Economia
Pensioni integrative, flessibilità e giovani: al via il cantiere della Fornero
Cgil, Cisl e Uil tornano a sedersi unitariamente al tavolo con il governo sulla riforma delle pensioni. Dopo le festività via a tre tavoli tematici
Pensioni, i sindacati puntano a rivedere le "iniquità" della legge Fornero: presentata una proposta unitaria
Flessibilità in uscita, la previdenza per i giovani e le donne e la previdenza complementare. La discussione sulla riforma delle pensioni fra il governo Draghi e i sindacati parte da questi tre tavoli tematici che partiranno subito dopo il periodo delle festività natalizie. Il punto lo hanno fatto gli stessi tre segretari generali di Cgil, Cisl e Uil che sono tornati a muoversi unitariamente dopo lo sciopero del 16 contro la manovra che li ha visti divisi e che hanno visto il premier Mario Draghi in un breve incontro incastrato tra la visita a Palazzo Chigi del neo cancelliere tedesco Olaf Scholz e gli auguri di Natale fra i rappresentanti delle istituzioni al Quirinale.
Lasciando Palazzo Chigi, il segretario generale della Uil, Pierpaolo Bombardieri ha spiegato che sarà lo stesso Draghi a comunicare ai sindacati, domani mattina, il calendario degli incontri tematici, che si terranno a partire dall'inizio del 2022.
Il tavolo sulla flessibilità in uscita, ha spiegato Bombardieri, comprenderà "i temi che riguardano sia le cose in essere, come Ape social e Ape donna, sia altri strumenti che possiamo utilizzare, come i 41 anni e i temi riguardati precoci e gli ultimi esodati". Le proposte portate al tavolo, ha puntualizzato, "sono unitarie". Concetto ribadito dal numero uno della Cgil Maurizio Landini, che ha fatto sapere di aver chiesto al premier di "prendere in considerazione tutte le questioni che sono all'interno della proposta unitaria affinchè si correggano tutte le distorsioni della legge Fornero".
"Abbiamo chiesto che questo confronto chiarisca i punti di accordo e disaccordo con i sindacati sui quali poi si baserà il confronto stesso", ha aggiunto Landini sottolineando che "abbiamo colto l'occasione di porre altre questioni come la sicurezza e la salute nei luoghi di lavoro". "Draghi ci ha detto che domani ci manderanno un calendario con i successivi incontri. Noi lo aspettiamo", ha concluso.
"Finalmente apriamo il cantiere per una riforma della legge Fornero con l'obiettivo di rendere il sistema piu' equo e sostenibile", è stato invece il commento del segretario generale della Cisl, Luigi Sbarra, secondo cui "le pensioni non sono solo costo ma c'è un tema di sostenibilità sociale", ha aggiunto.
Secondo le simulazioni dei sindacati, ricalcolare la pensione tutta col sistema contributivo significa una perdita netta tra il 20 e il 35% dell'assegno. Il prossimo anno si va in pensione con Quota 102 (64 anni di età e 38 di contributi). Poi dal 2023 rimangono in campo le regole ordinarie della legge Fornero: 67 anni o 42 anni e 10 mesi di contributi (un anno in meno per le donne). Il premier è disposto a concedere ulteriore flessibilità in uscita. Non più con le quote, ma con una sorta di Opzione Tutti: esci prima e prendi in base a quanto versato.
Questo significa, nell'ottica del premier "tornare in pieno al contributivo, in modo sostenibile per i conti". Ma significa anche un ricalcolo per forza di cose penalizzante, un taglio, per quanti sono nel sistema misto e hanno diversi anni (meno di 18, in base alle regole del sistema misto) lavorati prima del 31 dicembre 1995 e conteggiati nel sistema retributivo . Il meccanismo è stato già rodato in questi anni da Opzione Donna: le lavoratrici sono uscite prima, a 58-59 anni, ma con un terzo dell'assegno in meno. La stessa cosa accadrebbe con Opzione Tutti.
E il sindacato non ci sta. Le parti sociali puntano a rivedere le "iniquità" della legge Fornero anche nei confronti di chi è totalmente nel contributivo perchè ha iniziato a lavorare dal 1996. Per i giovani e meno giovani quarantenni e cinquantenni di oggi - significa spostare l'età di uscita dopo i 70 anni, come certificato pure dall'Ocse qualche giorno fa. Significa poter anticipare solo se si raggiunge una pensione multipla dell'assegno sociale: 1,5 o 2,8 volte, a seconda dei casi.
Significa trascinare in età molto anziana l'incasso della pensione per chi ha lavorato in modo discontinuo, con buchi di carriera e salari poveri: giovani, donne, precari, partite Iva su tutti. Sapendo di non poter contare sulla pensione integrata al minimo, non prevista per i "contributivi puri". Distorsioni che i sindacati vorrebbero correggere. Come pure ridiscutere delle mansioni, perchè c'è lavoro e lavoro e la speranza di vita non è la stessa per tutti. L'Ape sociale è stata allargata a più occupazioni gravose dalla manovra ora in Senato, ma alla fine ne beneficeranno appena 1.700 lavoratori in più (relazione tecnica). E quelli "precoci" che hanno iniziato a lavorare da minorenni sono stati pure esclusi da queste nuove categorie. Sltro motivo di scontento.