Economia
Pensioni, donne via prima con un taglio del 10% dell'assegno
Un'uscita anticipata delle donne dal lavoro dal 2016 a 62-63 anni con 35 di contributi, la possibilità di anticipare per gli uomini il ritiro fino a 62 anni, con una penalizzazione del 2 per cento all'anno e la possibilità, sempre per gli uonimi, di andare in pensione con 3 anni di anticipo rispetto all’età di vecchiaia (66 anni e 7 mesi dal 2016) con un taglio dell’assegno legato non al ricalcolo contributivo, ma all’equità attuariale, cioè al tempo più lungo di percezione dell’assegno. Il tema della re-introduzione della flessibilità per l'accesso alla pensione continua ad essere alto nell'agenda del governo. A confermarlo sono le parole del ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, impegnato in una serie di appuntamenti in Emilia Romagna.
Da Modena, il titolare del dicastero dice: "Stiamo lavorando sulle riforma delle pensioni. Sappiamo che c'è un aspetto da risolvere legato a uno scalino alto che blocca il turn over introdotto dalla Legge Fornero. In questo momento stiamo valutando opzioni e punti di equilibrio assieme al ministro dell'Economia, Padoan", ha aggiunto Poletti secondo cui il governo studia anche il prestito pensionistico e una sorta di assegno di solidarietà per le situazioni di maggiore disagio.
Come prevedibile, vista la situazione dei saldi di finanza pubblica finiti sotto l'occhio vigile dell'Europa, l'equilibrio fra Ministero del Lavoro e quellpo dell'Economia non è facile da raggiungere, soprattutto perché gli obiettivi dei due dicasteri sono diversi. E qualcuno ipotizza che tra le parti non manchino le tensioni. "Più che decidere sulle pensioni il governo sta rimpallando la questione da un ministro all'altro. Se il tema è il rapporto con l'Europa, lo liquido con una battuta: se si può contrastare l'Europa sul taglio della tassa sulla casa non vedo perchè non sulle pensioni" ha detto il segretario nazionale della Cgil Susanna Camusso dall'assemblea del sindacato all'Expo.
Nel mirino c'è l'innalzamento dell'età del ritiro dal lavoro, introdotto sotto il governo Monti con la celebre riforma della previdenza. L'assunto di base è semplice: l'attuale requisito anagrafico per il pensionamento (66 anni e tre mesi, che diventano 66 e sette mesi nel 2016) blocca nelle aziende l'ingresso di forze fresche. Eppure, proprio con il criticato Jobs Act e la decontribuzione degli assunti stabili, una delle missioni che il governo si è dato, in particolare attraverso l'operato del Ministero del Lavoro, è stata quella di facilitare l'ingresso nel mondo del lavoro dei più giovani. Una serie di iniziative che rischiano di esser vanificate dall'esigenza di chi dentro il lavoro c'è già di restare troppo a lungo al suo posto.