del proprio investimento. Sono strumenti che viaggiano paralleli, dobbiamo lavorare perché entrambi i canali godano dell'attenzione che meritano, senza ossessioni sui ritorni di breve periodo". Sui costi, ragiona, "è un mito da sfatare: mediamente costano meno degli Oicr tradizionali, e in Mediolanum prevedono commissioni più basse della media. Voglio lanciare una provocazione: in teoria dovrebbero costare di più, l'investimento nell'illiquido piuttosto che sull'Aim richiedono molto più tempo e molte più operazioni".

Quanto a Mediolanum "Ci torneremo pesantemente - fa sapere -. Anche con un tour per promuoverli in Italia, che dopo l'estate puntiamo a fare anche in presenza. In Italia il 90% del finanziamento alle Pmi viene dalle banche: è troppo, chiaramente troppo. Non arriveremo mai ai livelli degli Stati Uniti, che sono al 25-30%, ma il modo migliore per sostenere le imprese è accompagnarle al mercato. E qui anche noi possiamo dire la nostra, come dimostra l'esperienza di questi primi tre anni di corporate investment banking concentrato sulle Pmi". Tra 10 anni, Mediolanum "la vedo più grande - annuncia poi l'ad - cresciuta in modo organico, da sola".

Poi parlando di aggregazioni tra banche, Doris fa notare: "Oltre ad amare la nostra indipendenza, amiamo il modo con cui facciamo le cose: per salvaguardarlo è necessario mantenere il controllo della banca. Certo sappiamo che un nostro ingresso in un gruppo retail, o nella Mediobanca di turno, porterebbe grandi benefici a chi ci incorpora. Ma a noi no. Le dimensioni sono un must per le banche generaliste: il nostro caso, come ad esempio quelli di Fineco o Banca Generali dimostrano chiaramente che se hai una identità chiara non c'è bisogno di aggregarsi per crescere ed evolvere". Certo, ammette, "Nulla è per sempre. Tutto evolve, e vale anche per Mediobanca. Ma in questo processo la banca è sempre cresciuta. Nel frattempo sono cambiati gli interessi dei soci storici e ne è arrivato uno importante come Leonardo Del Vecchio, che potrebbe chiedere una sterzata: è per questo che noi abbiamo spostato la quota tra le partecipazioni cedibili. Finora Del Vecchio ha dato fiducia al piano del management e noi siamo rimasti a bordo, quando capiremo quale direzione abbia in testa per l'istituto valuteremo come muoverci".

E osserva: "Il governo ha ben presente il tema delle banche, come dimostrano gli interventi favore delle aggregazioni. Ce n'è uno che vi sta a cuore? È l'ora di prendersi tutti dei rischi, quindi c'è da spingere gli investimenti. In quest' ottica credo che la progressiva detassazione del capital gain all'aumentare del tempo di permanenza negli investimenti sull'azionario possa dare una spinta importante a questa asset class decisiva per lo sviluppo delle nostre imprese migliori".