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DooG Reporter. La realtà raccontata. Intervista ai suoi creatori

Greta V.Galimberti

Greta V. Galimberti intervista Gabriele Orlini e Lisa Zillio, due reporter molto particolari. "Entiendo" è il docufilm realizzato con la spedizione MotoForPeace

Gabriele Orlini e Lisa Zillio sono due reporter molto particolari. Lui è un fotoreporter appassionato e impenitente viaggiatore, lei una videomaker forte e talentuosa alla quale piace raccontare il mondo. Entrambi hanno una forte etica della narrazione, acquisita quando si sono accorti che l’informazione e il reportage troppo spesso stavano alle regole della società invece che a quelle della realtà, e data la loro indignazione hanno deciso di sferzare il sistema dando vita a DooG Reporter, la loro organizzazione di professionisti del reportage che si occupa di riportare le notizie, le vite e le esperienze dei soggetti che ritraggono in tutta la loro unica, nuda e resistente verità.

Il docufilm Entiendo

Non ci sono mezze verità, verità nascoste, scheletri nell’armadio o finzioni nelle storie di DooG Reporter. Solo un’assoluta e accecante verità. Dopo l’uscita del loro ultimo progetto, il docufilm Entiendo, una cruzada de paz lungo le rotte del Latino America (la cui première è stata sabato 13 marzo), li abbiamo intervistati per comprendere meglio il loro punto di vista e la loro dedizione alla ricerca della verità.

L’INTERVISTA

Greta foto giallaGreta V. Galimberti

Sul vostro sito web dichiarate di non essere una testata giornalistica, ma lavorate comunque con le informazioni e la vostra filosofia è moto interessante. Potete spiegarci con le vostre parole cos'è DooG Reporter?

DooG Reporter è un’idea che nasce da molto lontano, sia nel tempo che nella geografia. In tutte le occasioni in cui abbiamo lavorato sul campo su commissione, da reporter abbiamo notato che ci sono un sacco di storie che non trovano spazio sui canali di informazione classici. Non si tratta di breaking news o di situazioni altisonanti ma sono storie che messe tutte insieme permettono all’opinione pubblica di tracciare un quadro completo di un luogo, di un fatto, di una società. DooG Reporter nasce da questo: dalla voglia caparbia di raccontare il mondo e di farlo conoscere attraverso le piccole storie che lo compongo. Con il tempo poi DooG Reporter da idea si è trasformato in un’organizzazione, di cui io e Lisa siamo co-founder. Ma nessuno di noi è capo dell’altro: siamo professionisti che lavorano seguendo una linea comune. C’è un’altra attività di DooG reporter, a latere, ma sempre strettamente legata alle finalità di DooG ed è la DooG Academy. L’idea nasce dall’aver toccato con mano che negli ultimi anni ci sono sempre più persone che vanno sul campo senza avere una preparazione di base. E con base non intendo saper usare la macchina fotografica o la grammatica italiana, ma proprio la preparazione fondamentale per fare bene questo mestiere, operando in sicurezza – per sé e per gli altri – e con competenza. La DooG Academy vuole fornire proprio queste competenze verticali.

Prendendo in prestito le parole della scrittrice Toni Morrison, abbiamo dato vita a DooG Reporter perché volevamo storie diverse da leggere. Storie che riflettessero di più la nostra necessità di conoscere.

Qual è il sentimento, la passione o l'esigenza che muove DooG Reporter e i suoi membri nel suo lavoro?

Il punto di forza di DooG Reporter è raccontare storie che sono state vissute in prima persona. Non ci sono fatti riportati ma solo fatti vissuti. E per farlo seguiamo sempre, senza eccezioni, il codice etico che abbiamo deciso di adottare e che ogni autore di DooG Reporter ha sottoscritto. Per noi è fondamentale instaurare con chi ci legge/guarda un rapporto di fiducia: se ti racconto una cosa è perché l’ho vissuta, ne sono stato testimone, e te lo racconto con etica e professionalità. In DooG Reporter non ci sono solo fotoreporter o giornalisti, ma anche filmmaker, illustratori, scrittori e musicisti. Questo perché le storie del mondo sono stupende nella loro varietà e noi vogliamo raccontarle con il mezzo più adatto per ogni singola storia, in modo da creare consapevolezza in un pubblico che sia quanto più vario e ampio possibile.

Quali sono i progetti più significativi che avete prodotto e quale tipo di riconoscimento vi rende più orgogliosi aver preso in riconoscimento del vostro lavoro?

Per ogni reporter un progetto è significativo per se stesso, ma come DooG Reporter i progetti più significativi sono quelli che riescono a raggruppare storie apparentemente diverse ma legate tra loro da un filo, a volte anche impercettibile a prima vista. In questo senso il nostro obiettivo è far conoscere e mettere in relazione fatti o storie apparentemente molto diversi tra loro che però uniti da questo filo riescono a dare una visione più ampia di un certo argomento o situazione.

L’ultimo in termini di tempo è proprio Entiendo, il docufilm che abbiamo realizzato basandoci sulla spedizione umanitaria di MotoForPeace in Sud America. Entiendo non si limita a documentare la missione come fosse un diario di viaggio, chilometro dopo chilometro, ma va in profondità, alla ricerca delle motivazioni che hanno spinto un gruppo di quattordici persone a percorrere le rotte impervie della parte meridionale del continente sudamericano, raccontando anche il vissuto di questi luoghi mettendo a nudo pensieri e situazioni, anche quelle più complesse. E questa volontà è chiara fin dal titolo che abbiamo deciso di dare al docufilm.

Nel 2018, quando DooG Reporter era solo un’idea abbozzata nella mia mente, ho vissuto un’esperienza analoga, sempre con MotoForPeace ma in Africa. E il lavoro prodotto, seppure molto diverso da Entiendo, è stato realizzato con lo stesso spirito e le stesse finalità.

C’è poi un progetto recente, che abbiamo da poco pubblicato sul nostro sito, un primo numero quasi a prototipo di una serie che abbiamo chiamato DooG Docks | Stories in touch. I docks sono i moli, le banchine dove attraccano le navi, luoghi di incontro in cui le storie accumulate nei mesi passati in mare trovano qualcuno disposto ad ascoltarle. I nostri DooG Docks voglio essere come un luogo in cui leggere, ascoltare, guardare storie diverse ma legate da un unico filo in grado di unire puntini anche lontanissimi tra loro. Sono connessioni in progress, uno spazio in cui conoscere il mondo attraverso più storie contemporaneamente. Il primo di questi DooG Docks si intitola Sweet Home, un luogo in cui esistere (https://doogreporter.com/projects/sweet-home/) e racconta in un viaggio di ricerca nel tempo e nella geografia cosa significa, oggi, chiamare un posto casa”, che sia un punto fermo fatto di mattoni, di assi di legno o di fango, che sia una sensazione, un ricordo, una mancanza, o un luogo nellanima in perenne cammino.

Un altro lavoro a cui teniamo molto ma che purtroppo abbiamo dovuto rimandare a causa della pandemia da COVID-19 è raccontare la storia dell’umanità attraverso i grandi corsi d’acqua. È un progetto molto lungo, che prevede un impegno di anni. Il primo da cui partiremo non appena si potrà è il Mekong. Lo abbiamo scelto non per la sua lunghezza – nonostante sia il settimo fiume più lungo al mondo – ma per la straordinarietà della sua storia, intessuta a doppio filo con le persone che abitano le sue sponde. Il Mekong definisce mondi di confine da esplorare sotto ogni punto di vista, da quello sociale a quello ambientale, a quello economico. E noi lo faremo attraverso quelle storie che vengono sussurrate sotto voce.

E poi, abbiamo anche un progetto in Marocco in partenza, anche questo non appena ci saranno le condizioni. Insomma, non ci si ferma mai!

A cosa siete più affezionati della missione che ha dato vita a Entiendo e a cosa siete più affezionati (o orgogliosi, o increduli) di Entiendo stesso?

Già in precedenza, anche separatamente su diversi progetti, avevamo avuto occasione di partecipare a spedizioni nella veste di chi ha il privilegio di raccontarle. Nel caso di Lisa si trattava di spedizioni scientifiche, mentre nel mio - racconta Gabriele - si trattava di seguire di nuovo il gruppo di MotoForPeace nella missione in Africa che hanno svolto nel 2018. Anche se un po’ di titubanza c’è sempre quando non si conosce un gruppo di persone e si dovrà passare molto tempo insieme senza segreti e quasi senza privacy, c’è una certa sensazione stupenda del fatto di lavorare on the road, che rende tutto speciale. È l’ebbrezza di poter raccontare luoghi che ci sono profondamente vicini e storie che impariamo a sentire vicine come se fossero nostre.

È una sensazione di benessere che va oltre gli imprevisti e la fatica che in situazioni del genere inevitabilmente devi affrontare. Per quanto riguarda questo docufilm nello specifico, tra le cose che ci porteremo nel cuore, c’è la collaborazione con il musicista e compositore Jonathan Norani, per la realizzazione delle musiche originali di Entiendo. È stato un momento umano e creativo davvero unico, anche per lo scambio dei processi creativi tra video e musica.

Ci sono delle organizzazioni, onlus, enti o testate con le quali collaborate o vi piacerebbe collaborare in futuro?

Abbiamo scelto di mantenere una fortissima indipendenza per quanto riguarda il tipo di servizi che si va a realizzare. Questo ovviamente comporta anche delle rinunce. Rimaniamo comunque aperti ad assignement o a proposte da esterni ma le valutiamo volta per volta e le accettiamo solo se in linea con il nostro pensiero. Abbiamo in essere una collaborazione con un partner statunitense per la distribuzione di alcuni nostri contenuti nel panorama internazionale, soprattutto anglosassone. Alcuni di noi lavorano anche con delle testate, in Italia e all’estero, ma noi come DooG Reporter rimaniamo indipendenti nella scelta dei contenuti da realizzare. Siamo ben consapevoli di quanto sia impegnativo questo modo di fare, tant’è che la maggior parte dei costi al momento vengono sostenuti in modo autonomo. Per noi il lettore è molto importante, il rapporto di fiducia con il nostro pubblico è fondamentale e, fin quando ce la faremo, vogliamo rimanere accessibili a tutti e senza pubblicità nel nostro sito.

Si tratta di un progetto volontario o di un vero e proprio lavoro da freelance o a tempo pieno?

È un lavoro a tempo pieno che viene condiviso con il lavoro a tempo pieno di essere un/a fotoreporter, un/a giornalista, un/a filmmaker, uno/a scrittore, un/a illustratore, un/a musicista. Poi alcuni di noi hanno anche un ruolo più attivo nel portare avanti il lavoro di organizzazione di DooG Reporter, che sembra sempre meno di quello che poi è in realtà (ridono, ndr). Ma ne siamo molto contenti. La storia ci insegna che alcune delle più grandi agenzie in essere nascono proprio su questa base qui.

GABRIELE ORLINI

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Sono un fotoreporter. Mi interessano quelle storie raccontante sottovoce, storie di uomini e donne che insieme formano quel puzzle scomposto chiamato Umanità e a cui tutti, in qualche modo, apparteniamo. Per natura amo entrare nelle storie forti e rimanerne, mio malgrado, impigliato. Credo che una storia non la si possa raccontare se non vivendola. Le scarpe logore sono un mio tratto distintivo: per raccontare ho camminato e mi sono immerso nelle storie fino a portarne i segni – e non solo nelle scarpe.

LISA ZILLIO

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Sono una filmmaker a cui piace raccontare anche attraverso la scrittura. Prediligo storie che descrivono luoghi, dove lambiente è il vero protagonista mentre la componente umana – se c’è – svolge un ruolo secondario. E in questo con Gabriele siamo complementari! Adoro avere un mezzo come ufficio, le nottate a montare video e la bellezza del mondo che mi tende un tranello a ogni curva della strada, per stupirmi una volta in più.

DOOG REPORTER

DooG Reporter è un gruppo di narratori del mondo – fotografi, scrittori, video-maker, illustratori – che mettono professionalità ed etica nel loro lavoro di ricerca e racconto delle storie. Sono professionisti della foto e video documentazione che per passione si mettono in gioco e raccontano storie vere nel modo che conoscono meglio: attraverso la loro arte, con la loro professionalità e il profondo rispetto delle culture e delle persone che incontrano, entrando in punta di piedi nelle vite delle persone che seguono ed estrapolandone il meglio, per restituire al pubblico uno spaccato di vita vera, non alterata o artefatta, nello spirito di conoscenza delle culture.
Come dicono sul loro sito: “se ti raccontiamo una storia è perché quella storia esiste davvero”. Un gruppo che mostra, non racconta.

Sito web: https://doogreporter.com/
Pagina Facebook: https://www.facebook.com/doogreporter
Pagina Instagram: https://www.instagram.com/doogreporter/
Pagina LinkedIn: https://www.linkedin.com/company/doogreporter/
Pagina YouTube: https://www.youtube.com/channel/UC3agUlkQjnLG_2scwMHAE7A

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