Economia

Mps, Lovaglio come Fontana: l’ovvio diventa arte

di Marco Scotti

Lovaglio ha avuto il coraggio di tagliare con il passato. Come le tele di Fontana, il suo lavoro è stato netto e radicale, con una semplicità che solo a posteriori si rivela geniale

Mps, così Lovaglio ha reso nuovamente sostenibile il "Monte"

Quando Luigi Lovaglio è arrivato a Siena, la città che vive sotto le onde del Monte dei Paschi si trovava in ginocchio. Non era una semplice crisi finanziaria: era l’epilogo di un lungo romanzo fatto di promesse infrante, errori colossali e, soprattutto, di quel maledetto legame tra politica e finanza che ha rischiato di far sprofondare la banca più antica del mondo.

Eppure, oggi, quel romanzo sembra aver cambiato trama. L’utile netto vola a +60%, un risultato che solo un anno fa sarebbe sembrato utopia. È il risultato di una gestione ferrea, di un manager che ha saputo rompere con il passato e che ha strappato la banca da quel pantano in cui era stata trascinata. Ma è anche la vittoria di chi ha creduto che MPS potesse trovare una via d’uscita da sola, con un’ipotesi stand-alone che proprio Affaritaliani aveva lanciato già da tempo, quando tutti parlavano di “svendere” Siena al miglior offerente.

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L’acquisizione di Antonveneta resta il simbolo di tutto ciò che in MPS non ha funzionato: un’operazione folle, senza vere verifiche, con un prezzo gonfiato da deliri di potere e strategie politiche che nulla avevano a che fare con la logica bancaria.

Siena, dal quel momento, ha vissuto il peso insopportabile di un’eredità avvelenata, di una voragine finanziaria che sembrava incolmabile. Eppure, con Lovaglio, quella voragine si sta richiudendo, giorno dopo giorno. La banca torna a essere sostenibile e, per la prima volta, si può parlare di una Siena che corre da sola, senza la zavorra politica sulle spalle.

Ma il risiko bancario è in agguato. C’è sempre la tentazione di una combinazione, di una fusione con qualche colosso italiano o straniero che vede in MPS una preda succulenta. Il deal con un grande player – che sia Intesa o un gigante internazionale – è uno scenario che non possiamo ignorare.

Ma, dopo anni di gestione “incestuosa” tra politica e banca, c’è finalmente l’idea che questa volta Siena possa fare da sola, che la possibilità di un futuro stand-alone non sia solo un sogno. Il consolidamento bancario, dicono gli esperti, è inevitabile. Ma forse non per MPS, che oggi ha tutte le carte per camminare sulle sue gambe.

Lovaglio ha avuto la visione e il coraggio di tagliare con il passato. Come le tele di Lucio Fontana, il suo lavoro è stato netto e radicale, con una semplicità che solo a posteriori si rivela geniale. Tagliare per ricreare, rompere con le vecchie logiche e restituire a Siena la dignità perduta. Oggi MPS si presenta come l’equivalente dei tagli di Fontana: ovvio e semplice, ma rivoluzionario.

Nessuno aveva mai osato prima, e nessuno aveva creduto davvero che questa banca potesse risorgere senza finire all’interno di un conglomerato. Oggi Siena guarda al futuro con la stessa lucidità di quel gesto artistico: un taglio netto, un cambiamento che non è solo di facciata, ma che segna una rinascita autentica. E forse, questa volta, una vera indipendenza.