Nè l'euro nè la vecchia dracma. Il giallo sulla nuova moneta greca. Borse giù - Affaritaliani.it

Economia

Nè l'euro nè la vecchia dracma. Il giallo sulla nuova moneta greca. Borse giù

Il Ministero delle Finanze tedesco è corso subito a bollare "le notizie" come "non pertinenti" e "ipotesi non in discussione". Una reazione che, per la fonte autorevole (l'agenzia americana Bloomberg) che ha battuto il take, ha confermato quanto gli osservatori vanno ripetendo da qualche settimana e cioè  che, con i negoziati tra la Grecia e creditori su una nuova tranche di aiuti da 7,2 miliardi di euro a un punto morto da febbraio, la Germania si sta preparando al peggio sul futuro prossimo del Paese ellenico.

Se non troverà un accordo con i creditori la Grecia potrebbe aver bisogno di adottare una moneta parallela da affiancare all'euro. Secondo due fonti vicine al ministro falco della Csu, Schaeuble avrebbe discusso l'idea che Atene faccia ricorso a una valuta parallela durante uno degli ultimi vertici europei, senza però appoggiarla espressamente. Il politico avrebbe anche citato l'esempio del Montenegro, che adotta l'euro anche se non è un membro dell'unione monetaria.

Il riferimento è alle indiscrezioni dei mesi scorsi, quando si è diffusa la voce che il governo greco fosse pronto a pagare stipendi e pensioni con i cosiddetti Iou, certificati di credito, simili alle nostre cambiali "pagherò", che potrebbero essere offerte a dipendenti pubblici e pensionati al posto dei pagamenti cash, consentendo loro di portarli a scontare in banca o di girarli ad altri, ottenendo la somma indicata sui titolo. Si tratterebbe, però, di una monetizzazione vera e propria della spesa pubblica ellenica, perché le banche nei fatti finanzierebbero il governo, a corto di liquidità. Gli Iou eviterebbero alla Grecia di dichiarare default e forse anche di uscire dall'euro, ma dovrebbero essere tollerati dalla Bce, il cui statuto vieta tale pratica e che ogni mese fornisce alle banche greche liquidità di mergenza per 80 miliardi.

La doppia moneta consentirebbe alla Germania di sventare la disintegrazione della moneta unica, visto che per i pagamenti internazionali i greci continuerebbero ad usare gli euro, mentre per quelli interni adotterebbero, come fa la Cina con il remimbi, un valuta locale svalutata del 30-40% sull'euro. In questo modo, gli effetti del Grexit verrebbero confinati entro le quattro mura elleniche mentre Berlino potrebbe continuare a sventolare sui mercati il concetto dell'integrità della moneta unica.

Intanto, mentre l'incontro di fine settimana scorsa tra il premier Alexis Tsipras, la cancelleria Angela Merkel e il presidente François Hollande ha prodotto un nulla di fatto e alcuni pezzi da 90 del governo greco hanno annunciato il default per la scadenza (con il Fmi da 300 milioni circa) del 5 giugno, le borse hanno accolto lo scenario molto incerto spingendo l'acceleratore sulle vendite: dopo un inizio in tenuta, Milano peggiora e a fine seduta cede il 2,09%, mentre Parigi va sotto dello 0,6% e Madrid del 2,4%. Molto male la chiusura di Atene (-3,11%), sotto il peso del comparto finanziario. I riflessi anche sull'euro, che si indebolisce verso tutte le principali monete concorrenti e chiude a 1,0969 dollari e 133,25 yen