Pensioni d'oro, "formula Letta" per Di Maio. Come non farsi bocciare il taglio
PENSIONI/ I precedenti di Berlusconi e Monti non inducono all’ottimismo, ma Enrico Letta trovò il modo di varare un prelievo “eccezionale”. Ecco come
Tradotto: anche in questo caso la misura avrebbe potuto naufragare sugli scogli della disparità di trattamento di cittadini di fronte alla legge, ma anzitutto il rispetto del principio (ugualmente tutelato costituzionalmente) della progressività del prelievo e il fatto che fosse stato concepito come un contributo “straordinario” (varato con la legge finanziaria 2014 scadde a fine 2016) e che apparisse “sostenibile”, in quanto “applicato solo sulle pensioni più elevate, da 14 a oltre 30 volte superiori alle pensioni minime” venne ritenuto dalla Corte motivo sufficiente per respingere i ricorsi che erano puntualmente scattati e che anche in questo caso sottolineavano come potesse essere iniquo tassare maggiormente chi era titolare di un reddito da pensione rispetto a chi percepiva lo stesso reddito ma da altre fonti.
Un sentiero per tassare le “pensioni d’oro” dunque può esistere, ma è molto stretto e impervio non per il capriccio dei giudici o del Parlamento, quanto per la necessità di rispettare i principi costituzionalmente tutelati di tutti i cittadini italiani, ovvero sufficientemente argomentare eventuali “eccezioni” a tale norma generale. Riuscirà il governo Lega-M5S a individuare il corretto percorso per andare a “sforbiciare” le pensioni d’oro senza ledere i diritti dei relativi titolari ovvero a giustificare tale maggior onere con superiori esigenze “di sistema”?
Nel caso Di Maio farebbe forse bene a studiarsi il sistema varato da Enrico Letta: prevedeva un prelievo straordinario del 6% per le pensioni tre 91 e 130 mila euro annui, del 12% per quelle tra 130 e 195 mila e del 18% per quelle superiore a tale importo. In ogni caso è meglio ribadire il concetto: non sarà tassando le pensioni d’oro che si potranno alzare significativamente i milioni di pensioni “non d’oro”: il gettito, come detto, è nell’ordine delle centinaia di milioni di euro, che se fossero utilizzati per alzare le pensioni minime garantirebbero un aumento di qualche decina di euro al mese, al massimo.
Luca Spoldi