Economia
"Obbligo del casco sui monopattini? Una riforma che fa ridere. Incidentalità zero, il governo faccia un passo indietro"
Obbligo del casco, targa e assicurazione Rc per chi si sposta in monopattino: tutti i nodi del nuovo codice della strada. L'intervista a Giorgio Cappiello, dirigente di Bird
Monopattini con obbligo di assicurazione, targa e casco per tutti: cosa non torna nel nuovo codice della strada
Da quando i monopattini sono arrivati in massa sulle strade italiane, le polemiche non si sono mai fermate. Ora con le nuove regole, la situazione sembra complicarsi ancora di più. Casco obbligatorio, targa e assicurazione Rc auto: tre grane, non per chi ha il monopattino privato, ma per le aziende di sharing. Come faranno a far rispettare l’obbligo del casco? Non c’è un modo pratico per attaccarlo ai mezzi, e il rischio di furti è alquanto alto. Alla fine, tocca agli utenti portarsi il casco da casa.
Insomma una riforma che più che semplificare, crea solo confusione. E tutto senza che le aziende siano state ascoltate dal Governo. Giorgio Cappiello, partnership manager di Bird (servizio di sharing presente in tutta Italia e in 350 città nel mondo), ha messo in luce con Affaritaliani.it tutti i problemi irrisolti della nuova riforma del Codica della Strada.
Le nuove misure previste dal codice della strada mirano a prevenire incidenti, imponendo l'uso del casco, ma l'incidentalità è davvero così alta nel nostro Paese?
Riteniamo che questo intervento non fosse necessario. I dati sull'incidentalità forniti dall'Osservatorio per la Sharing Mobility, un ente terzo e imparziale in seno al Ministero, ci dicono che nel 2023, tutti gli operatori di sharing in Italia (otto in totale) hanno registrato 334 incidenti a fronte di 50 milioni di chilometri percorsi, nessuno dei quali è stato fatale. Nel 2022 stessa cosa.
È vero che ci sono incidenti letali, ma questi riguardano monopattini privati, non quelli in sharing. Perché? I nostri monopattini non possono superare i 20 km/h, e le aree in cui possono circolare le decidiamo noi. Inoltre, raccogliamo tutte le informazioni necessarie sugli utenti, in caso di eventuali richieste da parte delle autorità giudiziarie. Questo approccio ci ha permesso, dal 2019, anno in cui abbiamo iniziato a operare in Italia, di raggiungere l'obiettivo delle zero vittime, che il Ministero si prefigge di raggiungere. Ma sicuramente non con interventi di questo tipo.
Quali sono le principali difficoltà nel garantire caschi sicuri per i monopattini a noleggio?
Bisogna fare attenzione: la norma non impone l'obbligo del casco per le aziende, ma per l'utente. Questo perché le società di sharing hanno il divieto di trasportare oggetti sul monopattino, quindi non possiamo neanche attaccarvi un casco.
E ci sarebbe anche il rischio di furti...
Senza dubbio. Ma il problema qui è che, nell'illogico tentativo di aumentare la sicurezza—che, tra l'altro, non è necessaria sui nostri veicoli, ma sui monopattini privati, i veri "banditi" delle nostre strade—si sposta tutta la responsabilità sull'utenza, ovvero sul consumatore, che dovrà portarsi il casco da casa. Mi chiedo, come operatore con 4500 monopattini a Roma, come pensano le istituzioni di Roma Capitale di poter avvisare 32 milioni di turisti dicendo loro di portarsi un casco se vogliono utilizzare i monopattini sharing?
Anche perché parliamo di una maggioranza di utenti occasionali che usufruiscono dello sharing
Qui si coglie il punto. Noi, per esempio, su Roma abbiamo una clientela che, grosso modo, è composta al 50% da turisti e al 50% da residenti. Si tratta di persone che usano il monopattino per spostarsi all'interno delle città congestionate italiane. Se a Milano, Firenze, e altre città devi percorrere 2-3 km (che è la media dei nostri viaggi), è ovvio che preferisci usare il monopattino. È una distanza troppo lunga per farla a piedi, ma troppo corta in macchina o in moto.
Per questo tipo di utenza, l'idea stessa di doversi portare il casco da casa fa ridere. Soprattutto di fronte a un tasso di incidentalità che è il più basso nel settore dei trasporti. Nella relazione illustrativa del disegno di legge governativo si fa riferimento ai dati Istat del 2022, secondo cui in quell’anno ci sono stati 2979 incidenti e 16 morti con il monopattino. Premesso che sono tutti monopattini privati e che non ci riguardano, con questi numeri si riporta che i monopattini sono responsabili dello 0,5% degli incidenti, mentre le biciclette sono al 16%. Qual è il motivo per cui si impone il casco sul monopattino e non sulla bici? Perchè la risposta dell'italiano medio sarebbe sicuramente più dura: la bici fa parte della tradizione, mentre il monopattino è demonizzato e spesso attaccato da una parte della politica.
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Ma quindi non avete avuto nessun confronto con il Governo prima della normativa?
Siamo stati convocati dal governo quando stavano raccogliendo le prime proposte sul codice della strada. Sono andato come associazione di categoria, Assosharing, sia in audizione alla Camera che al Senato. Abbiamo presentato le nostre osservazioni e sono stati proposti emendamenti anche da forze di maggioranza, in particolare da Forza Italia. Ma siccome Salvini voleva il decreto approvato entro Natale, ha chiesto ai senatori di ritirare gli emendamenti. Così, un disegno di legge è stato trattato come un decreto legge in Parlamento e le proposte emendative sono state ritirate. A questo punto mi chiedo: cosa ci stai a fare in Parlamento?
L’obbligo del casco potrebbe scoraggiare l’uso dei monopattini in sharing?
Va premesso che mancano ancora i decreti attuativi, ma il problema adesso è la speculazione. La gente, leggendo che il casco è obbligatorio e sapendo di rischiare una multa di 400 euro, potrebbe iniziare a pensare di non utilizzare il monopattino, anche se la norma, così come è scritta, non è applicabile al momento. La norma prevede anche la cosiddetta targa, un contrassegno stampato dalla Zecca Poligrafica dello Stato; finché non ci sarà il contrassegno, l'operatore della polizia non potrà fermare o multare l'utente, e l'obbligo del casco non entrerà in vigore.
L’introduzione dell’assicurazione obbligatoria per i monopattini è in contrasto con la sentenza della Corte di Giustizia Europea?
Assolutamente sì. La Corte è chiarissima: la RC auto esiste per tutelare le persone dagli incidenti derivanti dalla circolazione di autoveicoli. Un veicolo che va a 20 km/h e viene azionato dalla forza muscolare, anche se ha un motore elettrico che non supera quella velocità, non è in grado di causare danni tali da giustificare l’obbligo di una RC auto. Quindi, la norma italiana va contro l’Unione Europea. Noi, che abbiamo già un’assicurazione obbligatoria, non cambieremo il nostro prodotto assicurativo. I privati non sono obbligati. Non c'è un Paese europeo dove c'è l'obbligo del casco.
Come risponderete alla norma e sensibilizzerete il cliente?
Monitoreremo il processo dei decreti attuativi e speriamo di poter parlare con il governo per capire che tipo di contrassegno avremo noi, perché attualmente Bird ha 15.000 monopattini. La prospettiva è che il governo faccia un passo indietro, perché la reazione, non solo delle aziende di sharing, ma anche dell'utenza, è rabbiosa. È evidente che sarebbe bastato estendere ai privati la regolamentazione che abbiamo noi da anni. Ci auguriamo che il Parlamento, chiamato a discutere il decreto legislativo di riforma, possa intervenire in maniera più equilibrata.
Quindi, nessuna chiusura?
Noi di Bird siamo una multinazionale americana. Non chiuderemo in Italia, ma osserveremo l'andamento del mercato. Se guadagniamo poco, investiremo di meno. A farne le spese non sarà il ministro Salvini, ma l’utenza, che non avrà monopattini decenti.