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Economia
Ubi Banca, l'Ops spariglia le finanze curiali. I vescovi del Nord si schierano
LaPresse

Ubi Banca: la diocesi di Bergamo pare a favore dell’Ops lanciata da Intesa Sanpaolo, quelle di Brescia e Milano nicchiano ma potrebbero aderire. Mentre la diocesi di Verona bacchetta Cattolica Assicurazioni

Se fossimo ancora ai tempi della “prima repubblica” l’offerta “non concordata” lanciata da Intesa Sanpaolo su Ubi Banca avrebbe il sapore di una guerra fratricida tra due campioni della “finanza bianca”. Anche così l’effetto rischia di essere dirompente per quelli che sono i tradizionali legami tra Ubi Banca e il mondo diocesano del Nord Italia e non solo.

Che qualche “mal di pancia” stesse covando lo si era capito lo scorso aprile, quando all’assemblea degli azionisti di Ubi Banca, come risulta dai verbali, non si presentarono (cosa mai successa in passato) tutte le società espressione della diocesi di Bergamo, a partire dall’Istituto per il sostentamento del clero. Un’assenza tanto più clamorosa in quanto le società azioniste legate alla diocesi di Brescia erano invece tutte presenti, dalla Congregazione delle suore Ancelle, all’oratorio dei Padri della pace, dall’Opera diocesana venerabile Luzzago, all’Opera per l’educazione cristiana.

La curia di Bergamo aveva poi smentito ufficialmente le indiscrezioni che volevano che l’Istituto per il sostentamento del clero o la stessa diocesi di Bergamo avessero ceduto un paio di pacchetti azionari per complessivi 2 milioni di titoli Ubi Banca, confermando tuttavia l’uscita dal Patto dei Mille (schieratosi contro l’Ops di Intesa Sanpaolo). Il silenzio delle diocesi di Brescia e di Milano, storicamente sempre vicine ai vertici di Ubi Banca, sono state interpretate sinora come una prova della loro ostilità all’operazione.

Ma secondo alcuni la paziente opera di convincimento di Intesa Sanpaolo (istituto che nel suo Dna conserva ancora tracce della Banca Cattolica del Veneto), che in piena emergenza Covid-19 non è stata avara di contributi alla diocesi di Brescia (5 milioni di euro di contributo donato a favore del programma di iniziative a sostegno delle famiglie e delle parrocchie in difficoltà), e il rischio che le quotazioni di Ubi Banca possano risentire di un eventuale fallimento dell’Ops starebbero facendo breccia, tanto che non si esclude il prossimo allineamento anche delle due diocesi lombarde alle posizioni di Cattolica Assicurazioni.

Nel frattempo proprio l’assicurazione presieduta da Paolo Bedoni, che alcuni vogliono in un futuro non troppo lontano prossimo presidente di Generagricola (controllata di Generali, compagnia che sta per entrare nel capitale investendo 300 milioni per il 24,4% del capitale di Cattolica post aumento) oltre a cercare di massimizzare il rendimento dei propri investimenti, sta dando dei dispiaceri alla propria diocesi, quella di Verona, apertamente contraria alla trasformazione della compagnia in Società per azioni (Spa), proposta che invece piace molto a Bershire Hathaway impantanatosi da tempo con un 9% di capitale pagato 116 milioni e che oggi vale 82 milioni.

A trarre d’impaccio la holding d’investimento di Warren Buffett potrebbe essere, in caso di uno stop alla trasformazione in Spa, Vittoria Assicurazioni, che ha confermato di aver a suo tempo proposto un’integrazione a Cattolica solo per finire “bruciata” sul tempo da Generali (che ha posto la trasformazione in Spa come condizione del suo ingresso tra i soci).

La compagnia che fa capo alla famiglia Acutis si era inizialmente avvalsa della consulenza di Mediobanca (advisor come detto di Intesa Sanpaolo) ma ora, ribadito che l’offerta resta valida se l’operazione con Generali dovesse saltare, avrebbe deciso di appoggiarsi al team di advisor di Ubi Banca. Un incrocio di offerte, advisor e relazioni che rischia di sparigliare le diocesi del Nord Italia, un tempo unite sotto la bandiera della “finanza bianca”.

 

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