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OMC Med Energy, Snam: al centro la decarbonizzazione con il progetto Ravenna CCS
Ercoli (Snam): "È anche opportuno che emettitori e fornitori di infrastrutture si impegnino in una pianificazione a lungo termine e coordinata per allineare le decisioni di investimento"

OMC Med Energy, Snam punta sulla decarbonizzazione: 500 milioni per il progetto Ravenna CCS
In un contesto globale sempre più orientato alla decarbonizzazione e alla riduzione delle emissioni climalteranti, la tecnologia CCS (Carbon Capture and Storage) sta emergendo come uno degli strumenti chiave per raggiungere gli obiettivi net-zero. Anche in Italia si moltiplicano i progetti e le iniziative per renderla operativa su larga scala, in particolare grazie all’impegno di operatori energetici come Snam.
A confermare la centralità della CCS nella strategia di transizione energetica è stato Piero Ercoli, Executive Director Decarbonization Unit di Snam, intervenuto oggi a OMC Med Energy, durante il panel “CCS as a lever for decarbonization: CCS business development”. “La CCS è in crescita in varie parti del mondo e occorre implementarla efficacemente su larga scala, rendendola accessibile a una gamma sempre più ampia di industrie”.
Così Piero Ercoli, Executive Director Decarbonization Unit di Snam, intervenuto oggi a OMC Med Energy a margine del panel “CCS as a lever for decarbonization: CCS business development”. La domanda da parte delle aziende energivore, ha spiegato ancora Ercoli, non manca e chiede soluzioni affidabili per allentare la pressione del sistema ETS derivante dalla necessità di acquistare quote di CO2 da poter emettere. Ulteriori avanzamenti potranno venire sbloccando gli investimenti necessari a costruire e consolidare la catena del valore della CCS. “Questo comporta la definizione di un modello di business robusto e di un quadro normativo e regolatorio”, cui il Mase sta opportunamente lavorando.
Snam, a sua volta, sta affrontando i passaggi autorizzativi necessari alla realizzazione delle pipeline necessarie a trasportare la CO2 degli emettitori nei giacimenti off-shore dell’Adriatico, il tutto nell’ambito del progetto Ravenna CCS, condotto in joint venture con Eni. “È un progetto anzitutto di ambito regionale”, ha spiegato Ercoli, che poi potrà espandersi in una logica anche europea, coerente con la vision di Snam e con lo stesso Pniec.
“Nel periodo del Piano Strategico 2025-2029 Snam investirà circa 500 milioni di euro per sviluppare il trasporto di CO2 a livello nazionale e l'infrastruttura di stoccaggio a Ravenna, in collaborazione con Eni. L'investimento netto sarà suddiviso in circa 200 milioni di euro per l'iniezione e lo stoccaggio di CO2 e 300 milioni di euro per la rete nazionale dedicata”, ha ricordato ancora Ercoli. L'Italia, in ogni caso, ha finora adottato un approccio graduale che si è dimostrato efficace. Un esempio chiave di questo è proprio quanto messo in campo per consentire la prima fase del progetto Ravenna CCS.
“È anche opportuno che emettitori e fornitori di infrastrutture si impegnino in una pianificazione a lungo termine e coordinata per allineare le decisioni di investimento e garantire che la capacità di trasporto e stoccaggio necessaria sia disponibile quando necessario. Questo comporta la sincronizzazione delle tempistiche dei progetti e delle strategie di investimento per evitare colli di bottiglia e garantire un'integrazione senza soluzione di continuità lungo la catena del valore. Ed è proprio in tale prospettiva che è fondamentale stabilire quadri normativi chiari e stabili, con incentivi che favoriscano gli investimenti”, ha concluso Ercoli.
Tra i 400 e i 500 milioni di euro di investimenti in 5 anni, un programma di innovazione, SnamTEC, applicata alle operations e articolato in oltre 50 progetti, migliaia di asset e processi già interamente digitalizzati e governati da remoto e un innovation plan in arrivo che guarda fino al 2035, con una finestra costantemente aperta sul mondo delle start up. È l’innovazione secondo Snam, raccontata da Claudio Farina, Chief strategy and technology officer di Snam, intervenuto a margine della tavola "How to Decarbonize the Industrial Sector: Technologies, Funding and the Role of Start-ups”. Farina ha raccontato il dual approach con cui il Gruppo affronta il proprio impegno nella costruzione dell’energy company di domani: da una parte la proven innovation, per ottimizzare efficienza e prestazioni dell’esistente, dall’altra l’explorative innovation, per essere presenti anche alla frontiera, là dove emergono le novità tecnologiche più promettenti.
“L’obiettivo", spiega Farina, "è capire come testarle e come scalarle a livello industriale. Ecco perché ci siamo dotati di un laboratorio tecnologico interno (T.LAB), che funge da ponte o gateway tra il mondo dell'innovazione più ampio e il team di implementazione di SnamTEC, il nostro programma di innovatione applicata alle operations. I progetti di test eseguiti sono già una ventina”. Focus su intelligenza artificiale, algoritmi, space tech, strumentazioni sempre più evolute per il monitoraggio delle infrastrutture, del territorio e del suo fragile equilibrio idrogeologico “per supportare – spiega Farina – l’ambizione di Snam di porsi quale abilitatore di uno sviluppo armonico e sostenibile del Sistema Paese”. Fra le novità, il Chief Strategy and technology officer del Gruppo cita anche il sistema innovativo di monitoraggio meteorologico marittimo, che “combina sensori locali con una piattaforma digitale costruita da una startup, per comprendere meglio il comportamento meteorologico marino, critico per le operazioni legate alla ricezione del gas naturale liquefatto in arrivo via mare e destinato a rigassificazione. A febbraio abbiamo installato questa tecnologia proprio qui a Ravenna, nel terminale ormeggiato a 8 km dalla costa, e nei giorni immediatamente successivi all'installazione la tecnologia è stata già utile per ridurre il rischio operativo”.
Un esempio, insomma, di come grandi gruppi e startup possono collaborare e cooperare con profitto per entrambe le parti. “Le startup – conclude Farina - hanno bisogno di supporto per capire come fare quel salto di qualità che le renda appetibili su scala industriale. Ma anche in azienda le competenze legate all’innovazione sono in continuo aggiornamento, con una governance efficace e leggera che agevola il cambiamento. E quest'anno lanceremo il nostro Innovation Plan, una bussola che guiderà Snam nell'identificazione e nella scalabilità delle tecnologie più promettenti”.
A margine dell'evento, Paolo Testini, Director CCS project and carbon removal development di Snam, ha ribadito l'importanza di questi sviluppi per il futuro della CCS in Italia, evidenziando l’approccio strategico della compagnia. "Siamo al lavoro per trasformare la vision multi-molecola di Snam in una realtà concreta e operativa", ha dichiarato Testini, sottolineando come la joint venture con Eni per il progetto Ravenna CCS sia al centro della transizione energetica. A Ravenna, infatti, è in fase di sviluppo una rete di trasporto per la CO2 catturata dalle industrie energivore del Nord Italia, con l’obiettivo di stoccarla in sicurezza nei giacimenti situati sotto i fondali del Mar Adriatico.
Testini ha anche illustrato la progettazione di una rete di condotte che collegherà le aree industriali del ravennate e del ferrarese, ma non solo: “Oltre al trasporto via pipeline, il progetto Ravenna CCS potrà contare anche sulla soluzione del trasporto navale, con un hub di ricezione a Ravenna, pensato per gli emitter del centro-Sud Italia ed eventualmente anche per altre nazioni del Mediterraneo”, ha spiegato Testini. Un aspetto cruciale, che rende Ravenna CCS un progetto di rilevanza europea, come testimoniato dal fatto che il progetto è stato classificato come PCI (Progetto di Interesse Comune) dall'Unione Europea. In merito alla fase operativa, Testini ha poi fornito un aggiornamento sullo stato dei lavori: “Mentre la fase 1 è già in corso, con iniezioni di CO2 dalla centrale Eni di Casalborsetti che stanno raggiungendo i giacimenti esauriti, siamo già focalizzati sulla fase 2, che riguarda l’integrazione delle industrie cosiddette ‘hard to abate’, a cui collegare una rete di trasporto che possa garantire l'arrivo della CO2 nei siti di stoccaggio”.
Testini ha anche precisato che la progettazione della rete di trasporto tiene conto di diversi fattori, come la dislocazione dei distretti industriali e le diverse possibilità offerte da tracciati di pipeline più o meno ramificati: “Una parte di questi progetti è ancora in fase di studio, ma per il primo nucleo abbiamo già avviato i necessari procedimenti autorizzativi”. Incoraggianti i risultati delle indagini di mercato, con oltre 60 aziende manifestando interesse per il trasporto e lo stoccaggio della CO2 a Ravenna CCS: “Nel 2024 abbiamo raccolto manifestazioni di interesse non vincolanti da parte di oltre 60 aziende, per un totale di più di 170 siti industriali in Italia. I volumi di CO2 per cui è stato espresso interesse sono pari a 27 Mtpa al 2030 e 34 Mtpa al 2040, a dimostrazione della forte domanda di Ravenna CCS, che ha una capacità di 4 Mtpa entro il 2030 e di 16 Mtpa oltre il 2030”.
Infine, Testini ha concluso con un richiamo alla preparazione di Snam per affrontare le sfide future: “Stiamo anticipando investimenti significativi per creare le condizioni necessarie alla transizione. Chiaramente, rimaniamo in attesa della definizione del quadro normativo e regolatorio da parte del Mase, che stabilirà le linee guida precise all’interno delle quali dovremo operare. Da parte nostra, faremo in modo di essere pronti”.