Economia

BlackRock mette gli occhi sull'Italia: il colosso americano punta a prendersi Ferrovie

di Rosa Nasti

Il governo Meloni ha dato il via libera al più grande fondo del mondo per superare la soglia del 3% in Leonardo, ora si guarda a Poste Italiane e Fs

BlackRock, pronto a comprarsi aziende italiane: nel mirino Leonardo, Fs e anche Poste Italiane

La visita di Larry Fink, numero uno di BlackRock, alla premier Giorgia Meloni non è solo una stretta di mano tra potenti, ma un segnale ben mirato: il più grande gestore di fondi al mondo l'Italia ha messo gli occhi sul nostro Paese. Non servono interpretazioni fantasiose per cogliere il senso di questa mossa: il governo Meloni ha aperto le porte a un gigante con asset in gestione per 10.600 miliardi di dollari.

BlackRock è la macchina finanziaria più potente del pianeta: al primo posto nella triade delle "Big Three", seguita da Vanguard e State Street. In realtà la presenza del fondo in Italia è già forte da anni, con un portafoglio che tocca i 17 miliardi di euro. Dai pesi massimi come Intesa Sanpaolo e Unicredit, passando per Mediobanca, Stellantis e Ferrari, fino a colossi energetici come Eni ed Enel, BlackRock è ovunque. Per questo motivo è scontato pensare che il suo Ceo, Fink, non sia venuto a Palazzo Chigi per una semplice visita di cortesia, ma per "comprarsi" un'altra fetta d'Italia, che si sta mostrando particolarmente appetibile per il gigante americano. 

Insomma una vera e propria colonizzazione, e non è mica un eufemismo. La vera partita si gioca sulla gestione degli asset di Sace, il gruppo assicurativo finanziario sotto il controllo del Mef, che potrebbe mettere nelle mani di BlackRock ben 3 miliardi di euro in asset. Se questo accordo andasse in porto, BlackRock diventerebbe l'alleato strategico della società pubblica che gestisce le assicurazioni per le imprese italiane, ruolo che la renderebbe praticamente indispensabile nel settore. Notizia che SACE ha fin da subito smentito non essendoci nessuna trattativa o accordo in corso

Non a caso, proprio di recente il governo Meloni ha dato il via libera a BlackRock per superare la soglia del 3% in Leonardo, trasformando il fondo americano nel primo azionista privato di una delle principali aziende di difesa italiane. Questo non è solo un "salto di qualità": ma l'affermazione del predominio del fondo nel Paese. La verità è che l’Italia, con i suoi 2.800 miliardi di debito, non può permettersi il lusso di scegliere. Ha un disperato bisogno di capitali, e per raccogliere risorse è pronta a mettere sul piatto privatizzazioni da 20 miliardi di euro. E d'altra parte BlackRock non ha bisogno di favoritismi per farsi strada: è già il leader indiscusso del gioco.

Il caso Unicredit-Commerzbank è emblematico. L'acquisizione lampo del 9% di Commerzbank da parte di Unicredit, orchestrata con chirurgica precisione durante la vendita decisa dall’autorità federale tedesca, ha fatto sollevare più di qualche sopracciglio a Berlino.  Ma il vero colpo di scena non sta solo nell'espansione di Unicredit, bensì nel fatto che, dietro le quinte, a manovrare le leve c'è ancora una volta BlackRock. Il gigante, che detiene ormai quasi il 7% di Unicredit dopo il buyback del marzo 2024, può quindi giocare un ruolo importante nell’ipotetica acquisizione o fusione delle due banche.

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Assalto alle privatizzazioni italiane: Post e Ferrovie nel mirino

Nel tentativo di "fare cassa" e sanare i conti pubblici, il governo Meloni punta alle privatizzazioni. L'obiettivo è raccogliere almeno 6 miliardi di euro, di cui 3 miliardi sono già stati realizzati con la vendita di una quota di Eni. Ora si guarda a Poste Italiane, di cui il governo potrebbe ridurre la partecipazione dal 65% al 50,01%, o forse anche meno.  Una mossa che però fa storcere il naso ad alcuni: vendere una quota del primo datore di lavoro in Italia, che genera utili per oltre un miliardo, porterebbe benefici immediati ma rischierebbe di tramutarsi in un problema in un orizzonte temporale più ampio. Ma i quasi 3.000 miliardi di debito pubblico costringono a prendere decisioni dolorose. 

Un destino simile potrebbe toccare alle Ferrovie dello Stato, un altro gigante pubblico in odore di privatizzazione, e nel mirino della "Roccia Nera" dopo il vertice tra Fink e Meloni. Stefano Donnarumma, amministratore delegato di Fs ha di recente ammesso l'intenzione di aprire il capitale dell'azienda a investitori privati, mantenendo comunque un controllo pubblico. D'altra parte Donnarumma riconosce che l’apertura di Fs ai privati è complessa e potrebbe richiedere fino a due anni. Nel documento strategico Nadef di settembre 2023, il governo prevedeva di raccogliere fino a 6,7 miliardi dalla vendita del 49% di Fs, fattore che rende il sistema di infrastrutture ancora più succulento per il fondo Usa. Un potenziale veicolo per questa collaborazione sarebbe Global Infrastructure Partners (Gip) un fondo americano acquisito da BlackRock che si sta cercando di ampliare anche in altre infrastrutture come porti e aeroporti, e che è già presente nel capitale di Italo con una quota del 36,5%. Per questo motivo la presenza di Gip in Fs potrebbe sollevare qualche dubbio relativo alla concorrenza nel settore ferroviario. 

Ma non solo Fs e Poste, anche il settore energetico è nel mirino del fondo. Prima di vedere Meloni, Fink ha anche avuto un incontro con Flavio Cattaneo, l’amministratore delegato di Enel (controllata al 23,6% dallo Stato e di cui BlackRock possiede il 5% ndr)  con cui ha discusso della riconversione delle vecchie centrali a carbone in data center. E non solo, anche sul tavolo del gruppo guidato da Claudio Descalzi, Eni, sono arrivate proposte di interesse da Blackrock verso Enilive, per puntare al 10% del business di car sharing e distributori. Insomma BlackRock vuole prendersi mezza Italia: un pericolo o un segnale che il Belpaese è tornato attrattivo?