Natuzzi: il giudice reintegra, l'azienda licenzia. Paura tra i 1300 dipendenti
Natuzzi, dopo la sentenza di reintegro il gruppo di Santeramo in Colle ha fatto anche sapere di non essere in condizione di rispettare il contratto di programma
Torna la paura tra i 1.300 dipendendi della Natuzzi. "Natuzzi ha preso atto con pieno rispetto della sentenza del giudice e darà seguito a quanto deciso: il prossimo 3 luglio, i tre lavoratori reintegrati verranno collocati in formazione per la riqualificazione e successivo reinserimento nel ciclo produttivo", ha spiegato l'azienda dopo che ieri si è riunita la Cabina di Regia presso il ministero dello Sviluppo Economico, alla presenza del viceministro Teresa Bellanova, delle organizzazioni sindacali e dei rappresentanti istituzionali di Regione Puglia e Basilicata.
Natuzzi, in quell'occasione, si legge nella nota, "ha informato le parti coinvolte sull'ordinanza del giudice del lavoro presso il Tribunale di Bari di reintegrare, all'interno di Natuzzi Spa, 3 dei 176 lavoratori che avevano rifiutato il ricollocamento presso la New.co e impugnato il licenziamento dell'ottobre 2016, contestando l'iter della procedura di Mobilità applicata limitatamente ai collaboratori in Cigs presso lo stabilimento di Ginosa". L'azienda, tuttavia, sottolinea Natuzzi, "non ha potuto negare di trovarsi di fronte a uno scenario che potrebbe avere impatti significativi sull'attuale assetto industriale, poiché l'inserimento di ulteriori 176 lavoratori nel ciclo produttivo non è sostenibile, né economicamente né industrialmente".
Pertanto, quando il quadro della situazione sarà definito e si conoscerà il numero esatto dei lavoratori da reintegrare, sottolinea Natuzzi, "l'azienda provvederà contestualmente alla loro reintegra al licenziamento, secondo i criteri di legge, di altrettanti lavoratori attualmente in organico. Inoltre, in ragione dell'impatto economico/finanziario derivante anche dagli altri contenziosi inerenti le differenze retributive per mancata rotazione Cig nel corso degli ultimi 10 anni, per la cui gestione la società ha già stanziato un fondo di 13,5 milioni di euro, Natuzzi si vede costretta a sospendere i nuovi investimenti previsti dal Piano Industriale e a non sottoscrivere il Contratto di Programma".
Circa la New.Co di Ginosa che Natuzzi si era impegnata a costituire per dare un'altra occasione lavorativa a dipendenti da oltre 12 anni in Cassa Integrazione, vista l'esiguità dei lavoratori che hanno accettato la ricollocazione, l'azienda "si vede impossibilitata ad avviare l'implementazione del relativo Piano Industriale. Come sostenuto durante la Cabina di regia, Natuzzi si impegna - entro ottobre 2017 - a trovare una soluzione per i 32 collaboratori assunti". Il Gruppo sottolinea che in questi anni, in sinergia con i Sindacati e le Istituzioni, "ha sempre lavorato con l'obiettivo di recuperare la competitività delle produzioni italiane e salvaguardare l'azienda, sostenendo, dal 2001 ad oggi, investimenti per circa 1 miliardo di euro. Durante la Cabina di Regia, Natuzzi ha fatto ancora una volta un appello al senso di responsabilità di tutte le parti coinvolte".
Immediata la reazione dei sindacati. "Alla presenza del viceministro Teresa Bellanova, dei rappresentanti delle Regioni Puglia e Basilicata e dei rappresentanti sindacali - riferiscono Filca-Cisl - la proprieta' ha annunciato l'impossibilita' di sostenere il piano industriale concordato nel 2013 e che aveva l'obiettivo di garantire la salvaguardia di tutti i lavoratori con investimenti sia sui siti produttivi attualmente attivi che sull'apertura del nuovo sito di Ginosa. Il motivo che ha spinto l'azienda a tali decisioni risiederebbe nelle ultime sentenze della Magistratura relative alle cause in Tribunale vinte da alcuni lavoratori per la mancata rotazione della Cassa integrazione e contro la procedura di licenziamento. L'azienda inoltre ha dichiarato che per ogni lavoratore reintegrato dal giudice ci sara' un lavoratore licenziato tra quelli che stanno lavorando". Per Feneal Filca Fillea "tutto questo e' inaccettabile. Comprendiamo che tali sentenze rappresenteranno un ingente costo economico ma, dal nostro punto di vista, usarle come pretesto per ritirare gli investimenti ed il piano industriale non e' concepibile. Abbandonare il piano industriale e gli investimenti significa tornare indietro di 10 anni, mettere nuovamente a rischio 1300 posti di lavoro e vanificare tutti gli sforzi compiuti, in primis dai lavoratori. In questi anni - proseguono - siamo riusciti a preservare gran parte delle produzioni riportando lavoro dall'estero in Italia e rimettendo nel processo produttivo diretto alcune lavorazioni che venivano esternalizzate, in controtendenza con quanto sta avvenendo ancora in gran parte del Paese." I sindacati chiedono di fare subito dei passi indietro, "perche' se non sara' cosi' saremo costretti nei prossimi giorni a mettere in campo una forte azione di protesta contro l'azienda." Intanto la Cabina di regia e' stata riconvocata per il mese di settembre, quando si potra' avere un quadro piu' chiaro, anche su quanto peseranno le sentenze da un punto di vista economico. E anche dalle Istituzioni presenti arrivano gli stessi moniti. "Di certo in questi mesi non staremo a guardare - concludono i sindacati - ma convocheremo immediatamente le assemblee dei lavoratori e con loro decideremo iniziative a sostegno delle nostre ragioni perche' senza investimenti e senza la difesa delle professionalita', tutti gli stabilimenti italiani della Natuzzi potranno essere a rischio."