Economia
Patto di Stabilità? Ok, ma solo nel 2025. Il Forum Ambrosetti vuole il rinvio
Regole troppo penalizzanti per l'Italia, rimandare tutto all'anno prossimo
Cernobbio, il Forum Ambrosetti a sorpresa: rinviare il Patto di Stabilità
Per la platea di Cernobbio del Forum Ambrosetti le regole del nuovo Patto di Stabilità sono troppo “penalizzanti per l'Italia". Da qui la preferenza per un rinvio all'anno prossimo e partire nel 2025 con un Patto nuovo e definitivo, concordato con calma e stavolta davvero granitico. Lo scrive oggi Repubblica, che spiega come sia questa la posizione espressa un po’ a sorpresa da alcuni degli economisti, imprenditori e manager riuniti a Cernobbio per il Forum Ambrosetti.
"Troppo complicato è a questo punto impostare la necessaria svolta perché questo diventi veramente un Patto di crescita, per prima cosa, e poi di stabilità che è una derivata della crescita", dice Vincenzo Boccia ex presidente di Confindustria e oggi a capo della Luiss. "C’è un problema politico connesso con la complessa situazione spagnola: se continua l’attuale incertezza e non si riesce a formare un governo, è difficile che Madrid nel suo semestre di presidenza, che scade il 31 dicembre, riesca a risolvere un problema così complesso", aggiunge Enrico Giovannini, più volte ministro.
Ma quello che toglierà davvero tempo, dice a sua volta l’imprenditore Riccardo Illy come riporta sempre Repubblica, «sarà la determinazione delle cifre di cui non tener conto ai fini del debito/Pil. Sicuramente andranno inseriti fra queste gli investimenti per il miglioramento energetico».
Pil, Marcegaglia: "Accelerare gli investimenti del Pnrr e sostenere i redditi"
"Il peggioramento del Prodotto interno lordo nel secondo trimestre? Era in corso nell’economia reale, da imprenditrice, me l’aspettavo. Ora, però, per far ripartire l’economia, bisogna intervenire subito su investimenti e cuneo fiscale". A sostenerlo in un'intervista al "Corriere della Sera" è Emma Marcegaglia, presidente e amministratore delegato di Marcegaglia Holding, che, riguardo la flessione del Pil peggiore del previsto, e che riduce la crescita acquisita a +0,7%, afferma: "Il calo è legato alla flessione degli investimenti". "C’è la frenata della Germania, che è il primo partner commerciale dell’Italia e il maggiore mercato per il nostro gruppo: il mood dei tedeschi è molto negativo. Anche l’export, che è stato il motore della crescita nel 2022, pur non essendo negativo, dà un contributo pari a zero, perché la globalizzazione è in ritirata. Anche i consumi sono in calo, e il turismo, che era partito molto forte a giugno luglio, poi ha frenato. E’ un dato in peggioramento in un scenario di rallentamento generale" afferma.
Marcegaglia sottolinea che "la Cina è in forte decelerazione, è vero che l’Italia dipende meno dalla Cina della Germania, ma noi dipendiamo molto dalla Germania. Gli Usa invece sono un po’ black & white. Insomma, c’è un’incertezza generale che ci fa dire che da qui in avanti avremo un periodo di crescita più bassa. Ma non una grande crisi. Nouriel Roubini, qui a Cernobbio, ha parlato di un rallentamento o massimo di una recessione poco profonda, a livello globale".
E per fare ripartire il Paese, Emma Marcegaglia suggerisce "tre interventi. Usare il Pnrr nel migliore dei modi: è un elemento essenziale per incentivare gli investimenti: da lì verrà un pezzo di crescita importante" poi "riportare l’attenzione sulle riforme: giustizia, pubblica amministrazione e concorrenza. Sappiamo che l’accordo del Pnrr è investimenti più riforme" Terzo punto per Marcegaglia è che "serve una manovra che preservi i conti e si concentri sulle cose importanti. Innanzitutto confermando il taglio del cuneo fiscale, che incentiva i consumi delle famiglie".