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Covid-19 e Fase 2, Peraboni (IEG): "Rilanciamo le fiere con #SafeBusiness"

Lorenzo Zacchetti

L'a.d. di Italian Exhibition Group presenta il progetto per far ripartire il business fieristico in piena sicurezza, nonostante il Coronavirus

Intervista di affaritaliani.it a Corrado Pieraboni, a.d. di Italian Exhibition Group sul piano per rilanciare il settore fieristico in sicurezza

"Si può dire che siamo davvero nell'epicentro del sisma. Il nostro settore concentra al suo interno tutte le attività che sono state colpite dal Covid-19: dobbiamo occuparci degli spostamenti dei visitatori, ma anche della parte manuale e allestitiva, della manutenzione, del soggiorno e della ristorazione. E' raro trovare un settore che, al pari del nostro, rappresenti tutte le componenti che sono state investite dall'impatto pandemico".

Dallo scorso 1 gennaio Corrado Peraboni è amministratore delegato di IEG - Italian Exhibition Group organizzatore fieristico e congressuale con sede a Rimini e operativo a Vicenza, Milano, Brescia, Roma, Arezzo e Napoli, oltre che in Cina, Stati Uniti e Dubai con società collegate.

Profondo conoscitore del settore (essendo stato anche Presidente di Ufi - Associazione mondiale delle fiere, a.d. di Fiera Milano e membro del CdA di Arexpo) ha ben chiara la priorità da perseguire: "Il nostro mestiere consiste nel fare incontrare le persone, quindi quello che per altri settori è un effetto secondario per noi invece è lo scopo principale. Questo comporta dover ripensare il modo in cui le persone continuino ad incontrarsi. C'è la necessità indifferibile di garantire la salubrità degli ambienti, sia per gli espositori che per i visitatori".

"La gente sicuramente tornerà a incontrarsi nei padiglioni fieristici, ma dobbiamo garantire che lo possa fare in sicurezza" - continua Peraboni - "Noi abbiamo scelto di occuparci anche della parte antecedente all'accesso ai padiglioni, coprendo così con precauzioni tutta l'esperienza di visita ad una fiera. Abbiamo agevolato l'uso di mezzi non promiscui, come il bike sharing e il monopattino. Molte persone arrivano in Fiera col treno o con un mezzo proprio. Oltre a questo, abbiamo deciso di adottare i test sierologici per tutti i nostri dipendenti, ovviamente su base volontaria".

Nei giorni scorsi avete finalizzato il progetto specifico #SAFEBUSINESS by IEG: di cosa si tratta?

"Il progetto nasce dalla summa dei protocolli dei vari settori che compongono la nostra attività, arricchito da elementi ricavati dalla nostra esperienza. Grazie a questi accorgimenti, sarà nuovamente possibile organizzare fiere e parteciparvi in tutta sicurezza, nel pieno rispetto delle regole e dei protocolli sanitari, tutelando la salute di aziende e visitatori. Abbiamo lavorato a questo piano con la volontà di dare una risposta completa e affidabile ai clienti e al pubblico. Oggi più di ieri, ci viene chiesto di potere contare su fiere e congressi per ripartire. Lo abbiamo fatto in linea con le regole sanitarie contro il Covid-19 e i documenti stilati da AEFI, FEDERCONGRESSI, UFI ed EMECA che ringrazio per la presenza costante su tema. Il progetto contiene oltre cinquanta indicazioni, a valle di un rigoroso protocollo normativo e organizzativo. Tra queste: navette tra aeroporto, hotel e fiera sanificate, munite di disinfettanti, con obbligo mascherine a bordo e numero viaggiatori programmato; convenzioni con società di bike sharing e monopattini, in accordo con alberghi e territorio; biglietterie e pagamenti solo on line, ingressi programmati in base alla capacity dei padiglioni e orari d’apertura delle fiere prolungati, desk distribuzione mascherine (obbligatorio indossarle e per i diversamente abili, ausili specifici, come le mascherine trasparenti per lo staff di IEG per facilitare la relazione con i non udenti), ingressi multipli, corridoi di sicurezza e segnaletica di distanziamento, titoli d’accesso dematerializzati, controlli sul pubblico con termoscanner e percorso di sanificazione, guardaroba con ciclo automatico e coperture monouso".

Come è cambiata la vostra organizzazione? Avete istituito la figura del Covid-manager?

"No, abbiamo suddiviso la responsabilità delle precauzioni sui responsabili delle singole aree. Per quanto riguarda la ristorazione si fa riferimento all'a.d. della società che si occupa di questa attività, per la mobilità al mobility manager e così via. Sfruttiamo le singole competenze dei vari manager, inoltre per ogni manifestazione ci sarà un responsabile presente sul posto, al quale sarà attribuita l'eventuale gestione del crisis management, nel caso ad esempio che si riscontri la presenza di un soggetto malato".

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Quale tipo di impatto economico prevedete che il Coronavirus abbia sul vostro business?

"Nel primo trimestre del 2020 siamo comunque riusciti a stare a galla, chiudendo con un Ebitda di 23 milioni di euro. Questo è dovuto al fatto che le manifestazioni in programma a gennaio e febbraio, prima che scoppiasse la pandemia, hanno dato risultati straordinari. L'impatto finora si è limitato a un calo di circa 7 milioni. La stima che facciamo oggi è una diminuzione dei ricavi di circa 40 milioni a fine anno, basandoci sull'ipotesi che le fiere ripartano a cavallo dell'estate. Abbiamo in calendario eventi importanti: a luglio ad Arezzo è in programma Oro Arezzo, poi a Rimini ci sarà il tradizionale Meeting per l'amicizia tra i popoli e a Vicenza la nuova edizione di Vicenza Oro".

Come cambierà la vostra strategia di comuicazione?

"Dovremo essere bravi a coniugare l'aspetto del business con quello della sicurezza. Per ogni singola attività che compone il nostro business ci sarà un protocollo specifico, ma intanto abbiamo sentito la necessità di pubblicare subito #SafeBusiness, con qualche mese di anticipo sulla ripartenza delle fiere, perché la domanda pressante che ci viene dalle aziende riguarda proprio le misure che adotteremo per permettere loro di lavorare in sicurezza. Rispondere subito a questa esigenza è stato necessario. L'elemento-sicurezza, che era assente dai tempi dell'emergenza-terrorismo, è tornato prepotentemente alla ribalta".

Come cambieranno le priorità nel cosiddetto "new normal"?

"Sotto il profilo strettamente commerciale, nel nostro settore il tema centrale sarà la flessibilità. Non tanto sul prezzo, ma per quanto attiene a termini di prenotazione e acconti. Siccome l'orizzonte è molto variabile, alle aziende serve avere la certezza di poter adeguare il proprio investimento alla situazione che si viene a creare. Un esempio è Vicenza Oro: i termini per dare disdetta senza perdere l'acconto erano inizialmente fissati a metà maggio, ma li abbiamo spostati di un mese per venire incontro alle aziende". 

Quali altri cambiamenti prevedete nel vostro business?

"Sotto il profilo della relazione che anche le fiere contribuiscono a creare, le aziende tendono a ricercare la fidelizzazione del rapporto. Per questo motivo, abbiamo riempito questi mesi di vuoto fieristico con varie iniziative, tra cui webinar e forum online, grazie alle quali abbiamo tenuto i fili della relazione con i clienti. Dal loro feedback abbiamo percepito che  - in questo momento di scoramento - tale vicinanza è stata molto apprezzata. Credo che da qui in avanti ci sarà una maggiore selezione dei rapporti di business, ma anche un incremento della loro fidelizzazione."   

Qual è il suo giudizio rispetto al modo in cui le istituzioni hanno gestito questa pandemia?

"E' stato molto difficile fronteggiare questa emergenza. Lo sarebbe stato per chiunque, essendo una crisi caratterizzata da un elemento di novità fondamentale. Sicuramente si sarebbe potuto fare di più, ma c'è da dire una cosa importante, che va a favore sia del livello centrale che di quello regionale: il nostro Paese ha la grandissima attenuante di essere stato il primo di tutto l'Occidente ad essere investito dal Coronavirus. A fronte di eventuali carenze, c'è l'enorme discolpa rappresentata dal fatto di essere stati colti di sorpresa. Altri Paesi a noi vicini, geograficamente o culturalmente, hanno perso diverse settimane preziose, pur avendo avuto l'esempio dell'Italia. Altrove ci sono stati atteggiamenti eccessivamente ottimistici, se non addirittura negazionisti. Ricordiamoci che, quando in Italia già c'era il lockdown, Macron chiamava i francesi al voto e Johnson andava in televisione a parlare ai britannici di immunità di gregge".

Quali saranno gli effetti di questa crisi sul Paese?

"Nelle aziende nostre clienti sento una fortissima voglia di ripartire. Sicuramente ci vorrà del tempo per recuperare quanto abbiamo perso in termini di produzione. Poi ci sarà il grande tema dell'indebitamento. Per quanto riguarda la nostra economia, il mio timore non riguarda tanto la capacità di ripresa dei vari settori , per i quali prevedo un andamento 'a U'. A preoccuparmi è proprio il macigno del debito pubblico, che necessariamente in questo periodo si è dovuto incrementare e che peserà in termini di livello di tassazione e di capacità di investimenti".

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