Economia
Open Fiber, assegnati 3,4 milioni di civici. Ma i lavori rischiano di slittare oltre il 2026
Il piano finanziato con i fondi del Pnrr (1,8 miliardi) e quindi con scadenza fissa al 2026 è in ritardo
Ritardi nel cablaggio delle aree grigie: Open Fiber e Fibercop vincono la gara, ma il tempo stringe
Sono 3,4 milioni i numeri civici messi a gara nelle aree grigie, quelle a semi fallimento di mercato per i gestori di rete di accesso in fibra, che sono stati aggiudicati a Open Fiber (8 lotti per un totale di 2,2 milioni di civici) e a Fibercop, passata da Tim alla cordata capitanata da Kkr (7 lotti con circa 1,6 milioni di civici). Purtroppo il piano finanziato con i fondi del Pnrr (1,8 miliardi) e quindi con scadenza fissa al 2026 è in ritardo.
Infatti non è bastato che il governo con decreto legge approvasse lo spostamento dei numeri civici assegnati al cablaggio in maniera più omogenea come richiesto dai due operatori di rete per risparmiare chilometri di scavi e posa. La nuova scadenza per dare il via ai lavori è prevista per i primi di ottobre, ossia quando sarà terminata la consultazione pubblica tra gli operatori del settore che Infratel, onde evitare ricorsi, ha voluto per il ribilanciamento dei piani di copertura delle aree grigie.
Il governo, che di Open Fiber è azionista con Cdp al 60% (il rimanente 40% è del fondo australiano Macquarie), ovviamente spinge per l'ultimazione della pratica. Del resto sia Open Fiber che Fibercop hanno già avuto un anticipo di circa 300 milioni ciascuno sui fondi del Pnrr. Inoltre per Open Fiber l'approvazione della pratica garantirebbe il via libera ai circa 3 miliardi di finanziamenti in più rispetto al piano originale richiesti a banche e azionisti. Open Fiber e Fibercop hanno presentato i loro nuovi piani di cablatura delle aree grigie, che prevedono la sostituzione di alcuni numeri civici in comuni sparsi sul territorio e quindi più difficili da raggiungere e più costosi. Al loro posto entrerebbero quelli chiamati “adiacenti”, ossia vicini a quelli già mappati che non erano presenti al momento dell'assegnazione dei lotti. Inutile dire che la sostituzione fa diminuire i chilometri di cablatura e dunque anche i costi.
Il problema è che Open Fiber, per la realizzazione della rete usa soldi pubblici vista la presenza di Cdp come azionista di maggioranza, e, dunque, se ci fosse una società privata (anche la stessa Fibercop) interessata a portare la fibra a una delle numerazioni prescelte, la società guidata da Giuseppe Gola dovrebbe rinunciare e ricalibrare il suo piano. Dunque il rischio di dover posticipare l'inizio dei lavori è concreto e, dato che gli stessi devono per forza terminare nel 2026 pena la perdita dei fondi del Pnrr, il guaio non è di poco conto. Open Fiber si dichiara ottimista sull'esito della consultazione ma ormai è evidente solo la realizzazione di una rete unica di accesso (con Fibercop) garantirebbe, ai due player della rete e al sistema Paese, strategie e sinergie sostenibili e durature.