Economia
Mps, Leu e M5S danno battaglia. Il Ceo Bastianini presenta il piano il 17
Mentre nella maggioranza sta per riaccendersi la tensione fra M5S, con l'aggiunta di Leu e Pd sulla dote fiscale cucita su misura per UniCredit per consentire un’acquisizione di Mps a impatto zero sul capitale di Piazza Gae Aulenti, la banca senese si prepara ad alzare il velo su una proposta di nuovo piano industriale che conterrà anche alcuni scenari di fabbisogno patrimoniale. Lo ha fatto sapere la stessa Rocca Salimbeni, secondo cui il documento costituisce il presupposto necessario per l'avvio dell'interlocuzione con Bruxelles per il prosieguo del business in un’ottica di merger o stand-alone. Entro la fine del mese di gennaio 2021, poi, la banca sottoporrà alla Bce il capital plan comprensivo delle misure propedeutiche al necessario rafforzamento patrimoniale.
Secondo quanto ha rivelato l’agenzia MF DowJones, Bastianini ha appena illustrato al Tesoro, primo azionista a Siena con il 64,23%, l’opzione stand-alone che permetterebbe alla banca toscana di stare sul mercato da sola oltre la scadenza del 31 dicembre 2021 indicata dall'Europa per la privatizzazione, mettendo fuori dal perimetro aziendale 3 mila esuberi e non i 6-7 mila ipotizzati in caso di fusione con UniCredit, oltre a minori chiusure di sportelli (40-50 circa). Una volta alleggerita, Mps potrebbe individuare con più precisione, e più tempo, la direzione da prendere e il partner migliore con cui accasarsi.
In un’ottica di merger, anche se circolano le indiscrezioni su una proposta grillina di business-combination fra Siena ed Amco, la ex Sga controllata anch’essa dal Tesoro e che opera nel settore dei non performing loan, l’opzione principe per il risiko bancario a Rocca Salimbeni è quella di un matrimonio con UniCredit. Istituto che, secondo quanto ha fatto sapere Mediobanca, advisor di Mps per il dossier M&A, potrebbe ottenere un beneficio complessivo di nuovo valore in una forchetta compresa fra i 5,2 e i 7,8 miliardi, compresa la dote fiscale lorda di tre miliardi delle Deferred Tax Asset (Dta). Imposte attive differite inserite in norma della legge di bilancio costruita ad hoc dal direttore generale del Tesoro Alessandro Rivera per invogliare un compratore dalle spalle larghe come UniCredit a inglobare Siena, permettendo l’uscita del Tesoro dal capitale secondo le tempistiche fissate da Via XX Settembre con la Bce.
C’è un però. Dopo che l'emendamento 5S che voleva limitare il beneficio delle Dta (facendole scendere da tre miliardi a 500 milioni e che quindi avrebbe reso Siena meno appetibile) era stato giudicato inammissibile, con la Commissione Bilancio alla Camera che aveva spuntato le unghie ai grillini, oggi i pentastellati hanno vinto il ricorso per la riammissione della norma riguardante le aggregazioni bancarie, ottenendo che la discussione approdi in aula. Un risultato che torna a mettere i bastoni fra le ruote a buona parte del Pd e, in particolare, al Dem ministro dell’Economia Roberto Gualtieri. Finito, sempre sullo stesso argomento con un emendamento fotocopia, sotto il fuoco amico dell'altro alleato di governo Leu. Poi c'è la grana delle cause legali miliardarie (petitum di 10 miliardi che spaventa ogni ragionevole compratore) e gli eventuali costi per oneri straordinari sopravvenienti da un matrimonio bancario.
Insomma, mentre UniCredit, alla ricerca di un nuovo Ceo dopo lo scossone Mustier, ha fatto sapere che non prenderà in considerazione operazioni penalizzanti, la strada per la privatizzazione di Mps si fa sempre più in salita.
@andreadeugeni