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Sigarette elettroniche, il report dello SCHEER slitta a metà aprile

Pietro Cifarelli

Il Comitato SCHEER avrebbe dovuto pubblicare entro lo scorso 4 marzo un report definitivo sulle sigarette elettroniche come richiesto dalla Commissione UE

Sigarette elettroniche, il documento finale del comitato scientifico della Commissione UE a metà aprile, critiche nella lotta contro il fumo.

Il report definitivo sulle sigarette elettroniche dello SCHEER (Scientific Committee on Health, Environmental and Emerging Risks), riguardante la necessità di adottare misure legislative sulla materia, previsto entro lo scorso 4 marzo su richiesta della Commissione UE slitterà a metà aprile.

Il documento finale servirà per tracciare una linea guida regolamentare e legislativa Europea a proposito delle soluzioni alternative alle sigarette, in ottica degli appuntamenti di quest’anno: la direttiva sui prodotti del tabacco e la direttiva sulle accise del tabacco.

Lo SCHEER aveva già adottato lo scorso 23 settembre un’opinione preliminare sui potenziali danni procurati dalle sigarette elettroniche che venivano classificate meno dannose rispetto alle normali sigarette da combustione ma comunque rischiosi. Durante la fase di consultazione molti produttori di E-cigs, oltre alle associazioni di consumatori e parte del mondo scientifico, hanno portato numerose critiche alla posizione preliminare in quanto questa non prendeva in considerazione nella lotta contro il fumo il ruolo che prodotti alternativi come le sigarette elettroniche e il tabacco riscaldato possono avere per eliminare le sigarette nell’ottica della riduzione del danno. Dalla consultazione pubblica 691 contributi da autorità del mondo medico-scientifico) è fuoriuscito, infatti, la necessità di considerare "la riduzione del danno delle sigarette elettroniche rispetto alle sigarette tradizionali".

Questo dibattito sulla regolamentazione dei prodotti innovativi si contestualizza nel più ampio quadro dell’ European Beating Cancer Plan, il piano di azione della Commissione Europea dello scorso 3 febbraio, con lo scopo di ridurre drasticamente il numero dei decessi causati dal Cancro, con investimenti dal bilancio Europeo pari a 4 miliardi di euro. La polemica si è accesa soprattutto in Italia, dove il piano ha mosso parecchie critiche per aver penalizzato molti settori del Made in Italy come il vino e l’agroalimentare oltre ai già citati prodotti alternativi alle sigarette.

Tra gli obiettivi dell’ European Beating Cancer Plan è previsto un abbassamento della percentuale di fumatori dal 25%, 22% in Italia, al 5% entro il 2040, con lo scopo di creare una “generazione zero tabacco”.

Secondo la voce di molti esperti, però, la strategia rischia di non andare in porto proprio per la poca considerazione messa in gioco della riduzione del danno in quanto si rischierebbe di perdere la componente innovativa e tecnologica. Questa politica andrebbe in controtendenza rispetto a diverse amministrazioni (UK, USA, Nuova Zelanda) che hanno sposato con successo la strategia di riduzione del danno da fumo grazie ai prodotti innovativi. Le proposte della Commissione per il Beating Cancer Plan, così come il report preliminare dello SCHEER, tendono infatti a una equiparazione tra le sigarette classiche e i prodotti senza combustione.

Sigarette elettroniche, la posizione di Gran Bretagna e USA.

Quasi contemporaneamente con la presa di posizione delle istituzione europee sulla riduzione del danno, l’agenzia di consulenza e ricerca del Dipartimento della sanità e dell’assistenza sociale del governo Britannico (PHE – Public Health England) ha diffuso la recensione sul “fumo elettronico” redatta dai ricercatori del King’s College della capitale inglese.

Il PHE contrariamente al pensiero delle istituzioni europee riporta che le sigarette elettroniche sono del 95% meno dannose rispetto al fumo. La gran Bretagna, infatti, è da tempo sostenitrice del principio di riduzione del danno che comporta l’adozione di soluzioni alternative come arma contro i prodotti da combustione come racconta John Newton, Direttore Health Improvement del PHE: "Il fumo è ancora la principale causa prevenibile di morte prematura e malattie. La cosa migliore che un fumatore può fare è smettere di fumare completamente, e le prove dimostrano che lo svapo è uno degli aiuti per smettere più efficaci disponibili, dal momento che aiuta circa 50.000 fumatori l'anno a smettere.” Notando come: Migliaia di altre persone avrebbero potuto smettere, se non fosse per i timori infondati sulla sicurezza delle sigarette elettroniche. L'evidenza è che sebbene non siano prive di rischi, le sigarette elettroniche sono molto meno dannose del fumo.”

Difatti nel 2020 le E-cigs sul territorio anglosassone rappresentano il mezzo più diffuso per chi cerca di smettere di fumare con il 27,2% con percentuali di successo tra il 59,7% e il 74% nel 2019-20.

Anche negli Stati Uniti, l’ente responsabile della regolamentazione di farmaci e prodotti del tabacco (FDA) riconosce il valore della riduzione del danno, prevedendo addirittura l’introduzione di una categoria per “Prodotti del Tabacco a Rischio Modificato” che si può ottenere rivedendo le evidenze scientifiche dei nuovi prodotti. Nel 2020 la FDA ha autorizzato la vendita di due prodotti in questa categoria: un sistema elettronico per il riscaldamento del tabacco, e il tabacco da uso orale SNUS, quest’ultimo con l’etichetta di prodotto “a rischio ridotto” rispetto al fumo di sigaretta.

Il 38% dei fumatori nel 2020 credeva che lo svapo fosse dannoso quanto il fumo e il 15% credeva che lo svapo fosse addirittura più dannoso. Questo dato non è in linea con le valutazioni degli esperti nel Regno Unito e negli Stati Uniti che sono convinti che l'uso di prodotti per lo svapo di nicotina regolamentati è molto meno dannoso del fumo.

Sigarette elettroniche, la situazione in Italia.

Anche in Italia l’arrivo nel mercato di prodotti innovativi e sostitutivi delle sigarette ha raccolto molto successo nella lotta al fumo. I dati del Libro Blu 2019 dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli riportano come negli ultimi periodi ci sia stato un calo storico del consumo di sigarette (-6,80%, in volume, dal 2017) dovuto grazie alle campagne di sensibilizzazione e ai prodotti a tabacco riscaldato senza combustione.

Soltanto durante l’emergenza Covid, secondo i dati forniti dall’Istituto Superiore di Sanità, 600 mila persone hanno abbandonato la sigaretta. Questo è andato a combaciare con l’aumento della sigaretta elettronica e tabacco riscaldato, che hanno visto un aumento rispettivamente dell’1% e dello 0,3%.

Il Ministero della Salute ha criticato l’apertura al dibattito di alcune società scientifiche chiarendo che: “l'unica strategia perseguibile, in un'ottica di salute pubblica, è la disassuefazione totale dal fumo e dal consumo di altri prodotti del tabacco” chiudendo le porte alle discussioni sul tema. Questo dovuto alle analisi scientifiche sugli effetti dei prodotti alternativi in confronto al fumo della sigaretta. Diversamente da visioni indipendenti come quella della FDA americana, l’ISS negava sia la minore dannosità dei nuovi prodotti quanto la ridotta produzione di sostanze tossiche, al contrario di quello che ha affermato Fabio Beatrice, professore presso la Facoltà di Medicina e Chirurgia dell'Università degli Studi di Torino e fondatore del Centro Anti-Fumo dell'ospedale San Giovanni di Torino (Adnkronos, 8/2/2021): "Il piano contro il cancro annunciato dalla Commissione Ue nei giorni scorsi ha obiettivi molto ambiziosi. L'abbattimento della percentuale dei fumatori dal 25% di oggi (circa il 22% in Italia) al 5% nel 2040, per creare 'una generazione zero tabacco', è lodevole. Ma ridurre significativamente il numero di morti per tumore con una stretta su sigarette elettroniche e tabacco riscaldato è utopistico e irrealizzabile.” Evidenziando come: “Non è chiaro quali strategie metteranno in atto i signori della Commissione Europea nei casi di soggetti resistenti alla proposta di cessazione, ovvero quelle persone che non vogliono smettere di fumare, che poi sono la stragrande maggioranza. Basti pensare che in Italia, su 12 milioni di tabagisti, appena 8mila si rivolgono ai Centri Anti-Fumo. Di questi, solo il 45% riesce nell'intento, in genere sono adulti che hanno avuto un tumore.” Beatrice conclude affermando che “Bisogna assicurare proposte ricevibili. Un modo per ridurre il rischio ci sarebbe - dice Beatrice - ed è il fumo digitale (e-cig e tabacco riscaldato). Ci sono studi che confermano il potenziale di questi prodotti di ridurre il rischio per quei fumatori che non vogliono o non riescono a smettere. Questi nuovi dispositivi elettronici alternativi alle sigarette - con i quali, va detto, non raggiungiamo l'obiettivo della cessazione dalla dipendenza - sono un'alternativa migliore rispetto alle sigarette, affinché si eviti lo scenario peggiore per noi medici, ovvero che chi aveva già abbandonato le sigarette vi faccia ritorno.”