Economia
Meeting Rimini, Il futuro delle nostre città. Alverà: "Puntare su idrogeno”
Megasiti, megalopoli, periferie: costruire sul costruito tra le sfide della rigenerazione urbana. Se n’è discusso oggi al Meeting di Rimini
Una città che non divide ma che unisce. Questo lo scopo ultimo e fondante del processo di rigenerazione urbana, che punta sempre di più alla sostenibilità di largo respiro, da quella ambientale a quella sociale.
Si pensava comunemente che Babilonia fosse la città più antica al mondo fino a quando non si scoprirono a Gerico le fondamenta di una città ancor più vecchia: gli scavi testimoniarono la presenza di grandi cisterne per contenere l’acqua. In queste si esemplifica, secondo lo storico Lewis Mumford, la caratteristica di accumulazione della città: “la città è un recipiente di recipiente” e vive in quanto ricorda.
In questo primissimo periodo la caratteristica dell’involucro è contrapposta a quella del magnete, concezione ormai del tutto prevalente che rende i nostri centri urbani sempre più cosmopoliti e attraenti.
La tendenza sempre maggiore della popolazione a spostarsi nelle città crea però sfide sempre più importanti, che legano indissolubilmente l’urbanistica al sociale.
Le periferie, fautrici di disuguaglianze, continuano ad essere il grande ostacolo da eliminare: come canta Renato Zero " lì si ferma il mondo, come la città". Anche questo è un problema antico, e come sottolinea ancora Mumford, se è vero che la popolazione riunendosi nella città decreta la divisione in classi e l’antica comunità viene smembrata in tanti sottogruppi (caste, classi, professioni, mestieri.), è pur vero che solo la città ha permesso la nascita della personalità, la dialettica e lo scontro tra opposti, avanzamento che non sarebbe forse mai stato possibile in un villaggio comunitario.
Oggi più che mai la città è centro per la creazione di individui e per l’espressione totale della personalità. E oggi più che mai è vero quello che sosteneva già Aristotele: “gli uomini si raccolgono nelle città per vivere; vi rimangono per vivere bene”.
L’incontro sulla “Rigenerazione urbana” tenutosi questo pomeriggio nell’ambito del Meeting CI di Rimini va in questa direzione, ponendo anche l’accento sui cambiamenti, o sulle accelerazioni di questi, che la pandemia ha posto in essere.
Giuseppe Bonomi, Amministratore Delegato Milanosesto, a tal proposito ha sottolineato: “lo shock economico della pandemia non è stato ancora del tutto percepito. Le aziende dovranno cambiare i propri modelli di business ma occorre anche un punto di vista lungimirante da parte di chi ci governa. Credo che i provvedimenti non sortiranno i loro effetti nel breve termine. Credo invece che le imprese e i cittadini debbano essere messi in grado di affrontare lo shock nel breve termine”
“Credo che le politiche urbanistiche del secolo scorso abbiano prodotti gravi danni di tipo sociale e economico. In quegli anni ci si è sempre basato sull’offerta degli spazi (pensiamo alle periferie o alle banlieue parigine) ora credo ci si debba basare piuttosto sull’offerta di servizi”
Quali sono le opportunità? Risponde Mario Abbadessa, Amministratore Delegato Hines Italy, che ha sottolineato: “ Milanosesto introduce subito una risposta alla domanda. Non è possibile che una realtà dinamica come Milano abbia un perimetro dinamico così ridotto. Quella che viene definita periferia in una grande città come Parigi o Londra sarebbe ancora centro città”
“È senz’altro gusto puntare sulla sostenibilità ambientale, ma deve essere la base imprescindibile dalla quale partire. Il problema nella rigenerazione urbana è parlare soprattutto della sostenibilità sociale! Il tema della polarizzazione crea infatti forti squilibri sociali. Nella rigenerazione urbana dobbiamo cercare di colmare il divario tra le varie classi sociali e per farlo dobbiamo evitare errori come nel passato, e per far questo la parola periferia non deve esistere più nel vocabolario della rigenerazione urbana”
Altro punto imprescindibile del dibattito è il tema dell’energia: “quando si parla di energia e di temi climatici non si può non guardare all’orizzonte globale e alla migrazione delle popolazioni verso le città”, sottolinea Marco Alverà, Amministratore Delegato di Snam, il quale evidenzia: “la sfida è duplice: fornire più energia e farlo in maniera più sostenibile. L’emergenza coronavirus si è legata fortemente con l’emergenza climatica. Innanzitutto la casa torna ad essere un tempio e il trend è quello di costruire degli uffici che possano poi essere convertiti a casa o casa-uffici. Inoltre le leve che si sono attivate con il post-covid ci hanno permesso di puntare ancora di più sul Green Deal, per arrivare nel 2050 a un mondo davvero a zero emissioni”.
Secondo l’AD, che di recente ha pubblicato anche un volume sul tema (Rivoluzione Idrogeno, ed. Mondadori) “l’idrogeno in questo contesto è la vera novità, quello che avrà secondo noi più successo potendo fornire energia pulita utilizzando infrastrutture già esistenti”
“Questo aiuterà molto la dimensione ‘E’ dell’ESG, che diventerà un fattore determinante per valutare le aziende. Siamo davanti a un nuovo tipo di capitalismo che dovrà puntare su tutte e tre le dimensioni ( Environmental, Social, Governance )”.
Il fattore sociale e ambientale si lega immediatamente a quello politico e amministrativo, come sottolineato da Luigi Benatti, Architetto Partner Studio TECO+: “la rigenerazione urbana è una possibilità di intervento che interessa in maniera assolutamente particolare ogni cittadino delle nostre città. Almeno il 50% della nostra popolazione abita in città densamente popolate, quindi parliamo di qualcosa di fondamentale per tutti. abbiamo un patrimonio edilizio che ha un numero di anni molto elevato, dal 2000 in poi abbiamo solo un 30% di patrimonio, quindi Dal punto di vista progettuale questo riguarda intere parte di città. Una sfida molto grande che riguarda un grande cambiamento anche nell’amministrazione pubblica. Viviamo in un complesso di norme delegata alle regioni ma abbiamo una norma nazionale risalente al 1942, serve una riflessione nazionale in questo proposito. Rimettere al centro della nostra discussione le città! “.
“Non possiamo essere schiavi della legge, ma dobbiamo riaggiornarle”, prosegue Marco Bucci, Sindaco di Genova, che sottolinea: ogni amministratore ha il dovere di lasciare le città che amministra migliore di quella di prima. La rigenerazione urbana è una delle componenti principali e come dice Renzo Piano, ‘dobbiamo costruire sul costruito’. Tutti i posti della città devono essere parimenti importanti, non possono esserci luoghi di serie B”
Andrea Gibelli, Presidente FNM, mette ancora in evidenza come sia importante la riqualificazione integrata di aeree molto estese: “La nostra Società non si occuperà solo di posizionare nuovi binari e acquistare nuovi treni ma stiamo pensando a un’idea di rigenerazione urbana su una scala molto ferroviaria. Abbiamo un progetto di filiera di rigenerazione. Nel mondo si parla molto di megasiti, e non di megalopoli: aeree molto connesse attraverso le infrastrutture. Il covid ha attualizzato questo tema. La nuova antropizzazione è costruire sul costruito, quindi abbiamo una linea ferroviaria che stiamo ripensando totalmente con una forte componente sociale”
Insomma la trasformazione verso le smart city sembra un processo ormai avviato, frutto forse di quel processo di “eterizzazione” e di creatività di cui parlava Toybee: secondo lo storico inglese infatti esistono delle comunità creative capaci di creare prodotti talmente raffinati da smaterializzare completamente la tecnica riducendola al semplice disegno o al funzionamento. Ma tutto questo, come più volte sottolineato dai relatori, non può esser fatto senza garantire coeasione sociale. Come scrive infatti ancora il nostro Mumford: "sia il Paradiso, sia l'Utopia, avevano un loro posto nella struttura delle città antica ma poiché i migliori progetti umani possono fallire e i sogni più riusciti, possono essere travolti da male interni, anche l'Inferno finì per diventarne parte”.