Mps, pressing Pd per blindare Viola e sostituire Clarich in Fondazione. Rumors
Secondo quanto riporta Il Giornale, il Pd sarebbe tornato alla carica per condizionare le vicende dell'istituto bancario senese. Ecco come
Mentre Mediobanca riunisce le banche per tirare le fila della complessa manovra di rafforzamento patrimoniale di Mps, la politica non vuole saperne di mollare la presa sulle vicende bancarie senesi. In particolare, secondo quanto riporta Il Giornale, negli ultimi giorni da Pierluigi Bersani e dall'entourage dell'ex segretario ancora strettamente legato con il Pd della città del Palio sarebbe partiti una serie di tentativi per condizionare ancora la governance sull'istituto di credito più antico del mondo. Da una parte, Bersani, secondo le indiscrezioni, sarebbe sceso in pressing sul Tesoro, che a Siena per l'eredità dei Monti-bond è grande azionista con il 4% del capitale, per cercare di blindare e mettere in sicurezza dagli esiti del prossimo aumento di capitale la poltrona dell'amministratore delegato Fabrizio Viola, manager impegnato da tempo in una complessa opera di turnaround a Rocca Salimbeni e chiamato nel 2012 assieme ad Alessandro Profumo a mettere una pietra sopra sulla gestione disastrosa di Giuseppe Mussari e Antonio Vigni.
I tentacoli dei Democrat, inoltre, si muoverebbero anche verso la Fondazione senese che della banca, dopo un passato glorioso in cui controllava anche una quota oltre al 50%, ora dopola cura Mansi è titolare di uno striminzito 1,4%. Secondo Il Giornale, il Pd senese spingerebbe soprattutto per sostituire Marcello Clarich alla presidenza dell'ente, con Marco Turchi. Clarich, docente di diritto amministrativo all'Università Luiss e avvocato cassazionista, è presidente della Fondazione Mps dall'estate 2015. Turchi, invece, ragioniere, è gia stato vicepresidente di Mps e, in precedenza, sindaco effettivo revisore del Monte negli esercizi 2009-2011 durante la presidenza Mussari.
Mentre a Piazza Affari a metà giornata il titolo è in recupero a 0,245 euro portando a casa l'1,37% grazie all'effetto sul comparto di una rumoreggiata fusione teutonica fra Deutsche Bank e Commerzbank, rispettivamente primo e secondo istituto di credito tedeschi, gli advisor di Siena per il prossimo aumento di capitale di Mps si vedranno domani per sistemare alcuni tasselli tra i quali valutare l'ipotesi, emersa ieri, di ricomprendere anche, in minima parte, e sempre in forma volontaria, i bond collocati sul mercato retail. Nel vertice, prosegue il quotidiano, si dovrebbe inoltre esaminare la tempistica: molte banche avrebbero raccolto l'orientamento degli investitori a sottoscrivere azioni ma solo a valle del referendum, in modo da avere certezze sugli assetti politici e istituzionali del Paese.
La data della consultazione referendaria non è stata ancora fissata, sembra che il Governo voglia indirizzarsi verso fine novembre e questo significa che bisognerà portare a termine l'operazione a tappe forzate. Alla riunione indetta ieri nel tardo pomeriggio, dal team di Alberto Nagel, sono invitati i bankers Jp Morgan, Credit Suisse, Citi, Santander, Bofa Merrill Lynch, Goldman Sachs, Deutsche Bank che costituiscono le prime file dell'operazione sul capitale pre-garantita fino a 5 miliardi. All'interno di questa manovra, per ridurre il rischio da collocare sul mercato, sta prendendo piede la possibilità di conversione volontaria di una parte dei bond subordinati collocati presso investitori istituzionali.
L'obiettivo sarebbe abbassare il rischio di mercato a 3-3,5 miliardi, pertanto la tranche cosiddetta di "liability management" sarebbe di 1,5-2 miliardi. Per ingolosire i sottoscrittori ad aderire alla conversione si dovrebbe optare per un prezzo a premio di circa il 60% sul valore corrente che è a sconto (50%) sul valore nominale.