Economia

Milano Digital Week, ALDAI-Federmanager: ricetta per managerialità e ripresa

di Micaela Longo

ll Presidente Villani: “I manager consentiranno la ripresa con innovazione digitale, sostenibilità, resilienza, cultura di impresa e modelli di business nuovi"

L’intervista di Affaritaliani.it a Bruno Villani, Presidente di ALDAI-Federmanager.

In occasione della Milano Digital Week 2020, ALDAI-Federmanager, l’Associazione che rappresenta e tutela oltre 15.000 dirigenti industriali della Lombardia, ha promosso una serie di eventi online per generare un momento di confronto sulle sfide che i manager dovranno affrontare in una Milano pesantemente condizionata dall’impatto dell’emergenza Covid-19.

Per portare avanti il cambiamento culturale, bisogna cambiare paradigma: abbandonare la dimensione spazio-tempo basata su presenza fisica e controllo, per abbracciare una cultura del lavoro per obiettivi. È necessario anche trasformare i modelli di business, riconvertire le produzioni, mettere in sicurezza le finanze dell’impresa e salvaguardare il futuro dei collaboratori. Le tecnologie digitali sono una delle armi di cambiamento più formidabili. Affaritaliani.it ha indagato il ruolo strategico del manager di oggi con un’intervista a Bruno Villani, Presidente di ALDAI-Federmanager.

Da un accordo stretto fra ALDAI-Federmanager e il MIP Politecnico di Milano è nata un’iniziativa che facilita l’accesso dei manager ai contenuti di ricerca dei 40 Osservatori Digital Innovation. In cosa consiste questo programma e qual è il suo obiettivo?

Questo accordo ha l’obiettivo di facilitare l’accesso dei manager ai contenuti di ricerca dei 40 Osservatori Digital Innovation, offrendo condizioni di favore ai nostri associati e la possibilità per loro di testare i servizi e di scegliere gli argomenti di interesse con consapevolezza. Tutto questo in ottica di miglioramento continuo, di formazione sulle competenze digitali. I manager delle imprese hanno l’occasione e l’opportunità di sviluppare un’“Intelligenza collettiva”, la sommatoria delle competenze di ognuno per ottenere un risultato maggiore, partecipando all’attività degli osservatori Digital Innovation (ricerca, workshop, convegni) e accrescendo il proprio sapere con un accesso attraverso una piattaforma online multimediale. L’obiettivo, quindi, è orientato alla crescita professionale, al miglioramento continuo e all’interazione con gli stakeholder e il territorio. Così facendo si promuove anche una diffusione della cultura dell’innovazione

La pandemia di COVID-19 ha ridisegnato i ruoli dei manager. Qual è il loro attuale rapporto con l’innovazione e la tecnologia e a quali nuovi compiti dovranno assurgere?

Questa emergenza pone molte domande e molte riflessioni. I manager, soprattutto milanesi e lombardi, sono consapevoli di dover affrontare diverse dinamiche e problematiche. Essi sono forti della loro capacità di resilienza, la virtù innata di adattarsi al cambiamento. I manager sanno che ciò che sta accadendo avrà un impatto sull’occupazione di tutte le aziende, impatto che può riguardare anche la figura del manager. Ma il manager rivestirà un ruolo strategico per portare le aziende fuori dalla crisi con competenze specifiche. Senza manager non può esserci ripresa. A partire da queste considerazioni, dobbiamo vedere la crisi come opportunità. Bisogna, però, fare un distinguo sugli impatti che la crisi avrà su PMI e grandi aziende. Se per molti liberi professionisti, abituati alla flessibilità, lo smart working non ha modificato in modo eccessivo le abitudini di lavoro, per molte imprese, soprattutto PMI (97,5% del tessuto economico produttivo italiano), esso è stato ed è tuttora una sfida da affrontare nell’immediato, spesso con molti limiti perché non ci sono preparazioni e strumenti inadeguati, senza contare le risorse economiche disponibili. C’è bisogno di digitale inteso anche come approccio culturale e di una nuova cultura di impresa basata sulla managerialità: per portare avanti un cambiamento culturale, come lo smart working impone, dobbiamo cambiare paradigma, lasciare la dimensione spazio-tempo con la cultura mediamente della maggior parte degli imprenditori basata sulla presenza fisica e il controllo e passare a quella del lavoro per obiettivi.

A mio avviso, il binomio impresa-manager si conferma essere l’ingranaggio capace di rendere ancora più competitivo l’intero sistema produttivo. Le imprese ora devono ripartire e per farlo due sono le priorità: far ripartire le opere pubbliche ed eliminare l’eccessiva burocratizzazione, superando il codice degli appalti. E’ necessario che vengano attuate misure e incentivi per l’assunzione dei manager nelle aziende. E’ impensabile fare a meno dei manager, ora più che mai. Il digitale può giocare un grande ruolo in questo contesto di forte cambiamento. Il vero manager, in una fase di cambiamento, se vuole essere credibile e vuole portare avanti risultati positivi, deve mettere in discussione, innanzitutto, il proprio ruolo e il proprio modo di fare. Cambiare non è facile, ma come diceva Peter Drucker: ”l’unico modo per gestire il cambiamento è crearlo in prima persona”. E’ necessario creare una task force e coinvolgere i portatori e attuatori del cambiamento: i manager.

Soft skills e nuovi modelli di business sono due elementi imprescindibili per il manager oggi: per trainare le imprese fuori dall’emergenza, oggi più che mai servono visione, capacità di comunicazione, capacità di relazione, capacità di fare squadra, capacità di ascolto, capacità di analisi, capacità di concepire (non basta fare un’analisi), resilienza, capacità di gestire situazioni delicate e conflittuali, leadership, ma, soprattutto, con la digital transformation il manager deve essere sempre più leader e meno capo, deve dialogare con la politica, con il territorio e con tutti gli stakeholder. Per questo servono manager le cui competenze proposte sono più che mai necessarie a reagire tempestivamente, a gestire situazioni di crisi individuando nuovi modelli di business. I manager di oggi devono ben comprendere lo stato dell’arte e individuare soluzioni innovative per recuperare in competitività, per abbracciare nuovi mercati e per pensare e passare a nuovi prodotti. Il nuovo prodotto a mio avviso non è più solo un’innovazione di prodotto ma materia prima + sensore + connettività

Come si inserisce all’interno del quadro la sostenibilità manageriale?

Partendo dal fatto che c’è una forte incertezza su quanto accadrà (dal ’29 ad oggi non abbiamo mai affrontato una crisi del genere), sicuramente oggi la carta vincente per le aziende è la sostenibilità, elemento indispensabile anche per attrazione e fidelizzazione di talenti, attivazione di interesse e flussi finanziari dei grandi fondi d'investimento. La sostenibilità diventa un fattore chiave di successo per la competitività e lo sviluppo delle imprese. La sostenibilità non deve essere intesa solo come approccio green ma anche come evoluzione del business verso modelli più resilienti. Oggi tecnologia e digitale possono essere la chiave di volta per uscire da un momento tanto delicato e complesso. Davanti a noi c’è una grande sfida: dobbiamo contribuire a trasformare radicalmente i modelli di business, riconvertire le produzioni, mettere in sicurezza le finanze dell’impresa e salvaguardare il futuro dei collaboratori. Le tecnologie digitali sono una delle armi di cambiamento più formidabili, capaci di integrare le forze necessarie di sviluppo. L’ultima Global Survey sul tema Data e Analytics di McKinsey evidenzia che i leader nell’uso di queste tecnologie ottengono mediamente un contributo di almeno il 20% su loro EBIT degli ultimi tre anni, un risultato straordinario.

"Infine", ha concluso Bruno Villani, Presidente di ALDAI-Federmanager"per far sì che le cose vadano bene, è necessario lavorare tutti insieme, essere protagonisti del cambiamento che vogliamo vedere, condividere filosofia e obiettivi superando personalismi e avendo come stella polare l’interesse generale e il bene comune, per la crescita e lo sviluppo del nostro sistema e del nostro paese. Per riuscirci è necessario partire dalle persone, rimettere l’uomo al centro in una sorta di nuovo umanesimo: l’umanesimo della rinascita. I manager di oggi devono partire da innovazione, tecnologie e competenze con la "C" maiuscola".