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Intesa Sanpaolo, Gallerie d’Italia espone i vincitori del Premio Paul Thorel
Coppola (Intesa Sanpaolo): "Credo che la bellezza degli spazi di via Toledo permetta la piena valorizzazione dei tre artisti vincitori"
Intesa Sanpaolo, Gallerie d’Italia Napoli mette in mostra i vincitori del Premio Paul Thorel
Alle Gallerie d’Italia, Napoli, museo di Intesa Sanpaolo, apre dal 9 marzo al 5 maggio 2024 la mostra "L’undicesima casa", che presenta le opere degli artisti vincitori della prima edizione del Premio Paul Thorel, ideato e organizzato dalla Fondazione Paul Thorel in collaborazione con Gallerie d’Italia per sostenere i talenti italiani nel campo dell’arte contemporanea. I vincitori Clusterduck (collettivo di Tommaso Cappelletti, Silvia Dal Dosso, Francesca Del Bono, Arianna Magrini, Noel Nicolaus), Jim C. Nedd e Lina Pallotta sono stati selezionati da un comitato di esperti critici d’arte e curatori di arte contemporanea formato da Caterina Avataneo, Lorenzo Gigotti, Elisa Medde e Valentina Tanni e da una giuria composta da Antonio Carloni, Sara Dolfi Agostini e Luigi Fassi, presieduta da Guido Costa, presidente della Fondazione Paul Thorel.
Michele Coppola, Executive Director Arte, Cultura e Beni Storici di Intesa Sanpaolo, ha affermato: “Accogliamo alle Gallerie d’Italia di Napoli un’iniziativa realizzata con Fondazione Paul Thorel, con la quale condividiamo temi importanti quali il sostegno al talento e alla creatività, la committenza di progetti inediti, l’apprezzamento e la curiosità per le più aggiornate espressioni dell’arte. “L’undicesima casa” conferma inoltre la nostra attenzione per il ruolo della fotografia e del mondo digitale nel raccontare il presente, in piena sintonia con il lavoro che facciamo nel museo di Piazza San Carlo a Torino, in continuo dialogo con le altre sedi di Gallerie d’Italia. Credo che la bellezza degli spazi di via Toledo permetta la piena valorizzazione dei tre artisti vincitori e delle loro originali e coinvolgenti opere”.
Il Premio Paul Thorel, nato per essere un osservatorio sulla scena creativa italiana ed esplorare le arti digitali, individua nella fotografia il proprio linguaggio di ricerca e consiste in una residenza di un mese negli spazi della Fondazione a Napoli, in partnership con Gallerie d’Italia, per permettere la realizzazione di una produzione artistica inedita. Le opere in mostra, create durante la residenza dai vincitori della prima edizione, sono esposte per la prima volta grazie al progetto curato da Sara Dolfi Agostini, che prende il nome da “l’undicesima casa”, quella che in astrologia è la casa delle amicizie, della forza del collettivo, della capacità di imprimere una differenza nella vita sociale.
Il percorso inizia con le opere di Lina Pallotta, formatasi all’International Center of Photography di New York, che utilizza la fotografia per raccontare storie di riscatto, emancipazione e giustizia sociale, volte ad abbattere il muro dell’esclusione imposto da visioni antiprogressiste della società. Pallotta si è immersa nella quotidianità dei femminielli napoletani, per realizzare una collezione di ritratti e di momenti di intimità e lotta per i diritti civili, sotto la guida di Loredana Rossi, vicepresidente dell’ATN-Associazione Transessuale Napoli.
Seguono le visioni di Jim C. Nedd, sospese tra sogno e cruda realtà, che ha fotografato un gruppo di giovani napoletani, un corpo sociale, in un atto spontaneo di comunione con una natura primigenia. Jim C. Nedd è il fondatore del gruppo sperimentale Primitive Art insieme a Matteo Pit; fotografo e regista in progetti pubblicitari ed editoriali, è stato membro del team del magazine Toilet Paper di Pierpaolo Ferrari e Maurizio Cattelan (2015-2020).
Le sue fotografie sono in grado di creare ponti fra scale apparentemente lontane, facendo coesistere geografie diverse, folle estatiche in festa ed episodi di vita personale. Infine, Clusterduck che lavora al crocevia tra ricerca, design e transmedialità, ricostruisce le icone, i simboli e le istanze delle subculture di internet, a partire dell’era dei forum e delle pagine statiche, fino a quella dei social media e dell’ipercondivisione controllata dalle multinazionali della Silicon Valley e da governi autocratici, alla ricerca di libertà e significato.