Economia

"Ops su Mediobanca? Mps preda di azionisti avventati. Dietro la scalata un rapporto irrisolto con la politica"

Il risiko bancario si infiamma: Giulio Sapelli, economista ed ex presidente della fondazione Mps, commenta senza mezzi termini l'operazione lanciata dall'istituto senese su Piazzetta Cuccia

di Rosa Nasti

Mps, intervista all'economista Sapelli dopo l'offerta del Monte dei Paschi su Mediobanca

 

"Lovaglio non deve piegarsi alla pressione di azionisti privati spericolati, interessati solo a destabilizzare Mediobanca". Così Giulio Sapelli, tra i massimi esperti di economia ed ex presidente della fondazione Mps, commenta con Affaritaliani.it l'offerta lanciata su Piazzetta Cuccia. L'economista delinea una visione chiara e, per certi versi, controcorrente su quella che definisce un'operazione "terribile che mina l'intero sistema."

Risorta dalle sue macerie dopo anni di crisi, Mps punta dritto a Mediobanca, accendendo ulteriormente il già bollente risiko bancario italiano. Luigi Lovaglio, amministratore delegato della banca più antica del mondo, difende con fermezza il razionale industriale di questa fusione strategica: il matrimonio tra la storica banca del risparmio gestito e l'operazione di rilancio del Monte. Ma per Sapelli questa mossa è un clamoroso errore. "Dopo aver risanato Mps, Lovaglio dovrebbe concentrarsi sul rafforzamento della banca, un percorso che aveva già avviato con successo", spiega senza mezzi termini. "La vera forza di Mps sta nel radicamento territoriale e nell’expertise unica nel mercato dei capitali e nella produzione di prodotti finanziari. Dovrebbe concentrarsi su questo, piuttosto che affidarsi o cedere alla pressione di azionisti privati spericolati che puntano a destabilizzare Mediobanca".

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Perché? L’operazione non è affatto isolata. Dal novembre scorso, quando Orcel (Unicredit) ha lanciato la prima mossa con l’offerta su Banco Bpm, è evidente che ci troviamo in una complessa partita a scacchi orchestrata su più fronti, con Giancarlo Giorgetti da Palazzo Chigi a fare da regista, spalleggiata da due pesi massimi dell’imprenditoria italiana: Francesco Milleri e gli eredi di Leonardo Del Vecchio (con la Delfin) e Francesco Caltagirone. Entrambi, oltre a controllare quote significative di Mps e Generali, sono azionisti di rilievo anche in Mediobanca. Ed è qui che Giulio Sapelli colpisce duro: "Se c’è una cosa di cui questo Paese ha bisogno, è di conservare un interlocutore serio e affidabile per il credito medio-lungo termine, come Mediobanca. Tanto più quando certi azionisti siedono già nel suo consiglio di amministrazione. Questa mentalità infestante, che non ha nulla a che vedere con la governance anglosassone, sta distruggendo il sistema".  

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E sul tanto discusso progetto di un terzo polo bancario, Sapelli non fa sconti: "Ma perché creare un altro grande polo bancario? Questo Paese ha bisogno di nuove banche: piccole, territoriali, cooperative, popolari, in grado di sostenere le piccole e medie imprese. È questo che serve". E aggiunge: "Con la crisi tedesca che si sta abbattendo sull’Europa, anche l’Italia ne subirà le conseguenze. E operazioni come questa, invece di rafforzare il tessuto bancario, distruggono opportunità e stabilità. Spero davvero che Banca d’Italia faccia sentire la sua voce".  

Ma l’acquisizione di Mediobanca da parte di Mps potrebbe preludere anche una futura ed eventuale scalata su Generali? "Indubbiamente", risponde Sapelli senza esitazioni. E sui mercati l’affondo è ancora più deciso: "Il mercato è ormai un’entità sregolata, che ha frantumato tutti gli sforzi fatti in passato per promuovere una buona governance. Il sistema è cambiato in peggio, e questa operazione ne è l’esempio lampante. Per di più, a mio avviso, dietro tutto questo si cela un rapporto con la politica non risolto: il governo tace, Bankitalia tace. Ed è gravissimo".