Economia
Nickel, la guerra (e non solo) gonfiano il prezzo del metallo tuttofare

Il blocco dell’acciaio russo già colpito da Salvaguardia, disposto ieri dall’Unione europea, vale 3,3 miliardi di euro
Lo sorso 8 marzo dopo aver aperto intorno a quota 40mila dollari la tonnellata, il metallo è letteralmente schizzato fino a oltre 100mila
Lo scorso 8 marzo, nella pagina dedicata al nickel, il LME, il London Metal Exchange (cioè la borsa valori dedicata ai metalli) pubblicava una nota che difficilmente si era vista in precedenza: “A seguito di ulteriori aumenti notturni senza precedenti del prezzo del nickel a 3 mesi – si leggeva nel documento -, il LME ha deciso di sospendere le negoziazioni almeno per il resto della giornata odierna”. In realtà la sospensione è durata oltre una settimana e oggi si riscontrano problemi nella definizione del prezzo nonostante la riapertura degli scambi.
Ma perché il nickel è così importante? Prima di tutto, un brevissimo riassunto: negli ultimi 40 anni solo una volta era stato sospeso un metallo al LME: era lo stagno, nel 1985 e le sue negoziazioni furono arrestate addirittura per quattro anni. Lo sorso 8 marzo, il nickel, dopo aver aperto intorno a quota 40mila dollari la tonnellata, è letteralmente schizzato fino a oltre 100mila, con un rialzo teorico del 250%. In due sedute il prezzo era quadruplicato. Cose (quasi) mai viste.
A quel punto, si è scelto di intervenire bloccando tutto. Il problema è che il nickel è fondamentale già ora e lo sarà ancora di più negli anni a venire. Con questo metallo, infatti, si realizzano leghe come l’acciaio inossidabile e altre leghe resistenti alla corrosione. Ma anche le normali pile stilo ricaricabili vengono realizzate impiegando questo metallo. Le monete da uno e due euro, anche. Ma, soprattutto, è il mondo dell’automobile a essere sempre più desideroso di nickel, visto che il metallo servirà sempre più per la realizzazione delle auto elettriche.
Si calcola che il fabbisogno decuplicherà nei prossimi tre anni. E dunque ecco spiegata una delle motivazioni per cui il prezzo corre. Ma non basta. Il conflitto tra Russia e Ucraina, infatti, ha spinto l’allerta ancora più in su, movimentando il prezzo verso l’alto.
Perché la Russia è il terzo produttore al mondo con oltre 250mila tonnellate, preceduto da Indonesia e Filippine. L’enorme Cina, che oltretutto sul mondo dell’auto elettrica è decisamente più avanti dell’Occidente, ne produce “solo” 120mila tonnellate e ha quindi un gran bisogno di questo metallo. Infine c’è il problema del gruppo Tsingshan, il quale, in seguito a speculazioni sul prezzo del nickel, ha dovuto transare con le banche per perdite fino a 8 miliardi.
Quindi è presto fatto il conto: l’automotive è l’industry che più di tutte patirà l’incremento delle materie prime. Carlos Tavares nel corso della presentazione del piano industriale di Stellantis lo scorso 1° marzo ha ribadito che per tutto il 2022 proseguirà la crisi dei semiconduttori. Il che significa che saranno tre i problemi: l’inflazione, i semiconduttori e il nickel per produrre le batterie.
Tra l’altro, proprio l’industria automobilistica importa dall’Ucraina tra i 3 e i 4 miliardi di dollari di merce all’anno, soprattutto componenti. Ora che Kiev è sotto attacco, c’è un ulteriore collo di bottiglia che si stringe intorno all’automobile. Che guarda all’elettrico con fiducia, ma che sa, nell’immediato, di dover temere altri momenti di grande difficoltà.
Anche la siderurgia, d’altronde, non se la passa granché bene. La siderurgia italiana attualmente dà lavoro a oltre 33mila persone, è la seconda in Europa dopo quella tedesca e fattura quasi 60 miliardi con player come Duferco, Arvedi di Cremona, Danieli di Buttrio, Feralpi di Lonato del Garda, le Acciaierie Venete di Padova, Ori-Martin di Brescia, FinMar (Marcegaglia) di Mantova.
Il blocco dell’acciaio russo già colpito da Salvaguardia, disposto ieri dall’Unione europea, vale 3,3 miliardi di euro. Se a questo si somma l’impennata dei prezzi dell’energia e quello delle materie prime si capisce bene che la crisi del 2020 potrebbe essere quasi migliore di quella che si sta profilando per queste due manifatture chiave.