Economia
"Momento più pericoloso da decenni", l'avvertimento choc di Jp Morgan
Il big bancario Jp Morgan ha alzato il velo sui conti del terzo trimestre 2023. E seppur i risultati siano "solidi", il ceo Dimon avverte: "Periodo pericoloso"
Jp Morgan alza il velo sui conti del terzo trimestre, profitti netti per 13,1 mld
Se da un lato il colosso bancario americano Jp Morgan ha alzato il velo sui conti del terzo trimestre 2023 battendo le stime degli analisti, con ricavi in crescita del 22% a 39,874 miliardi, dall'altro il ceo Jamie Dimon ha sottolineato che "questo potrebbe essere il periodo più pericoloso che il mondo ha visto in decenni". A pesare sulle tasche della finanza globale tanti fattori, tra i quali tassi di interesse, inflazione e guerre (dall'Ucraina a Israele).
Una delle banche più grandi degli Stati Uniti ha chiuso il trimestre con dati sopra le attese. Secondo quanto riporta Investing.com i profitti netti hanno raggiunto quota 13,151 miliardi di dollari, 4,33 dollari per azione, il 35% in più rispetto ai 9,737 miliardi e ai 3,12 dollari per azione dello stesso periodo del 2022. I ricavi reported sono saliti del 22% a 39,874 miliardi, mentre quelli managed del 21% a 40,686 miliardi. Il consensus degli analisti stimava profitti per azione per 3,96 dollari con ricavi per 39,57 miliardi (39,65 miliardi era la stima di Lseg). Il costo del credito si è attestato a 1,4 miliardi, i prestiti medi sono aumentati del 17% e i depositi medi sono calati del 4%. A incidere sul risultato positivo sono stati in particolare tre fattori, riporta il sito online: l'aumento dei tassi di interesse, condizioni del credito favorevoli e l'acquisizione di First Republic Bank.
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Jp Morgan alza il velo sul trimestre, Dimon: "Periodo più pericoloso da decenni"
Risultati solidi anche dal punto di vista dell'amministratore delegato di JP Morgan, Jamie Dimon. Tuttavia, secondo il ceo, a causa delle incertezze macroeconomiche, tra guerre e inflazione, "questo potrebbe essere il periodo più pericoloso che il mondo ha visto in decenni". Nonostante la buona salute economica di cui godono attualmente consumatori e imprese statunitensi, “la persistente tensione del mercato del lavoro e i livelli di debito pubblico estremamente elevati, con il più grande deficit fiscale mai registrato in tempo di pace, aumentano il rischio che l'inflazione rimanga elevata e che i tassi di interesse crescano ulteriormente", ha commentato Dimon. Inoltre, ha spiegato, "non conosciamo ancora le conseguenze a lungo termine dell'inasprimento quantitativo". La guerra in Ucraina e il conflitto tra Israele e Hamas, poi, “potrebbero avere impatti di vasta portata sui mercati energetici e alimentari, sul commercio globale e sulle relazioni geopolitiche. Mentre speriamo per il meglio, ci prepariamo a qualunque scenario”, ha concluso l’ad della banca newyorkese.