Economia

Pensioni, c'è l'ipotesi doppia uscita: a 62 anni solo per lavori gravosi

Si delineano gli scenari post quota 100. Dal 2022 l’altra soglia minima a 64 anni con penalità - PENSIONI NEWS

Che cosa cambia dal 1° gennaio 2022 - PENSIONI NEWS

Si avvicina la nuova era del “dopo” quota 100. L'appuntamento tra governo e sindacati è fissato per venerdì 25 settembre: l'obiettivo è iniziare a definire il nuovo assetto previdenziale, che dovrà entrare in vigore il 1° gennaio 2022, quando sarà terminata la sperimentazione triennale dei pensionamenti anticipati voluti dal governo Conte 1, ovvero l'esecutivo giallo-verde.  L’architettura del nuovo dispositivo di uscite - spiega Il Sole 24 Ore oggi - dovrà essere disegnata il prossimo anno, come assicurato dal governo nel Programma nazionale di riforma (Pnr) inviato a Bruxelles.

Ecco gli scenari post quota 100 - PENSIONI NEWS

Si valutano ipotesi per rendere più sostenibile il sistema pensionistico. Tra le opzioni, quella della “doppia flessibilità in uscita”, che prevede la possibilità per i lavoratori che svolgono lavori gravosi o usuranti la possibilità di andare in pensione già a 62 o 63 anni con anzianità contributiva di 36 e 37 anni senza eccessive penalizzazioni e con possibilità di sfruttare il canale alternativo all’Ape sociale in versione potenziata e strutturale. 

Da 62 anni (lavori usuranti) a 64 anni: quando si potrà lasciare il lavoro - PENSIONI NEWS


Per tutti gli altri la soglia salirebbe a 64 anni (e comunque non meno di 63) e almeno 37 (o 38) anni di contribuzione e con penalità legate al metodo di calcolo contributivo di una certa consistenza per ogni anno d’anticipo rispetto al limite di vecchiaia dei 67 anni. Un’ipotesi che potrebbe essere valutata nelle prossime settimane e che non sarebbe del tutto sgradita ai sindacati. Per loro la priorità resta l’uscita garantita per tutti (a partire dai cosiddetti “precoci”) alla maturazione dei 41 anni di contribuzione. 

In ogni caso l'incontro governo-sindacati di venerdì dovrebbe avere la funzione di un primo giro d’orizzonte sul “post-quota 100”.