Economia
Ocse: corre Pil italiano a +6,3%, ma la crescita rallenterà nel 2022-2023
Tutte le rilevazioni dell'Ocse nell'Economic Outlook di dicembre
Ma non è tutto. L'Ocse taglia leggermente di due punti percentuali le stime del Pil del mondo al 5,6% dal 5,8% rispetto all'Economic Outlook di primavera. Il prossimo anno, spiega l'organizzazione, la crescita sarà del 4,5% per poi rallentare al 3,2% nel 2023. Anche l'andamento dell'economia Usa è stata rivista al ribasso al 5,6% dal 6,9% di maggio (+3,7% nel 2022 e +2,4% nel 2023). In rallentamento anche il Pil cinese che quest'anno dovrebbe crescere dell'8,1% dall'8,5% di maggio e del 5,1% sia nel 2022 che nel 2023. Previsioni migliori invece per il Pil dell'Eurozona che crescerà del 5,2% quest'anno (+4,3% a maggio), del 4,3% nel 2022 e del 2,5% nel 2023.
"La ripresa globale prosegue ma ha perso slancio e sta diventando sempre più squilibrata", scrive l'Ocse. "Alcune aree dell'economia globale si stanno riprendendo rapidamente, ma altre rischiano di rimanere indietro, in particolare i paesi a basso reddito dove i tassi di vaccinazione sono bassi e la domanda deve ancora riprendersi completamente". In molti Paesi si attenua, evidenzia l'Ocse, "lo slancio derivante dal forte rimbalzo dopo le riaperture a causa delle persistenti strozzature delle catene di approvvigionamento, per l'aumento dei costi e per gli effetti persistenti della pandemia".
Sono emerse "pressioni inflazionistiche più forti e durature in tutte le economie in una fase insolitamente precoce del ciclo e si registrano carenze di manodopera anche se l'occupazione e le ore lavorate devono ancora recuperare completamente. In forte aumento i costi del cibo e dell'energia, con gli impatti più rilevanti sulle famiglie a basso reddito, così come crescono i prezzi nei settori dei beni durevoli in cui si concentrano maggiormente le strozzature dell'offerta. Questi fattori rendono le prospettive più incerte e sollevano notevoli sfide politiche".
L'Ocse prevede che "l'inflazione raggiungerà il picco entro la fine del 2021, per poi rallentare verso livelli coerenti con le pressioni sottostanti derivanti dall'aumento del costo del lavoro e dal calo della capacità inutilizzata in tutto il mondo".