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Economia
Metz (Bsh): "Ecco gli elettrodomestici del futuro. Investiamo 850 mln"

Metz (Bsh): "Ecco gli elettrodomestici del futuro. Investiamo 850 mln"

Forni che riconoscono le pietanze e scelgono in autonomia la temperatura di cottura. Piani a induzione invisibili (o quasi) agli occhi, o alimentati a idrogeno. No, non è il set del remake di Blade Runner, ma alcuni dei prodotti che Bsh ha presentato al Salone del Mobile di Milano. L’azienda è figlia di una joint venture tra Bosch e Siemens specificamente creata per il mondo degli elettrodomestici. Oltre ai due marchi, produce anche Gaggenau e Neff, due top di gamma nel comparto. Affaritaliani.it ha avuto la possibilità di intervistare in esclusiva Matthias Metz, ceo di Bsh, con il quale ha potuto parlare di sostenibilità, strategia, innovazione. Partendo da un numero: l’azienda investe il 5,7% del suo fatturato complessivo (pari a poco meno di 15 miliardi) in ricerca e sviluppo, ovvero 850 milioni ogni anno. Senza alcuna intenzione di abbassare la quota. 

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Metz, quali sono i valori del gruppo e le principali sfide che un’azienda come la vostra dovrà affrontare nei prossimi anni, dall’inflazione alla transizione green?
Il dna dell’azienda ha una cifra stilistica precisa: migliorare la vita a casa dei clienti. La nostra ispirazione è garantire al consumatore felicità, ma anche piacere, nell’utilizzare i brand che compongono il nostro gruppo e i prodotti che vendiamo. Prendiamo ad esempio Siemens e il suo nuovo forno a incasso: c’è una funzione di telecamera associata all’intelligenza artificiale che consente di riconoscere i piatti e cuocere alla perfezione qualsiasi pietanza: una rivoluzione rispetto a quanto si era visto in passato. Oppure, che dire del piano a induzione di Gaggenau che è in grado di “scomparire” alla vista? In quel caso ci mettiamo nei panni dei designer in modo da ottenere una “seamless integration”, un’integrazione senza segni, all’interno dello spazio abitativo. Per quanto concerne le sfide, ci sono molte incertezze sia per le dinamiche geopolitiche che per le conseguenze dell’inflazione che si riverberano sulle tendenze all’acquisto. Per quanto concerne la nostra industry, non vivremo tra 10 anni in un mondo in cui non si compreranno più elettrodomestici, ci muoviamo in un settore sicuro. 

Il ruolo dell’elettrodomestico è cambiato. È stato in passato una commodity, mentre oggi ha un compito sempre più attivo: spiega come cuocere gli alimenti, che cosa manca nel frigo e tanto altro ancora. Qual è il futuro dell’elettrodomestico?
Noi siamo un’azienda che ha cercato di ottimizzare i benefici per il consumatore: è cambiato il modo in cui gli elettrodomestici vengono impiegati all’interno della casa. Ognuno di essi oggi comunica con il consumatore in maniera da rendere la sua esperienza migliore. E, senza entrare nel dettaglio per non avvantaggiare i nostri concorrenti, posso dire che ci stiamo sviluppando nell’interazione tra la macchina e il consumatore. Il forno in grado di cuocere in maniera autonoma è solo un esempio, ma molto altro è in fase di sviluppo. 

Quali sono i mercati su cui vi state concentrando? L’Europa è matura, ma immagino che vi stiate concentrando su altri Paesi nel mondo, con ampi margini di crescita. 
Partiamo dall’assunto che noi vogliamo crescere in tutte le regioni. Bsh ha un mercato già maturo, specialmente in Europa, ma questo non significa che ci accontentiamo o che non pensiamo di crescere ulteriormente. Stiamo guardando, ad esempio, agli Stati Uniti e alla Cina. Ma poi ci sono anche Paesi enormi, come l’India, che hanno un tasso di penetrazione ancora molto basso e che quindi garantiscono grande interesse per il futuro. Basti pensare che, in India, solo il 0,3% della popolazione ha una lavastoviglie. E questo non è soltanto un discorso che riguarda le possibilità di vendita, ma che coinvolge anche la sostenibilità. Il lavaggio fatto tramite elettrodomestico consuma molta meno acqua di quello a mano e riduce anche l’energia necessaria. Non solo: i nostri prodotti hanno una durata garantita sempre più elevata, perché abbiamo fatto in modo che i pezzi di ricambio rimanessero disponibili per 15 anni dopo l’uscita dalla produzione di un determinato elettrodomestico. Il che è un tema di grande rilievo, ancora una volta, in un’ottica di sostenibilità. 

Un’ultima domanda, per quanto concerne la ricerca e sviluppo: che investimenti mettete in campo e che previsioni avete?
La percentuale è del 5,7% sul fatturato (14,9 miliardi, ndr), pari a circa 850 milioni. È ovvio che rappresenta il futuro dei nostri prodotti, e per questo non abbiamo intenzione di diminuire questa quota. Anzi…






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