Economia
Mps, faro Ue sui "giochi romani". Un'altra prova: non contiamo nulla
Morelli dovrà accettare la supervisione di un advisor gradito a Bruxelles che controllerà che il prezzo dei crediti Utp sia allineato a quelli di mercato
Tali crediti, come già segnalavano in un report gli analisti di Equita Sim, sono coperti al 44% (ossia sono iscritti in bilancio ad un valore netto di 56 centesimi per ogni euro di valore nominale) e potrebbero essere ceduti a Sga, la “bad bank” pubblica che già si occupò degli asset tossici del Banco di Napoli e più di recente delle due ex popolari venete. Se il prezzo di cessione rimanesse vicino a quelli di carico, ad esempio se Sga pagasse i crediti il 50% del loro valore nominale, il Cet1, prevedono gli uomini di Equita Sim, potrebbe mantenersi attorno agli attuali livelli (12,4%).
Una volta completata la cessione aumenterebbero le possibilità di trovare un acquirente per Mps, viste le valutazioni “distressed” dell’istituto (ai valori attuali le quotazioni sono inferiori a 0,2 volte l’utile tangibile per azione, ovvero a circa 3 volte l’utile normalizzato). Grazie a queste ipotesi il titolo da qualche seduta ha smesso di perdere quota (cede ancora olter il 50% a un anno, ma oscilla circa mezzo punto sopra i valori della scorsa settimana). C’è però un problema.
L’Antitrust Ue avrebbe infatti imposto come advisor la società americana Oliver Wyman per verificare che il prezzo che sarà pagato dall’acquirente sia in linea coi valori di mercato. Wyman è già stato utilizzato come consulente dalla Vigilanza Bce in numerose occasioni ed è dunque un “cane da guardia” di Bruxelles il cui utilizzo conferma come la Commissione Ue non si fidi eccessivamente del governo gialloverde e tema che possa cercare di gonfiare artificiosamente il prezzo degli Utp da acquistare per passare sottobanco ulteriori aiuti di stato.
Problemi analoghi sono già sorti in queste settimane con Banca Carige, per favorire la cui aggregazione il Salvimaio ha dapprima ipotizzato una trasformazione delle Dit (imposte differite) in costi di ristrutturazione, più rapidamente ammortizzabili. Poi nel più semplice allungamento delle scadenze entro cui poter emettere bond coperti da garanzia pubblica (le “gacs”), da fine giugno a fine dicembre, così da consentire all’istituto genovese di emettere ancora un miliardo di euro di bond e rifinanziarsi sul mercato a tassi agevolati.
Nell’uno e nell’altro caso, le crisi bancarie italiane stanno facendo emergere con prepotenza l’isolamento e la debolezza in sede europea dell’Italia (che appare dunque colpita da ciò che in termini tecnici viene definita una “stigma”), non essendo state imposte misure simili, ad esempio, quando si è trattato di valutare la fattibilità di una fusione “pangermanica” tra Deutsche Bank e Commerzbank (poi naufragata).
Luca Spoldi