Economia

Mps, Ita, nomine, Superbonus: tutte le partite di Giancarlo Giorgetti

di Marco Scotti

Il ministro dell'Economia è gravato da mille problemi: da quelli interni con la Lega fino alle bollette, passando per le concessioni balneari

Giorgetti, una lunga carriera politica

Chi conosce Giancarlo Giorgetti ha dichiarato ad Affaritaliani.it che in questo momento sta vivendo un periodo complicato. La Lega non lo riconosce perché troppo europeista, liberale, “draghiano”. Giorgia Meloni, che pure l’ha voluto in Via XX Settembre, gli ha piazzato alle calcagna un fedelissimo come Maurizio Leo, a riprova di una fiducia non proprio illimitata. In Europa non è esattamente tra i membri più in vista, basti pensare che, non più tardi di un mese fa, ha dovuto battere i pugni (a suo modo) stigmatizzando la visita congiunta dei ministri dell'Economia francese e tedesco, Le Maire e Habeck, a Washington. “L'avesse fatto l'Italia – aveva detto al Corriere -, questo governo sarebbe stato accusato di essere sovranista e antieuropeo. Saremmo sotto processo". Che ricorda un po’ la storia della volpe e l’uva. 

Insomma, dopo aver fatto per nove anni il sindaco di Cazzago Brabbia; dopo essere stato eletto deputato per sette volte; dopo, infine, essere stato Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio nel Governo Conte I e ministro dello Sviluppo Economico con Draghi, oggi Giorgetti si trova vittima del suo essere “sui generis” sotto tanti punti di vista. Troppo atlantista per essere un leghista doc; troppo liberale per convincere Fratelli d’Italia. Troppo moderato per i sovranisti, tanto che fu chiamato nel 2013 da Giorgio Napolitano tra i dieci “saggi” che dovevano individuare punti di convergenza tra centro-sinistra e centro-destra dopo l’impasse delle elezioni politiche. Il suo sodalizio con Mario Draghi è stato inossidabile. E c’è da scommettere che ogni tanto, anche se non potrà mai ammetterlo, lo rimpianga. Sente la mancanza di qualcuno con cui condividere il peso del potere, enorme, che gli è stato conferito