Economia
Patto di stabilità, "Povera Meloni, ministro dell'Economia assente"
Via libera in Ue alla nuova governance economica. Parla l'economista Giulio Sapelli
Patto di stabilità, per l'Italia riforma peggiorativa. Parla Sapelli: "Il problema non è Meloni ma la totale assenza di un Ministro dell'Economia"
"Mi sembra molto triste assistere a questa disgregazione europea. Con i parametri assurdi imposti dal Patto, tutte le speranze di una ricostituzione post-pandemia sono state disilluse." Così il professore Giulio Sapelli, tra i massimi esperti di economia e affari internazionali, parla con affaritaliani.it dell'approvazione da parte del Parlamento europeo del nuovo Patto di Stabilità e Crescita.
Un via libera che arriva a meno di due mesi dalle prossime elezioni europee (programmate tra il 6 e il 9 giugno) e che in Italia è già un caso politico perchè i partiti di Centrodestra in Europa si sono astenuti dal voto su una riforma negoziata dal ministro dell'Economia Giancarlo Giorgetti. Ma che cosa cambierà concretamente per l'Italia?
Le regole previste dal Patto di stabilità hanno l'obiettivo di tenere in ordine i conti pubblici degli stati membri, riducendo il ricorso al debito. L’Italia è tra i paesi europei con deficit e debito pubblico più alti in Ue: secondo dati dell’Eurostat riferiti al 2023 il debito pubblico italiano è stato il secondo più alto dopo quello della Grecia, più del 137 per cento del Pil, oltre il doppio della soglia del 60. Il rapporto tra deficit e Pil è invece pari al 7,4 per cento, ben al di sopra della soglia del 3 per cento prevista dai parametri del Patto di stabilità.
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Tuttavia, in riferimento all'approvazione del Patto e alle sue conseguenze, Sapelli parla di ripercussioni negative "per l'Europa in generale". In particolare il professore insiste su un punto: come i parametri di Maastrich "siano rimasti invariati". Infatti con il Patto, gli stati membri dovranno avere un debito pubblico inferiore al 60 per cento del prodotto interno lordo, e il rapporto tra deficit e Pil non dovrà superare il 3 per cento). "Si pensava che le regole del Trattato di Maastricht cominciassero ad essere rimesse in discussione - sottolinea Sapelli - tutte cose che sono state tradite, non attese."
Sapelli parla di "parametri assurdi" quelli stabiliti dal trattato di Maastricht, che "non hanno alcun senso economico". E aggiunge: "A questo punto, gli Usa dovrebbero essere esclusi dalla comunità internazionale, dato che hanno un debito molto più alto di quello dell'Italia o dell'Europa. Eppure, noi continuiamo a parlare dell'economia americana come di un'economia sana che va avanti."
Inoltre sottolinea che anche parlare di un "debito eccessivo è scientificamente errato". Un linguaggio che appartiene al passato. Sapelli evidenzia che "lo stesso Draghi, recentemente, ha parlato di 'debito giusto o sbagliato', concetti che sono primitivi. Se non hai una teoria della crescita ma solo dell'equilibrio di mercato, arrivi alla situazione in cui siamo adesso."
Tuttavia, ci si chiede come l'Italia debba agire per conformarsi ai paletti imposti dalla recente riforma. In un contesto in cui si rende necessaria la riduzione del debito, Sapelli sostiene che ci troviamo di fronte a una situazione problematica: "L'Italia non può intervenire nel ridurre il debito. Il debito è sostenibile solo se si ha un accordo con i creditori, che possono essere banche come la Bce o le banche centrali dei singoli stati. Il nostro paese ha bisogno di un aumento della massa salariale, e questo deve essere fatto aiutando le imprese."
Per quanto riguarda la Meloni, Sapelli è categorico nel sottolineare quanto il problema non sia la premier in sè, "quanto l'assenza totale di un ministro dell'Economia" (il riferimento è a Giancarlo Giorgetti). E aggiunge: "Mi metto nei panni della 'povera Meloni', che si trova di fronte a uno Stato ormai in rovina e a un ministro dell'Economia incapace di elaborare un piano per affrontare questa difficile situazione. C'è poco che la Meloni possa fare, a parole dice che vorrebbe cambiare i trattati Ue, ma dovrebbe approfittare del suo legame fortissimo con gli Usa, per fare sì che premano sulle strutture direttive dell'Ue e che si cambi la politica economica. Dovrebbe fare una vera politica estera filoatlantica per cambiare i trattati dell'Ue."