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Intesa Sanpaolo e Centro Einaudi, presentata l'Indagine sul Risparmio 2023

Intesa Sanpaolo e Centro Einaudi, illustrato l'andamento dei risparmi e delle scelte finanziarie degli italiani nel 2023: l'inflazione al centro delle riflessioni

È stata presentato oggi, presso la Sala convegni di Intesa Sanpaolo in Piazza Belgioioso, l’Indagine sul Risparmio e sulle scelte finanziarie degli italiani nel 2023: il progetto che  vede la collaborazione del Centro di ricerca e documentazione Luigi Einaudi e di Intesa Sanpaolo dal 2011. La ricerca ha analizzato l’impatto dell’inflazione subita e attesa sui comportamenti dei risparmiatori e i suoi effetti su redditi, consumi, liquidità, obiettivi, scelte concrete di investimento e di indebitamento. Sono state verificate, inoltre, l’adeguatezza dei comportamenti degli investitori dal punto di vista della protezione del reddito e del patrimonio, mettendo in rilievo l’importanza dell’educazione finanziaria.

Alla presentazione hanno preso parte Gregorio De Felice, Chief Economist di Intesa Sanpaolo, Beppe Facchetti e Giuseppe Russo, rispettivamente, Presidente e Direttore del Centro Einaudi e Umberto Filotto, Docente di Economia presso l’Università di Tor Vergata; Presidente e Coordinatore del Comitato Scientifico della FEduF. Al centro del dibattitto l’inflazione inatessa, che non si verifica nelle stesse condizioni del 2023 ormai dagli anni ’80 e l’analfabetismo finanziario, largamente diffuso nel nostro paese indipendentemente dalla fascia di età e dal grado di istruzione.

L’inflazione, con le sue ripercussioni sulle scelte in materia di risparmi, consumi e investimenti, è la grande protagonista dell’edizione 2023 dell’Indagine sul Risparmio e sulle scelte finanziarie degli italiani. La sua accelerazione è stata rapida e inattesa: i valori raggiunti nell’ultimo trimestre 2022, superiori al 12 per cento, non si vedevano dai primi anni Ottanta”, ha dichiarato De Felice ad apertura della presentazione.

Le previsioni per il futuro, fanno però sperare in un rallentamento della tendenza inflazionistica, grazie alle azioni delle banche centrali e alla stabilità dei prezzi delle materie prime. Le previsioni indicano che nel medio periodo ci saranno spinte moderatamente inflazionistiche a causa di fattori demografici, deglobalizzazione, transizione energetica e riduzione della capacità produttiva cinese. “Si prevede un tasso medio di inflazione intorno al 2%, e si auspica la fine dei rischi deflattivi”, ha dichiarato Gregorio De Felice.

L’indagine condotta sui comportamenti finanziarie degli italiani nel 2023, ha messo in luce una certa maturità della popolazione in termini di scelte, nonostante la bassa alfabetizzazione finanziaria. Nel contesto inflazionistico, il 33,5% preferisce liquidità e obbligazioni a tasso fisso, mentre il 35% opta per investimenti immobiliari e altri beni rifugio.

Il rialzo dei prezzi ha eroso il potere d'acquisto delle famiglie italiane, con una dinamica del reddito reale disponibile lievemente negativa nel 2023. Nonostante le azioni di sostegno del governo, l'indice di sufficienza del reddito mostra una flessione, penalizzando soprattutto i più anziani, i meno qualificati e quelli con redditi più bassi. Il recupero salariale previsto nel 2024 potrebbe contribuire a una ripresa del reddito disponibile reale delle famiglie nel breve termine. Tuttavia, l'Italia deve affrontare sfide come l'alta incidenza di giovani Neet e il basso tasso di attività femminile, che potrebbero essere superate migliorando il mercato del lavoro e l'istruzione.

Sul finire della presentazione è stata sottolineata la necessità di creare le condizioni per rendere l'economia italiana più produttiva, inclusiva e resiliente, con la responsabilità condivisa tra policy maker, intermediari finanziari, imprese e istituzioni educative. Solo liberando le potenzialità del paese sarà possibile garantire stabilità alla crescita e la partecipazione di tutti alla vita sociale ed economica.

Le dichiarazioni di Gregorio De Felice, Chief Economist di Intesa Sanpaolo ad affaritaliani.it

 

A margine dell’evento Gregorio De Felice, Chief Economist di Intesa Sanpaolo, commentando quanto emerso dall’indagine presentata con il Centro Einaudi, ha dichiarato: “Le famiglie hanno mantenuto i propri investimenti nel corso di quest’anno, non hanno disinvestito e sono riuscite in aggregato a risparmiare un punto percentuale in più rispetto al 2022. È necessario considerare anche l’altra faccia della medaglia, ossia con una maggior varianza tra le famiglie, dal momento che sono aumentate le famiglie che hanno una certa difficoltà a far fronte agli imprevisti. In merito a ciò, credo sia importante anche dire che la propensione degli italiani a stringere polizze e assicurazioni rimane molto bassa, l’86% non ha una polizza sanitaria il 68% non ha una polizza sulla vita; anche questi sono compresi tra i meccanismi di allocazione del risparmio

Guardando all'anno che sta per venire, De Felice ha affermato: “Per il 2024 è prevista una riduzione dei tassi di interesse e un’inflazione che nel corso dell’anno arriverà ad avvicinarsi agli obiettivi delle Banche centrali. Forse in questo momento il mercato si aspetta una riduzione dei tassi un po’ drastica rispetto a quella che potrà essere la realtà dei fatti”. 

"L’andamento dei salari è in aggregato insufficiente nel nostro sistema economico. È stato pubblicato da poco il rapporto INAPP che mostra come l’Italia non sia cresciuta in termini salariali: dal 92 al 2022 la crescita in termini reali è dell’1%; mentre la media OCSE è di +32,5% e molti Paesi hanno fatto ancora meglio. Sicuramente in Italia ci sono problemi strutturali in termini di produttività, ma se osserviamo il periodo più recente la produttività è aumentata nell’ultimo triennio; anche la redditività delle imprese rimane alta e in molti casi sale, mentre i salari in termini reali sono scesi. Questo credo che debba spingere ad una riflessione profonda. È auspicabile, dal punto di vista macroeconomico, un rialzo dei salari che farebbe bene ai consumi e forse interromperebbe anche la fuga dei cervelli o la tendenza delle migliori competenze di voler andare all’estero a lavorare. Le condizioni ci sono, non valgono per tutte le imprese, ma per una buona parte delle imprese c’è questa possibilità e credo debba essere utilizzata", ha concluso lo Chief Economist di Intesa Sanpaolo.

 

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