Economia

Mps frena la corsa di Letta alle suppletive. Landini non vuole lo spezzatino

di Andrea Deugeni

E nel Pd si respira un certo imbarazzo. Inside

La grana Montepaschi per il Pd alle suppletive a Siena. Fra la seconda metà di settembre e la seconda metà di ottobre, in corrispondenza con le Comunali, si terranno nella città del Palio le elezioni per riempire il seggio lasciato scoperto dall’ex parlamentare del Pd Pier Carlo Padoan, andato a presiedere UniCredit ed eletto proprio all'uninominale nel collegio di Siena. Contesa a cui potrebbe decidere di partecipare il neo segretario Dem Enrico Letta per tornare in Parlamento.

Non lo so, non ne stiamo parlando, è l'ultima delle cose. Vedremo, non è la priorità in questo momento. E' un'ipotesi sulla quale i senesi del Pd mi hanno cercato nelle settimane scorse e vorrebbero che io andassi lì, però non è la priorità. La nostra logica, comunque, è che decidono i territori. Sono contro le imposizioni dall'alto, vediamo cosa decideranno i territori”, ha chiarito ieri Letta a Porta a porta.

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Quello che Affaritaliani.it può riferire è che della candidatura senese di Letta se n’è discusso all’interno del Nazareno fino a pochi giorni fa e che la questione è stata ora congelata. Come mai? Fonti all’interno del Pd toscano spiegano come il tema non sia assolutamente da considerarsi slegato dalla privatizzazione del Babbo Monte, come viene chiamato dalle parti di piazza del Campo l’istituto di credito più antico del mondo. 

Anzi, l’estrema cautela nel Pd con cui si starebbe trattando la possibilità offerta dalle suppletive senesi di far tornare il segretario Dem a Montecitorio sarebbe da leggersi proprio con la chiave di lettura Montepaschi, banca in passato legata a doppio filo con il principale partito della sinistra che solo nel 2018 alle Comunali ha perso per la prima volta nella storia la guida dell'ex roccaforte rossa.

L’uscita dal capitale di Rocca Salimbeni da parte del Tesoro, socio pubblico con il 64,4%, è stato un argomento da maneggiare con cura e spinoso all’interno del Nazareno già lo scorso anno durante il governo giallo-rosso.

Daniele Franco
 

L’architettura finanziaria degli incentivi fiscali (deferred tax asset, Dta) costruita da Roberto Gualtieri, ex ministro dell’Economia appartenente allo stesso partito di Letta, inserita nell'ultima legge di bilancio per facilitare la privatizzazione di Mps e consentire all’Italia di ottemperare agli impegni presi nel 2017 con Bruxelles in sede di ricapitalizzazione precauzionale, aveva spaccato il Nazareno, creando i mal di pancia del Pd toscano capitanato dal presidente della Regione Eugenio Giani (bancario Mps). Fazione contraria alla vendita dell’istituto in favore del progetto politico, condiviso anche dal M5S, di fare del Monte il nucleo attorno al quale costruire una grande banca pubblica per le Pmi. 

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In autunno, le stelle si allineeranno ancora in una sorta di congiuntura astrale negativa per il Pd. Dopo gli stress test della Bce, con all’orizzonte l’operazione di rafforzamento patrimoniale da 2,5 miliardi di euro, subordinata all’autorizzazione della Dg Comp e della Bce e il Tesoro che deve far sapere entro la fine dell’anno all'Unione europea come intende strutturare la propria way-out (da aprile 2022) dal capitale della banca, è probabile infatti che la grana Montepaschi esploda sullo scacchiere politico in tutta la sua violenza. Grana che, con il copione già visto in passato a Siena di una data room semivuota e lo spezzatino come piano B già allo studio del Tesoro, entrerà sicuramente in campagna elettorale a Siena, viste le 2.500 famiglie di impiegati Mps in città che crescono a quasi 6 mila in Toscana (poco più di 20 mila dipendenti in tutto in Italia). 

Quale sarà la posizione di Enrico Letta sul delicato tema privatizzazione/spezzatino considerando anche che il dossier, risolta ad agosto con il decollo di Ita la storia infinita dell’Alitalia, approderà nei prossimi mesi sul tavolo del premier Mario Draghi? Oltre agli alleati del M5S, il Centrodestra, Lega in primis, ha già fatto capire che Babbo Monte, almeno nelle vesti di banca locale, deve rimanere a servire i correntisti dei piccoli paesini della Toscana. 

Per capire l’aria che tira e il clima che attenderebbe il numero uno del Pd a Siena basta osservare le dichiarazioni rilasciate lunedì da Maurizio Landini, segretario generale della Cgil, sindacato storicamente contiguo al principale partito di sinistra, fuori da Palazzo Koch a Roma al termine delle considerazioni finali del governatore della Banca d'Italia Ignazio Visco.

(Segue...)