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Costi medi di una campagna elettorale in Italia
Negli ultimi anni è emersa una nuova e sempre più rilevante categoria di costi legati alla comunicazione digitale
Elezioni e costi stellari: quantocosta davvero fare politica in Italia e nel mondo?
Le recenti elezioni americane hanno catturato l'attenzione globale non solo per i temi politici ma anche per l'imponente dispiegamento di risorse economiche. Le cifre sono impressionanti: si stima che ogni candidato abbia speso oltre 1,5 miliardi di dollari per la propria corsa alla Casa Bianca.
Non con questi range, ma anche nel nostro Paese il costo di una campagna elettorale può raggiungere cifre significative: la spesa varia molto, ovviamente, a seconda che si tratti di una candidatura per il consiglio comunale di un piccolo Comune o per un seggio parlamentare nazionale. Ad esempio, le elezioni europee, con la loro suddivisione in ampi collegi territoriali, rappresentano un caso emblematico di campagne particolarmente dispendiose: un candidato che voglia ottenere un buon risultato deve investire ingenti risorse per coprire vaste aree geografiche, raggiungendo un elettorato diversificato. In queste circostanze, i costi possono facilmente superare i 100mila euro.
Quali sono, quindi, le principali voci di spesa e quanto costa realmente presentarsi alle elezioni in Italia?
Di quali elementi si compone una campagna elettorale
Organizzare una campagna elettorale è un'impresa complessa, che richiede una gestione attenta delle molteplici voci di spesa coinvolte. Tra queste troviamo i costi tradizionali, come la stampa di volantini e manifesti, il noleggio di spazi pubblicitari, l'affitto di locali per comizi e incontri pubblici e il mantenimento di una sede operativa per il comitato elettorale. A ciò si aggiungono le spese logistiche, quali i viaggi, gli alloggi e l’organizzazione di eventi come cene di finanziamento o incontri con gli elettori, per non parlare dei compensi di tutti i numerosi collaboratori coinvolti.
Negli ultimi anni, però, è emersa una nuova e sempre più rilevante categoria di costi legati alla comunicazione digitale: non si tratta più soltanto di diffondere messaggi tramite i canali tradizionali, ma anche di investire in una presenza forte e strategica sui social media. Come dire, meno santini e più Facebook. Questo comporta l’ingaggio di consulenti esperti nella gestione dell'immagine digitale, campagne pubblicitarie mirate e spesso costose su piattaforme come Meta, X e TikTok, e la produzione di contenuti multimediali di alta qualità.
La centralità dei social media ha anche introdotto elementi controversi nella competizione elettorale. Si è a lungo vociferato, a livello sia nazionale che internazionale, di candidati che sarebbero ricorsi a strumenti come i bot, che simulano un consenso più ampio del reale, o sfruttano gli algoritmi delle piattaforme per manipolare l’esposizione dei loro messaggi.
Questa dinamica social legata alla politica non solo aumenta i costi, quindi, ma solleva interrogativi sull’equità del processo elettorale che diventa battaglia mediatica online, trasformando le piattaforme digitali in un asset decisivo per il successo di una campagna.
Contributi una tantum e continuativi ai partiti
Un aspetto spesso meno visibile ma determinante nei costi elettorali riguarda i contributi richiesti dai partiti ai loro candidati. Questi contributi possono variare significativamente a seconda del partito e del tipo di elezione. A titolo di esempio, per le elezioni politiche del settembre 2022, i contributi richiesti ai candidati variavano notevolmente: in alcuni casi, come per il Movimento 5 Stelle o Italia Viva, le cifre erano irrisorie o addirittura nulle. Al contrario, partiti come Fratelli d’Italia e il Partito Democratico richiedevano contributi che che si attestavano intorno a qualche decina di migliaia di euro, a seconda della posizione e della competitività del collegio.
Un altro onere ricorrente per i parlamentari è rappresentato dai contributi continuativi che devono versare nelle casse del partito durante il mandato. Questi importi, che sono andati crescendo soprattutto dopo l’abolizione del finanziamento pubblico diretto ai partiti nel 2013, costituiscono una fonte fondamentale di sostentamento per le forze politiche. Oltre a donazioni private e al "due per mille" IRPEF, i contributi degli eletti e dei candidati rappresentano oggi una delle principali risorse economiche per i partiti, rendendo ancora più stringente l’impegno finanziario per chi desidera intraprendere una carriera politica.