Economia

Mps, Rivera: Bastianini resta Ceo. "Né pubblica né perno 3° polo, Mef uscirà"

di Andrea Deugeni

Il direttore generale del Tesoro in Commissioni riunite Finanze di Camera e Senato fa il punto della situazione sulla privatizzazione della banca

Dunque, nessuna banca pubblica e terzo polo partendo da Siena, a cui aggregare progressivamente gli altri due istituti osservati speciali nel sistema bancario: al Nord Carige e al Sud Banca Popolare di Bari, controllata dalla pubblica Invitalia. Per il futuro, "qualunque ipotesi su cui ragionare deve contemplare che lo Stato non sia nel capitale della banca per le ragioni già espresse. Siamo nella banca in virtù di un aiuto di Stato che deve essere temporaneo, siamo vincolati ad uscire”, ha spiegato poi Rivera rispedendo subito al mittente quanto invece vanno chiedendo a gran voce in Parlamento Lega, M5S e Fdi.

Ci sono i “presupposti - ha aggiunto - per condurre l'interlocuzione con la Commissione europea sulla base di elementi oggettivi e in modo costruttivo, con cauto ottimismo” e "definiremo un nuovo vincolo" con la Commissione Ue, tracciando "un percorso di rafforzamento" che forse "ci metterà in una posizione più solida per uscire dalla banca".

Ma per Mps non può esserci un futuro come banca pubblica: "L'Italia ha già una banca nazionale di promozione che è la Cdp, quindi il soggetto che si cura di essere attivo e presente nel settore del credito perseguendo finalità di interesse pubblico con finalità di lungo termine esiste già”.

Quindi ora "si renderà necessario procedere ad un rafforzamento della struttura patrimoniale mediante un'operazione che sappia convincere il mercato sulla base di un piano solido e credibile che dimostri che la banca saprà cogliere le opportunità che deriveranno dalla revisione degli impegni e che risponda ai risultati dello stress test pubblicati a fine luglio. Il piano”, ha spiegato ancora Rivera, “dovrà tener conto sia delle note positive che si riscontrano nell'evoluzione dello scenario macroeconomico, sia delle incertezze e dei rischi che tuttora lo caratterizzano”.

In ogni caso, “il Ministero è pronto a sostenere l'iniziativa e a fare la sua parte come azionista di controllo”. Rispondendo alle domande, Rivera ha ricordato che "nel piano che il management ha preparato è previsto un aumento di capitale. E' molto probabile che l'aumento di capitale sia necessario anche dopo che questo piano sarà ulteriormente affinato e rivisto. Per Rivera, "ora è presto per dire" quanto sarà tale aumento. All'esito della discussione sul piano, "si valuterà con i diversi interlocutori, l'Autorità di vigilanza, la Bce, la Commissione europea quale sia l'entità necessaria. Anche - ha concluso - per quanto riguarda naturalmente la riduzione dei costi o le prospettive di aumento di ricavo".

L’aumento di capitale sarà a condizioni di mercato, in modo da disinnescare qualsiasi ipotesi di burden sharing. E il Tesoro dovrà “rinegoziare con la Commissione europea gli impegni previsti dalla decisione del 2017 che non sono stati pienamente rispettati e che riguardano in particolare la riduzione dei costi, riportando i medesimi su un livello di sostenibilità nel lungo periodo". A riguardo Rivera ha ricordato che, come già avvenuto in passato, "la modifica degli impegni richiederà delle ulteriori misure compensative a carico della banca": misure "da definire e concordare con la Commissione". 

(Segue...)