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Il primo provvedimento di parità di genere
Nel Global Gender Gap Report 2024 del World Economic Forum, l’Italia si è classificata all’87esima posizione su 146 Paesi
Dal diritto di voto alle quote rosa: la lunga strada verso la parità di genere in Italia e nel mondo
La parità di genere è oggi al centro di un acceso dibattito: le cronache quotidiane, dai persistenti casi di disparità salariale nelle aziende alle tragedie legate a femminicidi e violenze contro le donne, spingono sempre più a interrogarsi sullo stato attuale delle relazioni di genere e sulla necessità di politiche efficaci per affrontare le disuguaglianze.
Ma quando è iniziato, dal punto di vista legale, il percorso verso la gender equality? Possiamo dire che il primo provvedimento di parità di genere è stato il riconoscimento del diritto di voto alle donne. Questo momento storico ha gettato le basi per un cammino, ancora oggi in evoluzione, verso una società più equa e inclusiva. E per comprendere quanto questo avvenimento sia ancora vissuto come significativo e fondamentale, basti pensare all’enorme successo del film “C’è ancora domani”, vero fenomeno cinematografico italiano del 2023, scritto e diretto da Paola Cortellesi,
Dal diritto di voto alle quote rosa: le tappe della parità di genere
Il riconoscimento del diritto di voto alle donne rappresenta un momento spartiacque nella lotta per la parità di genere. Il 1° febbraio 1945, il decreto legislativo n. 23 sancì l'estensione del diritto di voto alle donne - maggiorenni sopra i 21 anni - che poterono esercitarlo per la prima volta nelle elezioni amministrative della primavera del 1946 e, in modo massiccio, nelle elezioni politiche del 2 giugno dello stesso anno. Si può dire che il suffragio universale femminile contribuì alla nascita della Repubblica. E non si sottolinea mai che, oltre a poter votare, le donne acquisirono anche il diritto di essere elette, in quel momento storico.
A livello internazionale, una pietra miliare nella difesa dei diritti delle donne è stata la Convenzione sull'eliminazione di ogni forma di discriminazione contro le donne (CEDAW), adottata dall'Assemblea Generale delle Nazioni Unite nel 1979 ed entrata in vigore nel 1981. Definita come una "Carta internazionale dei diritti delle donne", questa convenzione si configura come uno strumento fondamentale per contrastare ogni tipo di discriminazione.
In Italia, oltre al diritto di voto, altre tappe importanti per la componente femminile della cittadinanza sono state il riconoscimento della parità tra i sessi e l’uguaglianza davanti alla legge a prescindere dal genere nella Costituzione del 1948 (articolo 3) e l’introduzione della legge sul divorzio (1970), sull’aborto (1978) e l’abolizione del matrimonio riparatore (1981).
Gli anni Novanta hanno visto l’adozione di politiche per promuovere l’accesso paritario al lavoro e la legge sulle quote di genere o quote rosa (2011), mentre recentissima è la Legge Gribaudo, che rappresenta un passo avanti verso la parità retributiva tra uomini e donne.
La situazione oggi: il gender gap in Italia e nel mondo
Nonostante i progressi, il divario di genere resta un problema complesso e lontano dall’essere risolto, sia in Italia che nel resto del mondo. Nel Global Gender Gap Report 2024 del World Economic Forum, l’Italia si è classificata all’87esima posizione su 146 Paesi, perdendo otto posti rispetto all’anno precedente e dimostrando difficoltà nel colmare le proprie lacune in settori cruciali, come la partecipazione economica e politica. Va detto che nessun Paese ha ancora raggiunto la completa parità. L’Islanda, seguita da Finlandia e Norvegia, i tre Paesi sul “podio”, rappresentano un modello virtuoso, mentre l’Italia, con un divario colmato del 70,3%, si colloca nella parte bassa della classifica.
Sul fronte nazionale, iniziative come la Legge Golfo-Mosca, prorogata nel 2023, e gli investimenti del PNRR, con oltre 38,5 miliardi destinati alla riduzione delle disparità di genere, testimoniano un impegno crescente per riequilibrare la presenza femminile nelle imprese italiane, anche se le donne in posizioni di comando rimangono al momento una minoranza.
Gender gap e inclusività a 360 gradi
Il percorso verso la parità di genere, quindi, continua ad essere lungo e complesso, oltre che decisamente non risolto: i dati attuali sottolineano quanto ancora ci sia da fare per eliminare le disparità e garantire una reale uguaglianza di opportunità. Promuovere una cultura inclusiva significa andare oltre le misure che riguardano esclusivamente le donne: significa costruire una società in cui nessuno venga giudicato o limitato a causa del proprio genere, delle proprie inclinazioni o capacità.
Se da un lato è fondamentale continuare a combattere le discriminazioni al femminile, dall'altro dobbiamo includere nella lotta per i diritti tutti coloro che subiscono esclusione o marginalizzazione, come le comunità LGBTQ+ o le persone diversamente abili. Una società veramente equa e inclusiva deve garantire a tutti pari diritti, dignità e opportunità, indipendentemente da tutto. Solo abbracciando la diversità in tutte le sue forme possiamo immaginare un futuro in cui le disuguaglianze siano finalmente superate. E, forse, non è solo un’utopia.