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Coronavirus, Colombo: “Rossopomodoro, fase 2 digital: Delivery, QR Code e App”

Rossopomodoro celebra la riapertura dei propri ristoranti inaugurando una nuova era all'insegna della sicurezza, del digitale e del delivery con molte novità

Coronavirus, fase 2 e riapertura dei ristoranti: l'intervista di Affaritaliani.it a Roberto Colombo, Amministratore Delegato Sebeto.

Con la ripartenza delle economie, si presenta la possibilità di una nuova fase di prosperità con molte novità. Il settore della ristorazione, uno dei più colpiti dalla pandemia di COVID-19, sta riaprendo non senza difficoltà. Affaritaliani.it ha sondato la situazione attuale insieme a Roberto Colombo, Amministratore Delegato Sebeto, il quale ha illustrato l'esempio di Rossopomodoro.

Coronavirus, Colombo: “Riapertura dei ristoranti Rossopomodoro con una fase 2 all'insegna del digitale, della sicurezza e del delivery"

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L'intervista di Affaritaliani.it a Roberto Colombo, Amministratore Delegato Sebeto

Come state gestendo la fase 2? Avete, ad esempio, nominato un Covid manager?

Lunedì 18 maggio Rossopomodoro ha riaperto i primi sei ristoranti e, entro la fine di questa settimana, ne riaprirà altri diciotto in italia e altri due all’estero, a partire da Germania e Danimarca. Dal 15 marzo 2020 abbiamo nominato un comitato di gestione della crisi presieduto da me, in modo tale da avere tutte le figure chiave presenti per decisioni rapide e coordinate.

Qual è il recovery plan che prevedete di mettere in campo nel 2020?

Comprendendo la gravità del momento, Rossopomodoro ha ideato un recovery plan studiato di fase in fase.

Per la fase 1, a partire dal board, abbiamo optato per una riduzione importante degli stipendi e, contemporaneamente, abbiamo attivato la cassa integrazione. Successivamente, abbiamo focalizzato sulla revisione degli affitti e intrapreso attività per finanziamenti a supporto con le banche.

Con il recovery plan dedicato alla fase 2, abbiamo rivisto il core business incrementando il delivery sia come prodotto che come packaging, garantendo una sicurezza maggiore e rimanendo fedeli alla nostra tradizione di eccellenza dei prodotti. Abbiamo rivisto il menu semplificando alcuni piatti e puntando sui nostri “cavalli di battaglia”. Abbiamo rivisto tutti i materiali di comunicazione sostituendo al menu cartaceo il menu in formato digitale con QR Code. Infine, abbiamo sviluppato un sistema di prenotazione per l’asporto, per il delivery, e per la prenotazione ai tavoli con inserimento delle fasce orarie, il tutto in formato digitale.

Che impatto prevedete sui vostri ricavi, margini e dipendenti nel 2020? E nel 2021?

Troppo presto per fare delle previsioni solide dopo un solo giorno. Come Rossopomodoro pensiamo che la ripresa sarà lunga e differenziata. Ad esempio, nelle città turistiche o nel travel, il tempo per recuperare una soglia di fatturato soddisfacente sarà più lunga che nelle città dove si potrà contare su una clientela sia business che residenziale, nei vari momenti della settimana. Non crediamo di poter recuperare il 100% dei precedenti incassi entro il 2020, ci vorrà anche una buona parte del 2021. Questa situazione comporta che i costi di prima non potranno più essere sopportati e, in particolare, parlo di affitti e personale. Anche per lo sviluppo futuro dovremo cambiare il paradigma utilizzato fino a ieri. Oggi la parola d’ordine è cassa e sua protezione.

Come stanno evolvendo le vostre strategie e modalità di comunicazione?

Eravamo in campagna televisiva fino al 23 febbraio ma, a partire da quella data, tutti gli sforzi si sono concentrati su una comunicazione digitale e social  per stare in contatto diretto con i nostri clienti. Per parlare loro, anche se a distanza, in questo momento abbiamo bisogno di strumenti meno fisici: ecco che abbiamo sviluppato un menu accessibile da QR Code e App.

A livello generale, come stanno cambiando i consumer needs, le abitudini di spesa e modelli di consumo? Quali sono le categorie di prodotti e servizi più a rischio, meno a rischio o, addirittura, favorite?

Bisogna distinguere tra comportamenti relativi alla fase 2 e comportamenti relativi alla fase 3: nella fase 2 possiamo notare una crescita delle modalità di consumo complementari all’eat in con delivery, del take away, asporto e consegna a domicilio. A Londra, dove contiamo dieci ristoranti, ci sono aree residenziali in cui il delivery, già prima dell’era coronavirus, pesava oltre il 20% mentre, in Italia, eravamo intorno al 7%. Per la fase 3, o New Normal, alcune di queste abitudini resteranno ma l’esperienza live tornerà ad essere protagonista.

Per ora, quindi, le evidenze che possiamo trarre sono poche: crediamo in una crescita del delivery e dell’asporto, ma restiamo convinti che l’esperienza “viva” nei ristoranti resterà un valore forte che tornerà con il tempo, soprattutto per Rossopomodoro, i cui punti di forza sono esperienza e prodotto.

Quali impatti si possono prevedere a livello socio-economico in Italia, in Europa e a livello globale?

Nel breve periodo, l’insicurezza, il bisogno di rassicurazione e la riduzione di disponibilità economica influenzeranno l’attività dei ristoranti, specie se pensiamo al turismo e all’intrattenimento. Nel medio termine, però, prevarrà (soprattutto in Italia) la voglia di stare insieme. La componente economica, purtroppo, potrà rendere meno frequente la possibilità di andare al ristorante.

Negli ultimi mesi si è registrato un incremento dell’uso della tecnologia. Come pensa che il lockdown possa aver modificato le nostre abitudini sociali?

Due mesi fa non conoscevamo Zoom e le altre piattaforme per fare incontri. Adesso ci siamo abituati a lavorare così e non è escluso che nel futuro non ci serviremo ancora di questi sistemi di interazione.

Viviamo in un mondo che ha uno schema valoriale in rapida evoluzione: quali saranno, a suo avviso, le priorità del mondo che verrà, il ruolo e il compito dei ristoranti?

Siamo talmente legati a questa situazione di emergenza sanitaria ed economica da pensare che il primo compito di un’azienda come Rossopomodoro sia riprendere e gestire al meglio questo momento di criticità. Il senso di responsabilità che ci sentiamo addosso è quello di dare sicurezza. Guardando più in là, risveglieremo i valori della ristorazione che fanno parte del made in Italy. Il nostro compito è tornare a fare qualità, semplificarla, e renderla fruibile.